Torino, Pecci: "Buongiorno mi emoziona, Ilic maturo, Karamoh coraggioso"

L’ex campione granata analizza singoli e gruppo: "Per la prima volta con Juric vedo una bella evoluzione nel modo di stare in campo"

TORINO - Non è il suo Toro, ma è un gran bel Toro. Una squadra che vince a Verona con personalità, centrando l'ottavo successo in trasferta in campionato. Proprio come il suo Toro, che nella stagione 1976-77 riuscì ad infilare lo stesso bottino di successi lontano da casa. Eraldo Pecci guarda con ammirazione i granata di Juric, destinati a crescere ancora.

Pecci, a Verona si è visto un vero Toro.

"Sì, devo ammettere che la squadra sta davvero bene. I giocatori vivono un momento di grande fiducia e stanno trovando soluzioni alternative alla pressione a tutto campo. Per la prima volta nella gestione Juric vedo una bella evoluzione nel modo di stare in campo".

In mezzo Ricci e Ilic stanno facendo la differenza. Le piacciono?

"Ilic tantissimo, è un giocatore già fatto e finito nonostante la giovanissima età. Il Toro ha preso un signor centrocampista. Anche Ricci è molto bravo, ma deve buttarsi di meno, deve stare di più in piedi. I giovani oggi hanno la tendenza a cercare contatti dove non ci sono".

Ci sono i presupposti per continuare con Juric?

"Sicuramente è un ottimo allenatore, ma non facciamolo diventare una divinità. Il campionato lo vince la squadra, la differenza la fa sempre la qualità dei giocatori. Perché il Napoli, senza Kvara e Osimhen al meglio, perde le partite. Perché il Milan senza Leao fa poca strada e via dicendo. Agli allenatori si danno troppi meriti e troppe colpe. Basti pensare proprio a Juric: Tudor quando è arrivato a Verona ha fatto meglio di lui. Non signifi ca che uno sia meglio dell'altro, ma semplicemente che alcuni giocatori hanno reso di più da un campionato all'altro".

La corsa all'ottavo posto la sta appassionando?

"Onestamente? No. Mi fa già ridere che una squadra si ponga l'obiettivo di arrivare quarta per giocare la Champions League. Ma che obiettivo è il quarto posto? Per questo ritengo che il Toro debba crescere come club e non per ambire all'ottavo o al settimo posto. Il Toro deve fare il meglio possibile, i falsi obiettivi ti danno solo l'illusione di poter crescere. Se i granata fanno il massimo, va benissimo. Negli anni i risultati arrivano se lavori bene: l'Atalanta lo dimostra. Fare programmi per arrivare settimi è una gran cazzata".

In questo Toro c'è un giocatore che spicca su tutti in termini di senso di appartenenza: Alessandro Buongiorno.

"Ecco: lui è proprio un ragazzo che mi emoziona, sembra un professionista d'altri tempi. Dimostra un attaccamento a certi valori che sono ben più grandi di una vittoria o una sconfitta. Mancini non farà fatica a farlo giocare in Nazionale in pianta stabile, vista la penuria di difensori buoni che c'è in Italia".

Toro in trasferta convince di più che in casa. Perché?

"Il Toro è una squadra che non subisce, ma allo stesso tempo non crea. Quando gli avversari in casa si espongono per vincere la partita,i granata sono bravi ad approfittare degli spazi".

Ci sono tanti giocatori ancora da confermare per l'anno prossimo, come Vlasic e Miranchuk. Lei chi terrebbe dei due?

"L’unico sulla trequarti che mi sta facendo vedere cose veramente interessanti è Karamoh: ha il coraggio di tentare le cose più difficili. Il Toro deve volere giocatori così, quelli che costano poco e rendono tanto".

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