Karamoh non è Lukaku: insulti razzisti impuniti

Nessun riferimento sul referto e il giudice sportivo non può prendere provvedimenti. Ma la Procura può avviare un’indagine dopo la denuncia social del giocatore del Torino
Karamoh non è Lukaku: insulti razzisti impuniti

Non poteva andare diversamente. Il giudice sportivo non ha preso alcun provvedimento contro la curva della Lazio dopo i “buh” razzisti rivolti a Karamoh e Singo durante la partita vinta dal Torino sabato scorso all’Olimpico di Roma. Ululati ascoltati dai presenti allo stadio, in più punti, percepiti anche dai diretti interessati e denunciati da Karamoh con un video postato sul suo profilo Instagram, ma gli ispettori federali non li hanno segnalati nel loro rapporto come anticipato ieri. E allora il giudice sportivo, che non ha poteri inquirenti ma deve applicare le sanzioni basandosi solo sugli atti ufficiali a sua disposizione (compreso il referto compilato dagli arbitri), ha potuto multare di 5.000 euro la Lazio per l’unica infrazione segnalata nel referto della Procura Federale: il lancio di due bottigliette di plastica verso il settore ospiti effettuato dai tifosi biancocelesti. La Curva Nord, su cui pende una diffida, resterà quindi aperta per la prossima gara casalinga della squadra di Sarri, in programma il 3 maggio con il Sassuolo. Una multa è stata invece inflitta alla Juventus (15.000 euro) e al Milan (5.000 euro) per i cori contro i napoletani cantati dalle rispettive tifoserie nelle gare di sabato scorso. Il caso preso nel suo complesso fa venire a galla, per l’ennesima volta, i paradossi della giustizia sportiva.

La vicenda Lukaku

La lotta al razzismo e i provvedimenti applicati per educare i tifosi non dipendono da quello che avviene effettivamente in uno stadio ma dalle percezione di tre o quatto uomini - a seconda dell’importanza della partita - che vengono inviati sui campi dalla Procura Federale. Se loro non sentono e non scrivono, il coro razzista o l’ululato non può essere giudicato. Come se non ci fosse mai stato. Le norme prevedono che gli ispettori federali debbano segnalare nei loro rapporti non solo il tipo di insulto che parte dalle tribune degli stadi ma anche il numero di tifosi responsabili, calcolato in percentuale rispetto al settore che occupano. Questo per evitare che il Giudice debba chiudere uno stadio intero per il comportamento di pochi. Inoltre, una sanzione è possibile solo quando l’eventuale coro razzista venga percepito da tutti gli ispettori presenti e sistemati nei diversi lati del campo. È successo ad esempio per Juventus-Inter di Coppa Italia all’Allianz Stadium, quando tutti e tre gli uomini della Procura Figc hanno ascoltato i “buh” rivolti a Lukaku, definendoli nel loro rapporto “versi consistenti la riproduzione del verso della scimmia”, effettuati “dalla maggioranza dei 5.034 spettatori occupanti il settore denominato Tribuna Sud”.

E per Karamoh e Singo?

Allora il giudice sportivo aveva quindi in mano gli “strumenti” per chiudere la curva e lo ha fatto, salvo poi vedersi smentito dal ricorso presentato dalla Juventus e accolto dalla Corte Sportiva d’Appello, che ha prima sospeso e poi annullato il provvedimento, tenuto conto del contributo dato dalla società bianconera per individuare gli effettivi responsabili dei comportamenti razzisti. Poi è stato direttamente il presidente federale Gravina a concedere la grazia a Lukaku, espulso in seguito alla sua reazione in campo dopo gli insulti ricevuti. E per Karamoh e Singo non ci può essere giustizia? Dipenderà dalla Procura Federale, che potrebbe comunque aprire un’indagine sui fatti avvenuti sabato scorso all’Olimpico, acquisendo intanto la prova video pubblicata dal calciatore granata. Fino a ieri sera non risultava un provvedimento aperto, ma c’è tempo per farlo.

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