TORINO- Il buco nero che inghiotte i granata ha colpito ancora: in un giorno solo sono stati fatti fuori altri due. E così il numero di infortuni da inizio campionato, 8 mesi or sono, sale a quota 33 in 27 giornate. Ma che la maggior parte dei guai sia comparsa durante gli allenamenti e non in partita è un dato di fatto. Peraltro, solitamente comune a tutte le squadre o quasi, in cui un calcio in cui l’atletismo e la durezza del lavoro infrasettimanale sono caratteristiche preponderanti. E quindi sempre più fisicamente stressanti e condizionanti. Piuttosto, è proprio quel totale a gettare ombre sinistre. «Dia un colpo di tosse e poi dica 33». Detto, fatto: lesione al soleo per Aina e trauma contusivo-distorsivo alla caviglia per Ilic. Ciao ciao e arrivederci a chissà quando. Nella migliore delle ipotesi il serbo tornerà contro la Roma, magari in panca: ma a oggi sarebbe un mezzo miracolo se saltasse soltanto il Sassuolo, lunedì. Mentre Aina, che in stagione aveva già perso 3 mesi per una lesione al bicipite femorale con complicazioni successive, ne avrà per altre 3 o 4 settimane. A Reggio Emilia non ci saranno neanche i lungodegenti Zima e Vieira. E Karamoh: più no che sì, a ieri non poteva ancora forzare. Qualche speranza in più per Miranchuk, ma poca roba: per la panchina, nel caso. Dove magari Lazaro tornerà a sedersi dopo una vita (10 partite saltate): però ce ne vuole ancora prima che ritrovi la forma. Il suo infortunio a inizio gennaio aprì una voragine, sulla fascia: l’austriaco era l’esterno dal rendimento migliore. Occhio poi a Pellegri: se entrerà nella ripresa sarà già una festa di per sé. Provate voi a non giocare una partita per 5 mesi di fila. Alla fine dell’andata, 24 infortuni complessivi e granata sul podio al 3° posto dopo il Milan e la Juventus, quest’anno altre “fabbriche” di infortuni a getto (quasi) continuo. Per la cronaca, il Toro si era piazzato bene (cioè male) anche nella classifica del numero di giocatori infortunatisi: 5° posto, con Spezia e Monza subito dietro a rossoneri e bianconeri.
Il Torino e gli infortuni
Da allora si sono sviluppate altre 8 giornate: e il numero degli infortuni complessivi è salito di un terzo. Serve forse puntualizzare il fatto che un’epidemia del genere si ripercuota sul rendimento della squadra? Oltre a Lazaro (peraltro infortunatosi a Salerno in partita) e Pellegri (ricaduta a gennaio per sostanziale sovraccarico), a turno ci han lasciato le penne in tanti, da agosto. Ricci con i suoi problemi ripetuti al polpaccio. Ilic fin da quando è approdato in granata (ma già a Verona «si era curato male perché aveva accelerato troppo il recupero da un infortunio pur di andare ai Mondiali»: Juric dixit). Vieira: preso e subito rotto (lesione muscolare, tanto per cambiare in allenamento). Anche Vlasic, lui che pure era «un pitbull» (4 gare perse). Miranchuk: a inizio stagione a Monza (6 partite out), poi un nuovo problema muscolare al Fila, prima del Napoli. Altro titolare azzoppato è stato Singo, come un tempo Lukic (ma pure l’ufo Ilkhan). Senza dimenticare l’assenza greve di Sanabria nel derby di andata: classico caso che fa scuola. Si ricordano anche alcune lamentele espresse da Juric in conferenza sulla gestione degli infortunati o sui tempi di recupero in alcuni casi troppo ballerini. Però può esserci anche chi rammenta la tipologia degli allenamenti che ordina: un lavoro atletico durissimo, nonché partitelle disputate con intensità e ferocia superiore alla media per aggressività e tackle: difatti più d’uno ci ha già lasciato il piede in qualche contrasto di troppo. Non esistono colpevoli in senso stretto, figurarsi. Però non può essere tutto casuale, solo sfortuna. Con 21 giocatori infortunatisi in 8 mesi (di cui 10 per almeno due volte) e già 97 partite saltate complessivamente dai granata finiti in infermeria, dire 33 può sembrare persino spettrale, adesso.