Bellanova ha messo la freccia: Toro, così può fare la differenza

L’esterno è uscito tra gli applausi dei tifosi: quella contro l'Atalanta è stata la sua migliore partita da quando è in granata
Bellanova ha messo la freccia: Toro, così può fare la differenza© LAPRESSE

TORINO - Il freddo della serata torinese Raoul Bellanova, tra i presenti allo stadio Olimpico Grande Torino, è probabilmente quello che lo ha patito di meno. D’altronde quando si macinano chilometri su chilometri sulla fascia, sempre ad alta velocità, è più facile combattere anche le temperature più rigide. E Bellanova ieri sera ha iniziato a sprintare sin dalle prime battute, andando anche troppo veloce nella prima folata, tanto che quando è arrivato sul fondo per crossare al centro dell’area non ha trovato nessun compagno di squadra: erano tutti rimasti indietro non riuscendo a tenere il passo del numero 19. Il suo passo non lo hanno tenuto neanche gli avversari: prima vinto il duello con Ruggeri poi, quando Gasperini è stato costretto a rimescolare le carte a causa dall’infortunio occorso a Djimsiti, ha fatto lo stesso con il neoentrato Bakker.

Zapata, doppietta e lacrime contro l'Atalanta

Ovazione per Bellanova

Peccato che una volta arrivato sul fondo non sempre sia riuscito a dosare bene il traversone: un aspetto su cui dovrà lavorare al Filadelfia per poter compiere un ulteriore step alla sua crescita personale. Il giudizio sulla sua prestazione contro l’Atalanta però non cambia e anche l’ovazione che ha ricevuto al momento dell’uscita dal campo, al 91’ quando ha lasciato il posto a Djidji, ha sottolineato quanto di buono fatto dall’esterno. Quegli applausi sono stati il giusto premio alla sua gara davvero positiva. Per sfornare una delle sue migliori prestazioni stagionali, Bellanova ha scelto come avversario proprio una delle squadre che fa del gioco sulle fasce uno dei suoi punti di forza: in questi anni l’Atalanta ha saputo costruire i suoi successi grazie anche alla capacità degli esterni di centrocampo di inserirsi, arrivare al traversone e a concludere l’azione. Tutto ciò che ha fatto il numero 19 del Torino ieri sera. Il Bellanova della prima parte di stagione sembra un lontano parente di quello delle ultime settimane, un giocatore in crescita e in che ieri è stato in grado come mai in precedenza di prendersi la fascia, nel senso più letterale del termine: perché quei chilometri di prato che avrebbe dovuto condividere con Ruggeri prima e Bakker poi, di fatto, sono stati solo suoi. Gli avversari sono spariti e spesso li si è visti costretti solamente a rincorrere il calciatore granata.

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Bellanova, manca l'ultimo passo

La prestazione contro la formazione bergamasca, che fa seguito a quelle positive delle scorse settimane, è un chiaro segnale di come Bellanova abbia ormai assorbito le richieste di Juric ma, soprattutto, di come abbia giovato del cambio di modulo e del passaggio dal 3-4-2-1 a quel 3-5-2 a lui più famigliare. Lo stesso modulo con cui aveva già giocato in passato al Cagliari ma anche all’Inter nella scorsa stagione. Ora ha la possibilità di attaccante tutto lo spazio davanti a sé, di correre avanti e indietro senza correre il rischio di pestarsi i piedi con uno dei due trequartisti, come gli è capitato di fare nelle prime gare di campionato in particolare con Seck (più che con Vlasic), giocatore che per caratteristiche tende di più ad allargarsi. Ora, come detto in precedenza, Bellanova è chiamato a compiere l'ultimo importante step della sua crescita personale, riuscire a dosare meglio i cross per i compagni: un lavoro più che altro di tecnica individuale che dovrà compiere al Filadelfia e che gli potrà permettere di diventare quell'esterno completo che vuole Juric ma, soprattutto, di essere un'arma decisiva in più che su cui il Torino potrà contare nella seconda parte di stagione. Considerata la crescita avuta finora, si può essere fiduciosi sul fatto che Bellanova riesca a compiere anche quest'ultimo passo.

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TORINO - Il freddo della serata torinese Raoul Bellanova, tra i presenti allo stadio Olimpico Grande Torino, è probabilmente quello che lo ha patito di meno. D’altronde quando si macinano chilometri su chilometri sulla fascia, sempre ad alta velocità, è più facile combattere anche le temperature più rigide. E Bellanova ieri sera ha iniziato a sprintare sin dalle prime battute, andando anche troppo veloce nella prima folata, tanto che quando è arrivato sul fondo per crossare al centro dell’area non ha trovato nessun compagno di squadra: erano tutti rimasti indietro non riuscendo a tenere il passo del numero 19. Il suo passo non lo hanno tenuto neanche gli avversari: prima vinto il duello con Ruggeri poi, quando Gasperini è stato costretto a rimescolare le carte a causa dall’infortunio occorso a Djimsiti, ha fatto lo stesso con il neoentrato Bakker.

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Ovazione per Bellanova

Peccato che una volta arrivato sul fondo non sempre sia riuscito a dosare bene il traversone: un aspetto su cui dovrà lavorare al Filadelfia per poter compiere un ulteriore step alla sua crescita personale. Il giudizio sulla sua prestazione contro l’Atalanta però non cambia e anche l’ovazione che ha ricevuto al momento dell’uscita dal campo, al 91’ quando ha lasciato il posto a Djidji, ha sottolineato quanto di buono fatto dall’esterno. Quegli applausi sono stati il giusto premio alla sua gara davvero positiva. Per sfornare una delle sue migliori prestazioni stagionali, Bellanova ha scelto come avversario proprio una delle squadre che fa del gioco sulle fasce uno dei suoi punti di forza: in questi anni l’Atalanta ha saputo costruire i suoi successi grazie anche alla capacità degli esterni di centrocampo di inserirsi, arrivare al traversone e a concludere l’azione. Tutto ciò che ha fatto il numero 19 del Torino ieri sera. Il Bellanova della prima parte di stagione sembra un lontano parente di quello delle ultime settimane, un giocatore in crescita e in che ieri è stato in grado come mai in precedenza di prendersi la fascia, nel senso più letterale del termine: perché quei chilometri di prato che avrebbe dovuto condividere con Ruggeri prima e Bakker poi, di fatto, sono stati solo suoi. Gli avversari sono spariti e spesso li si è visti costretti solamente a rincorrere il calciatore granata.

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