Toro, quando la ribalti una partita?

Per un motivo o per un altro, quando i granata sono andati in svantaggio non sono mai riusciti a rimontare
Toro, quando la ribalti una partita?© Marco Canoniero

Non è un Toro da rimonta, quello che in queste prime otto giornate di campionato ha ottenuto dieci punti. Se ha messo un piede davanti all’avversario ha portato a casa il risultato, ma se si è trovato nella condizione di dover recuperare dallo svantaggio è rimasto sotto. Così è andata fin dalla prima giornata: l’esordio dei granata coincide con la prima assoluta in Serie A del Monza. All’UPower fu Brianteo il Torino passa con Miranchuk, quindi mette distanza dai brianzoli con Sanabria. Inutile il tardivo rientro dei biancorossi, in gol con Dani Mota al 94’. Nel secondo appuntamento del campionato la squadra di Juric non deve recuperare né guardarsi dal ritorno della Lazio: 0-0 il finale. Terza prova a Cremona: anche qui il Toro scappa e non viene più riacciuffato. Segna Vlasic e replica Radonjic, quindi i grigiorossi accorciano con Sernicola. Nel quarto turno arriva la prima sconfitta, a Bergamo contro l’Atalanta: sempre Vlasic prova a rimettere in gara i suoi dopo le prime due reti di Koopmeiners, ma il tentativo è vano visto che ancora l’olandese la chiude con il secondo rigore della sua serata (3-1). Col Lecce la decide il croato ex West Ham, prima che a Milano contro l’Inter i granata inciampino nella seconda sconfitta. A San Siro il tempo per recuperare è poco, visto che la rete della vittoria di Brozovic arriva a un minuto dal 90’. E la storia si ripete col Sassuolo: l’equilibrio è rotto in favore dei neroverdi da Alvarez, che di testa fissa lo 0-1 al 93’. In definitiva le due gare nelle quali il Toro avrebbe avuto tempo per recuperare sono due: quella di Bergamo e quella di Napoli. Detto che al Maradona gli azzurri sono sul 2-0 dopo 12’ (doppietta di Anguissa) e chiudono di fatto la pratica al 37’ con Kvaratskhelia. A un minuto dalla fine del primo tempo Sanabria accende una speranza, che però tale rimane anche nel corso della ripresa.

Toro, così si convince Juric

Un riepilogo necessario per inquadrare il tema, che non è legato alla carenza di energie psico-fisiche per imbastire una rimonta. Contro Inter e soprattutto Sassuolo sono mancati minuti, mentre a Bergamo il Toro ha messo in campo il carattere per provare a pareggiare, ma è stato penalizzato di una serie di errori individuali (palesi quelli commessi da Aina e Lazaro inoccasione dei calci di rigori decretati da Di Bello). A Napoli, invece, la forbice rimasta tra il tris azzurro e la zampata del paraguaiano è stata soprattutto figlia della differenza di valori tra le due squadre. Affrontare una squadra tecnicamente più forte è complicato, farlo quando attraversa un buon momento di forma è impresa particolarmente ardua. Serve la partita perfetta, quella che indubbiamente i granata non hanno mostrato, a Napoli.

Toro, la parabola di Lazaro

Con il trascorrere delle giornate di campionato si vedrà se il Torino saprà invertire l’attuale trend negativo, per quanto diverse squadre - tutte quelle che lo precedono in classifica con l’eccezione di Udinese e Sassuolo - abbiano una panchina più profonda di quella granata, siano cioè dotate di risorse alternative ai titolari in capaci di ribaltare l’esito di una partita. Contro l’Empoli, ed è questa un’ottima prospettiva per Juric, la rosa granata sarà comunque al completo. «E’ con i cambi in attacco che si può vincere una partita», dettava il tecnico. Che domani potrà alternare Sanabria e Pellegri, e che per le corsie offensive può contare sui tre pezzi da novanta: Vlasic, Miranchuk e Radonjic. Alle spalle dei quali scalpitano Karamoh e Seck, due che con i loro spunti in velocità potranno essere utili, nel momento in cui la necessità fosse quella di rimettere in sesto il risultato.

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