C’era una volta il derby del tifo (di Torino)
C’era una volta il derby del tifo (di Torino). Un testa a testa vero, sanguigno, sentitissimo. E possibile, grazie a quello sgabello. Dislivelli economici, tecnici, numerici abissali e pressoché perenni, parità o quasi di battaglia, in battaglia. Ora che lo sgabello orgoglio + grinta + cuore + tremendismo è segatura, troppo troppo diversi gli interessi delle due sponde tifose, distanti e disparati gli sguardi. Il tifoso juventino mira l’Inter, il Napoli o non so che (non me ne intendo, non è il mio campo), quello del Torino Fc fatica a vedere in casa propria, per quanto si sforzi di credere che la traversata del deserto finirà. Dunque, il ‘gobbo’ deve impegnarsi per ricordare cos’era il suo derby e vieppiù dannarsi per pantomimarlo al giorno d’oggi. Il granata sogna, ci mancherebbe: almeno questo diritto nessuno può annientarlo. E a sua volta si sforza, ma per cercare sfottò derbistici ormai gli tocca scartabellare la biblioteca giuridica, frequentare le procure, chiedere assistenza allo juventino Paolo Brosio sia per l’esperienza ai tempi del Pio Albergo Trivulzio sia per le preghiere alla Madonna. Tristezza, insomma. C’era una volta il derby (di Torino). E che ci resta? Il derby di Torino, ovviamente: quella cosa che anche se non esiste più può regalarti di tutto, pescando a caso nella storia e nei valori che insegna, a volerli imparare. E vale per entrambe le parti. Tuttavia, da una delle due la renitenza a farlo è ormai conclamata, c’è un Dna modificato che soltanto un miracolo può riportare all’origine. Poche altre faccende sono dispensatrici di grazie e miracoli quanto i derby, se esistesse ancora questo derby. Quella cosa che, ripeto, anche se non esiste più può regalarti di tutto. Sin l’impossibile, che il Torino Fc diventi quel che non è mai stato: Toro. Se no, che miracolo è? Quale grazia? C’era una volta il derby (di Torino). E chi ci credeva (pure nei miracoli e nelle grazie).
© RIPRODUZIONE RISERVATA