Toro, rebus stadio. Primi passi per il Robaldo

Impianti granata: il Fila è ancora da ultimare, il nodo ipoteca per adesso blocca la questione Grande Torino

TORINO - L’ottavo posto in classifica da conquistare, le polemiche di Commisso contro Cairo, ma anche molto altro. Come per esempio il duello a distanza sul piano delle strutture. Toro-Fiorentina è una sfida dai mille significati, che si intrecciano fra passato e presente. Il tema impianti è uno dei più caldi. E se per gli ospiti la luce del Viola Park è molto vicina, per i granata c’è ancora molta strada da fare su tutti i fronti. A cominciare dallo Stadio "Grande Torino". Il discorso è stato riaperto da Cairo nella settimana che aveva portato il Toro ad affrontare il Napoli, a marzo, prima della sosta per le nazionali: «Abbiamo un'interlocuzione con il sindaco di Torino. Se ci fossero le giuste condizioni, simili a quelle che ebbe la Juventus quando acquistò il Delle Alpi, mi farebbe piacere acquistare il Grande Torino». Così il presidente. Un avviso ai naviganti, sintomo della volontà di riallacciare dei rapporti rimasti in ghiaccio per troppi anni con la politica. Pochi giorni dopo è arrivata la risposta di Stefano Lo Russo, primo cittadino di Torino: «Col Toro abbiamo rapporti consolidati e positivi, che si sviluppano in un’interlocuzione costruttiva che riguarda il consolidamento della presenza granata nella nostra città. Laddove ci fosse un interesse della società concreto e reale, noi saremmo aperti al dialogo».

L'incontro Cairo-Lo Russo

Dopodiché, c’è stato l’incontro. Cairo e Lo Russo insieme al Grande Torino, durante la gara col Napoli. Una chiacchierata informale, che ha portato ad un avvicinamento non ancora approfondito. Anche perché i problemi legati all’impianto non cambiano. Affinché il Toro possa procedere all'acquisto dello stadio andrà prima sciolto il nodo dell'ipoteca da circa 38 milioni di euro iscritta dopo il fallimento del Torino di Cimminelli. Un elemento dirimente nella trattativa fra il Comune e il club. Il 27 aprile la materia è stata poi oggetto di dibattito in giunta comunale. Mimmo Carretta, assessore allo Sport del Comune di Torino, era stato chiaro: «Col Toro c’è un’interlocuzione costante, soprattutto perché il 30 giugno 2025 scadrà la concessione per lo stadio. Bisogna trovare una soluzione che vada in una direzione o nell’altra: l’obiettivo è quello di saldare ancor di più il rapporto della città con la società». Solo il tempo dirà la verità sull’interesse del Toro di Cairo per lo stadio. Interesse che al contempo dovrà essere agevolato dalla politica. Tempi lunghi in vista per quanto riguarda il capitolo Grande Torino, ma anche per il Robaldo ci sarà da attendere. I lavori sono iniziati e stanno procedendo, il Toro entro fine 2023 spera di completare almeno una parte della costruzione della nuova casa delle giovanili.

Come sarà il Robaldo

Ma il passato insegna a non sbilanciarsi mai sui tempi: il Toro ha la concessione del terreno di strada Castello di Mirafiori dal marzo 2016 e ha impiegato più di cinque anni per ottenere i permessi per costruire, ultima tappa del percorso di Massimo Bava in società. Sono passati quasi due anni e solo adesso la macchina delle operazioni edili si è messa in moto, motivo per cui servirà ancora tanta pazienza. Anche perché il progetto è piuttosto articolato: il Robaldo avrà cinque campi in sintetico, 13 spogliatoi per i giocatori e 4 per allenatori e arbitri. Ma anche palestra, infermeria, locale per i prelievi antidoping, magazzino, sala stampa, hall, tre uffici e un bar. I lavori sono appena iniziati. Procedono, intanto, le opere di restauro dello storico moncone del Filadelfia: scattate da un mese e mezzo, le operazioni dureranno per gran parte dei mesi estivi. Ma per completare il tempio serve uno sforzo ulteriore: il completamento del terzo lotto. Nei prossimi anni il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, stando a quanto deliberato dal Cda della Fondazione Filadelfia a fine marzo, dovrà avere finalmente un posto d’onore al Fila. Così sarà messa la parola fine su un argomento che attende risposte concrete da troppo tempo.

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