Torino, Sanabria e Pellegri: 5 mesi dopo. Attenti a quei due, il remake

Rieccoli: Tommy titolare e Pietro in panchina pronto a entrare nella ripresa. C’è bisogno dei loro gol per rimontare in classifica
Torino, Sanabria e Pellegri: 5 mesi dopo. Attenti a quei due, il remake© LAPRESSE

TORINO - A scanso di equivoci, Juric ha sottolineato una solare verità: «Da questa partita Pellegri ricomincia a essere una alternativa. Nelle partite precedenti», cioè a Lecce e contro il Napoli, «l’avevo portato in panchina, ma non ci contavo davvero». Invece, adesso. «Invece adesso sta ritrovando la continuità del lavoro». Benedetta pausa. «Sì, queste due settimane gli sono servite molto: nella prima ha anche potuto gestirsi, trovando le pause giuste per recuperare. Ha lavorato bene». E così Pietro Pellegri, per l’ennesima volta, torna a vivere: tanto quanto vive per giocare. Tra le prime partite e i primi gol col Genoa da ragazzino a 15, 16 anni, l’imbuto in cui era finito a Monaco, quei 6 mesi senza sale al Milan e i ripetuti stop and gol in granata dal gennaio del ‘22, l’attaccante genovese si scopre di nuovo protagonista, proprio perché vivo e vegeto. Protagonista persino in panchina, la destinazione della sua camminata odierna all’ingresso in campo. Però, per l’appunto, con un altro spirito: e la prospettiva, a meno di accadimenti strani, fuori dai cardini, di entrare nella ripresa per sparare di nuovo qualche cartuccia. Dentro Sanabria, al primo minuto: normale, giusto. E poi Pietro: pronto al cambio, nel 3-4-2-1 di Juric che non contempla il doppio attaccante, a meno di situazioni più uniche che rare. L’ultima volta che vedemmo Pellegri correre su un prato della Serie A fu 5 mesi or sono: 6 novembre, Bologna-Torino, fischio iniziale, scatto di Pietro su Medel, 2 secondi, una scivolata balorda sull’erba fradicia d’acqua, bagnata dagli idranti, e distorsione lampo. Poi i Mondiali, gli allenamenti, la lesione al bicipite femorale della coscia destra a cavallo di Natale e la ricaduta a gennaio sempre al Fila, quando lo spinsero a forzare: per cui immaginiamo pure l’eterno ritorno dei tormenti, il fastidio e la rabbia anche per lo stormo di commenti superfi ciali e aridi sulla sua integrità fisica che ormai da anni gli girano mezzo metro sopra la testa.

Che il suo sviluppo muscolare sia particolare per svariate ragioni fors’anche metaboliche è però un dato di fatto, e qui non c’entrano le bucce di banane che Paperino trova regolarmente disseminate sul cammino, quando guarda all’insù. Anche ieri Juric riparlava di un ragazzo che deve imparare sempre meglio a gestirsi negli allenamenti, tenendo a bada una ferocia agonistica che lo spinge a correre e strappare con l’aggressività di un torello. Ma Pellegri, con i suoi 80 chili sparsi in un metro e 88, ha più il fisico di un Big Jim, che di un pitbull. E qui sta tutto il suo paradosso corporeo e fors’anche psicologico: grande e grosso com’è, ma pure tanto fragile, sin qui. Da oggi rinasce, una volta di più. E sulla scia di Sanabria (7 reti in campionato: mai così in alto in vita sua, perché al massimo era arrivato a 6 in Italia), anche Pellegri in queste ultime 11 partite potrà inseguire il proprio record personale. Un primato per forza ancora minimalista: agosto 2017/gennaio 2018, 2 reti in A prima del salto illusorio in Francia. Dopo il gol vittoria di Udine, per arrivare per la prima volta a quota 3 gliene mancano un paio. In ogni caso, 2 reti le aveva buttate dentro anche in Coppa Italia, tra estate e autunno: rappresentino il domani. Sembra incredibile, ma a 22 anni sarebbe proprio il futuro la sua conquista più gratificante, da bomber.

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