Torino, la “democrazia granata” passa dal merito del Gps

Attraverso il supporto tecnologico Juric può stabilire chi si allena sotto ritmo. Si spiegano così la panchina di Radonjic a Udine o le posizioni del tecnico su Adopo e Ilkhan
Torino, la “democrazia granata” passa dal merito del Gps© LAPRESSE

TORINO - La meritocrazia del Gps. All’interno dello spogliatoio granata la figura di Ivan Juric è assimilabile a quella del padre severo, ma giusto. Così lo vedono i giocatori che, dopo stagioni di crepe spesso allargatesi in voragini, ora formano un gruppo compatto e con unità d’intenti.

La meritocrazia del Gps

Il tecnico granata, al Filadelfia, si comporta come fuori dalla casa granata: rapporti schietti, se c’è da sgridare qualcuno non si fa problemi, ma risulta anche attento a non trascendere, e comunque a trattare tutti allo stesso modo. Una “democrazia granata” che si esprime anche nella scelta di chi mandare in campo. E qui entra in scena la meritocrazia del Gps: i giocatori della prima squadra - come pure quelli della Primavera - si allenano costantemente monitorati dal supporto tecnologico. Che restituisce, oggettivamente, i dati atletici di ogni giocatore. Monitorando il Gps, il tecnico croato e il suo staff possono valutare in presa diretta l’intensità dell’allenamento di ogni giocatore. E qui il discorso si fa assai semplice: se Juric verifica che un granata lavora sotto ritmo lo convoca e gli chiede di moltiplicare gli sforzi. Al secondo giro di giostra scatta la sanzione, che si traduce nel mancato impiego, o comunque nella panchina per l’impegno successivo.

Juric ha voluto Radonjic, crede nel serbo e lo stimola

Così si spiega, per esempio, la posizione su Ilkhan e Adopo: «Ilkhan è un 2004 di talento, ma Adopo in allenamento sta rendendo di più», spiegava il tecnico dopo il 4-0 rifilato al Cittadella in Coppa Italia. Tanto che a dare il cambio a Ricci nella sfida contro i veneti era stato il francese, al quale presto dovrebbe essere rinnovato il contratto propedeutico alla conferma. Con Ilkhan che, invece, a gennaio probabilmente sarà mandato in prestito. Così si motiva, pure, l’iniziale esclusione di Radonjic a Udine. Il serbo voleva un ruolo da titolare, che Juric non gli ha garantito non avendolo visto allenarsi con la dovuta determinazione nei giorni precedenti l’uscita della Dacia Arena. Là dove Radonjic è entrato con il piglio sbagliato, come se non si fosse sentito sufficientemente considerato. Un’ipotesi, ma la sensazione che qualcosa non tornasse si era avuta chiara. Qualsiasi cosa possa essere successa, l’importante per l’equilibrio ritrovato all’interno dello spogliatoio granata è che non si ripeta. Anche perché Juric ha voluto Radonjic, crede nel serbo e lo stimola (che siano tirate d’orecchie o carezze) come fa con pochi altri elementi della rosa. Ecco, se c’è un’eccezione alla “democrazia granata” questa eventualmente riguarda l’ex del Benfica.

Chi suda va in prima linea

Per il resto vale la regola del Gps: chi suda va in prima linea, chi non si spende al massimo - battere la fiacca non è preso in considerazione - guarda gli altri giocarsela dal primo minuto con semmai la speranza di subentrare. E ciò investe tutti, da Schuurs e Ricci a Ilkhan e Adopo. Poche regole, ma applicate con rigore, questa la filosofia vigente al Toro. Almeno fino al termine della stagione. Dopodiché arriveranno le definitive valutazioni di Juric.

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