TORINO - Vanja Milinkovic-Savic, capitolo 3. Le prime righe di questa nuova parte della storia del portiere al Torino verranno scritte in queste settimane di luglio e agosto, prima dell’inizio del nuovo campionato, quando la formazione granata lavorerà per preparare al meglio la stagione.
E dovrà lavorare sodo anche il gigante serbo che, a differenza di dodici mesi fa, non comincerà la preparazione dovendo riconquistare la maglia da titolare (l'anno scorso gli era stata sottratta da Etrit Berisha), ma è consapevole che nelle gerarchie di Ivan Juric parte avanti rispetto a tutti i compagni di reparto. A lui si chiede però quel salto di qualità che non è ancora riuscito a fare. Anche in quest’ottica, il Toro ha deciso di optare per un cambio di preparatore dei portieri: via Paolo Di Sarno, dentro Massimo Cataldi, arrivato dal Verona su indicazione proprio del tecnico croato (i due si erano conosciuti nel biennio in Veneto dell’allenatore croato). Il compito del nuovo preparatore sarà ovviamente quello di far crescere e valorizzare il più possibile gli estremi difensori in rosa, a partire da Milinkovic-Savic.
Milinkovic-Savic, inizia il capitolo 3
A dispetto di quanto la titolarità con la nazionale della Serbia (anche al Mondiale) e gli ottimi numeri dell’ultimo campionato possano far sembrare (quella del Torino è stata la quinta miglior difesa del campionato con appena 41 reti subite), il numero 32 granata non è mai riuscito a convincere del tutto. In questi ultimi due anni è certamente cresciuto, ma ha ancora delle lacune e troppo spesso i suoi errori sono stati decisivi: basti pensare all’ultima partita giocata, a quel tiro di Marcelo Brozovic centrale e tutt’altro che imparabile che ha permesso all’Inter di vincere e ha messo fine alle speranze del Torino di chiudere all’ottavo posto il campionato. Milinkovic-Savic è un giocatore sul quale Juric vuole continuare a puntare, anche per via della sua facilità di calcio e l’abilità nel lanciare il pallone dalla parte opposta del campo andando anche a servire gli attaccanti nella trequarti avversaria, se non addirittura nei pressi dell’area di rigore. Ma è tra i pali e nelle uscite che deve migliorare per poter sfruttare al meglio le proprie importanti doti fisiche (ricordiamo che è alto 2,03 metri) che gli permettono di poter coprire lo specchio della porta come pochi altri e, a livello teorico, di fare la differenza nei calci piazzati a sfavore quando la palla arriva nella sua zona o comunque nell’area piccola.