Toro, Zima spera nel derby e lotta con un buco nella cartilagine

L’intervento al ginocchio, i dolori e le infiammazioni ricorrenti. Ora spera di venir convocato contro la Juve
Toro, Zima spera nel derby e lotta con un buco nella cartilagine© LAPRESSE

In queste settimane David Zima ha espresso tutto il disappunto (eufemismo), ma anche tutta la grande voglia di tornare in campo prima possibile. I suoi confidenti, gli agenti, i compagni, Juric, i collaboratori, i medici, Vagnati e il suo staff, gli amici: in fondo è come se allargassero tutti le braccia, davanti al giovane difensore ceco. Un po’ perché comprendono appieno il suo scoramento, un po’ per abbracciarlo. Per fargli persino i complimenti: per la tenacia, lo spirito di sacrificio, l’ardore che ci mette ogni giorno, anche se non si può ancora allenare normalmente in gruppo, ma per ora deve continuare a lavorare a parte. D’altra parte provate voi a esultare, se avete un problema alla cartilagine del ginocchio e se il guaio vi tormenta da otto mesi. Detto con terminologia non medica: è come se Zima avesse un buco nella cartilagine. Meglio: un danno alla cartilagine, con tutti i suoi effetti. Le sue conseguenze, purtroppo. Niente di spaventoso o di irreparabile, ci mancherebbe. Ma il problema esiste e persiste, ed è nefasto. Da febbraio a oggi, cioè da quando fu operato al ginocchio, Zima ha già dovuto saltare una ventina di partite tra campionato e Coppa Italia: non convocato. E quando invece era riuscito almeno a sedersi in panchina, a fine maggio, non era ancora al meglio. Il ceco ha indubbie qualità, come difensore. E le aveva ampiamente mostrate, così come le sue potenzialità. Fin dal suo arrivo: estate 2021.

Torino, out Buongiorno e Djidji: ecco Sazonov

Zima sta cercando di convivere con quel buco nella cartilagine: continua a stringere i denti, si dice così. E adesso, d’intesa con Juric, si è anche messo una nuova aspirazione nella testa. Un fortissimo desiderio. Riuscire a sedersi in panchina sabato prossimo, quando si giocherà il derby. Buongiorno sarà out almeno fino all’Inter, il 21 ottobre, dopo la sosta. E sarà out (ma sino a novembre inoltrato) Djidji. In mezzo, tra Schuurs e Rodriguez, sarà ora promosso titolare il gigante georgiano Sazonov, nei fatti ancora tutto da scoprire in Serie A, dopo quella sessantina di minuti giocati (benino) contro la Lazio. Prima e unica riserva a disposizione nel pacchetto dei difensori addetti alle marcature: l’ex Primavera N’Guessan, 20 anni, zero presenze in prima squadra. Sarebbe manna recuperare Zima per il match della prossima settimana all’Allianz: un paracadute in più, per la squadra. E una bella iniezione di fiducia per lui, David.

Torino, Zima non molla

Zima non molla certo ora, anzi. Ai confidenti racconta pure i progressi di questi ultimi tempi. L’infiammazione e i dolori erano ben più fastidiosi a inizio settembre. Nei prossimi giorni spera di poter riaggregarsi ai compagni. Tornare ad accelerare, a forzare. Ma certo anche ai piani alti del Torino si coglie preoccupazione, ansia. D’altra parte, da quando fu operato il 7 febbraio nella sua città natale, ha giocato solo per 15 minuti nel Toro: il 21 agosto, nel finale contro il Cagliari. Un quarto d’ora in otto mesi. Un buco nero: non solo quel buco nella cartilagine del ginocchio.
«David Zima è stato sottoposto questa mattina a intervento di sutura meniscale laterale destra - comunicò quel giorno il Torino -. L’operazione, perfettamente riuscita, è stata eseguita dal professor Kalina a Olomouc, nella Repubblica Ceca, alla presenza dello staff medico del Torino. Il calciatore inizierà immediatamente la riabilitazione e la prognosi verrà definita secondo l’evolversi clinico». Ma soltanto verso la fine di maggio, cioè dopo oltre tre mesi e mezzo, riuscì a tornare a sedersi in panca. Così come nelle due gare successive, le ultime del campionato. A giugno, 90 minuti in nazionale contro il Montenegro. Il 10 settembre un’altra partita completa contro l’Ungheria. L’ultima da titolare col Toro? L’8 gennaio a Salerno, con sostituzione a metà ripresa.

Il calvario di Zima

Un calvario, conti alla mano, per un calciatore professionista. Tanto più così giovane: David compirà 23 anni l’8 novembre. «Mi è successa una cosa brutta. Il ginocchio si era girato e sono stato fermo per tre mesi - raccontò in ritiro a luglio -. Non volevo optare per la terapia conservativa, dopo la rottura del menisco: non avevo la sicurezza di stare meglio, col tempo. Avevo troppo male, dissi al mister e ai compagni che volevo operarmi per tornare nelle ultime partite». Ma poi i tempi si allungarono inaspettatamente. «Il primo mese è stato molto duro, ero come un invalido. Non potevo fare nessun movimento. Sapevo che il mio infortunio era grave, però... Quando poi ho potuto, ho iniziato ad aumentare nel lavoro: più dinamica, più forza dei movimenti. Mentalmente sono cambiato, adesso mi sento più forte. E quando sento un po’ di fastidio, faccio subito fisioterapia».
Dopo l’ultima partita in nazionale, tre settimane fa, il tormento è riesploso: nuovi dolori, nuova infiammazione. Adesso va meglio. Forza e coraggio, gli ripetono. Niente Verona, domani. Forse in panchina contro la Juve, toccando ferro: dura, difficile, ma non impossibile. Poi la sosta. I medici riflettono, mentre lui continua a stringere i denti e non è solo un modo di dire.

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