Rodriguez, molto più di un capitano: Juric non può fare a meno di lui

Il tecnico gli ha consegnato la fascia per il clamoroso ammutinamento di Lukic prima della partita di Monza. Lo svizzero è l’unico della difesa a non fare turnover: in questa stagione ha saltato solo il Sassuolo per la febbre

TORINO - Capitano a sorpresa a inizio stagione ma leader da tempo in un Torino che non può più fare a meno di lui. Ricardo Rodriguez è l’immagine plastica del lavoro di Ivan Juric sulla panchina torinista. Arrivato in sordina dopo due esperienze negative – prima al Milan e poi in prestito al Psv Eindhoven – sotto la guida del tecnico croato si è rilanciato ed è diventato insostituibile nel 3-4-2-1 granata. «Prima dell'arrivo di Ivan Juric volevo andare via» ha ammesso, e non è stato l'unico a cambiare idea con l’arrivo dell’allenatore ex Verona e Genoa. Da centrale mancino di difesa, lo stesso ruolo che più volte ha occupato con la Nazionale svizzera, Rodriguez garantisce qualità in fase di impostazione e intelligenza nella gestione della pressione. Qualità che fanno il paio con un sinistro molto educato sia sui calci d’angolo sia sulle punizioni, e che hanno convinto Juric a fidarsi di lui: «Tutti mi dicevano che Ricardo Rodriguez è scarso, invece bisogna valutare bene le cose» le parole del tecnico dopo i primi mesi sulla panchina granata, mentre Rodriguez continuava a crescere nelle prestazioni e i detrattori diminuivano sempre di più. Una prestazione dietro l’altra, il Toro si è riscoperto quasi impenetrabile in difesa (anche grazie alle prestazioni di Bremer) e Rodriguez si è confermato tra i migliori nel ruolo. «Come difensore sinistro nella difesa a tre mi considero tra i primi in Italia» ha detto il giocatore poche settimane fa in un’intervista rilasciata a una testata svizzera. Un giudizio che, analizzando la curva di crescita, appare più che condivisibile.

Quest’anno, complice la querelle iniziale tra il neo capitano Sasa Lukic e la società, Rodriguez si è ritrovato a indossare la fascia. In stagione, inoltre, è il terzo giocatore granata di movimento con più minuti giocati in Serie A: 702, contro i 727 di Djidji e i 764 di Vlasic. E domani, per la prima volta, guiderà i compagni in un derby importantissimo per le sorti della sua squadra. «La città di Torino è del Toro, si sente in ogni angolo. Essere capitano del Torino è una nuova sfida per me: ho sempre parlato poco» ha sottolineato in passato il difensore, attirando su di sé ulteriori simpatie dei tifosi. Dalla sua, Rodriguez ha però nella Juventus la personale bestia nera: contro i bianconeri, infatti, il centrale non ha mai vinto: in 9 precedenti, 6 con la maglia del Milan (tra campionato, Supercoppa italiana e Coppa Italia) e 4 con quella del Toro, solo sconfitte e un pareggio nel derby di ritorno della passata stagione.

Al Torino, Rodriguez è tornato quel giocatore ammirato al Wolfsburg. In Germania, dal 2011 al 2017, era riuscito a imporsi ad alti livelli, conquistando il posto da titolare nella Svizzera e attirando su di sé le attenzioni di diversi top club. All’ombra della Mole ha ritrovato la condizione persa e il ruolo di leader, anche se – a differenza dell’esperienza in Bundesliga – ha chiara la possibilità di crescere sotto il profilo dei gol. Il classe 1992 non è ancora riuscito a replicare quanto fatto in termini di reti nell’esperienza tedesca, condita da 22 marcature in 186 presenze. Con il Toro ci ha provato più che altro su punizione, sfiorando il gol in un paio di circostanze ma senza mai esultare. L’obiettivo, con o senza sigillo personale, è farlo domani nella sfida dell’Olimpico Grande Torino. Servirà una squadra compatta e attenta, spinta dai suoi giocatori più rappresentativi: da Vlasic a Lukic, passando per Sanabria. E Rodriguez, ovviamente. Capitano a sorpresa ma leader conclamato di una squadra che, dopo un periodo piuttosto complicato, vuole ripartire nella sfida più bella e difficile che ci sia.

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