Toro-Juric, se continua così il rinnovo torna d'attualità

Dopo la vittoria pesante sull’Atalanta, Cairo attendista: "Vediamo se sarà possibile andare avanti insieme, mi farebbe piacere". Il presidente si tiene una porta aperta, come Ivan
Toro-Juric, se continua così il rinnovo torna d'attualità© /Agenzia Aldo Liverani Sas

TORINO - Convinzione o convenienza? Tattica o tatticismi? Utilitarismo spinto, questo è sicuro. E poi chi vivrà vedrà. Nell’attesa, la strategia cairota può essere apprezzata pure in Dalmazia. Ovverosia a casa Juric, Spalato. Conviene a tutti, conviene non solo a loro due. Se la macchina funziona, se si è rimessa in moto, l’ultimo esercizio da compiere sarebbe disperdere sul cammino bastoni e chiodi davanti alle ruote. Con quel puledro che è Ivan (immagine ascrivibile alla categoria dei complimenti: l’opposto di un ronzino, insomma), Cairo è entrato nella fase operativa Redini Intelligenti. Per la serie: non diciamo nulla di più del dovuto, ma diciamo chiaramente il dovuto. Traduzione pratica: le briglie possono dondolare abbastanza morbidamente. Interpretazione: proprio perché Cairo le fa notare, ma pure ballare nell’aria, vien da dire che il presidente ci tenga a indossare gli stivali del buon cavallerizzo. Per la serie (bis): solo chi comanda può anche offrire.

L’altra sera, dopo l’Atalanta, Cairo accarezzava Juric senza lisciarne il pelo con unguenti usa e getta, bensì con prodotti acquistati sull’onda dell’esaltazione al beauty store della vittoria, l’unico outlet che il pres riconosce: «Lo stimo molto e sta facendo un ottimo lavoro». Quindi: «Contro Gasperini», che sarebbe solo (ma si fa per dire) il suo maestro, «ha preparato la partita in una maniera fantastica». Morale: carrube per tutti.

Le parole di Cairo su Juric

Poi, nelle ultime 48 ore, un’altra serie di dichiarazioni dislocate qua e là, tra il ranch e il maneggio: «Juric è con noi da due anni e mezzo e abbiamo disputato due buoni campionati. Quest’anno, secondo me, la squadra può migliorarsi, avendo io tenuto tutti e fatto investimenti importanti. Sono soddisfatto, l’allenatore ha la mia stima». En passant: «La gara con l’Atalanta ha confermato che abbiamo fatto le cose bene con Vagnati e Juric». E così il plurale maiestatis risulta doppiamente significativo. Sino alla Frase delle Frasi: «Poi vediamo. Per il futuro ci vedremo, ne parleremo. Poi se sarà possibile andare avanti dopo questi tre anni a me farebbe piacere». E parlava di Juric, Cairo: Vagnati è già sotto contratto sino al 2025. In tasca, Cairo ha il dt, non l’allenatore. Tanto quanto l’allenatore non ha però già in tasca il presidente del futuro. Due Diogene con il lanternino: uno in cerca di un nuovo tecnico (utile anche il faretto del telefonino di Vagnati), l’altro (col faretto del suo agente) in cerca di un nuovo club. Ma siamo sicuri che finirà così, l’operazione Redini Intelligenti?

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La questione rinnovo

Non è certo una novità il fatto che nel mondo del mercato l’opinione largamente diffusa, pure tra confidenti vicini alle cose granata, diffonda la convinzione che il rapporto tra Cairo e Juric sia destinato a terminare per morte naturale alla scadenza del contratto, dunque per comprensibile consunzione: giugno 2024. E le ragioni sono già state sufficientemente enucleate anche nel recente passato, quando si è trattato di disquisire della materia. Ma Cairo non è un manager uso a decidere in modo precipitoso. Al contrario, è solito ponderare mille e una volta ogni possibile decisione, prima di spingere il pulsante prescelto. E l’idea di decidere fin d’ora di buttare a mare a priori un allenatore che sta dimostrando di essere un produttore seriale di plusvalenze (Bremer e tutti i potenziali figli di Bremer), di rinascite (Sanabria, Rodriguez, Vlasic, Zapata, Tameze) e di decolli (Buongiorno, Schuurs, Ricci, Ilic, Bellanova) sarebbe una scelta prematura, a forte rischio di effetti boomerang. In vista della stesura programmatica del mercato di gennaio (quando non solo lo sfoltimento dei rami secchi sarà all’ordine del giorno), Cairo e Vagnati dovranno per forza fare un punto con Juric, e non sommario.

Cairo e Juric dribblano l'argomento

Sarà l’occasione, di qui a Capodanno, per tornare a riflettere anche su un futuro più allungato nel tempo. Eventualmente, da tornare a soppesare a febbraio. Al più tardi, sulla carta, a marzo. Cairo vuole vedere dove sarà il Torino in classifica, a fine anno. E poi tra un paio di mesi. Man mano, la decisione ineludibile, in un senso o nell’altro, verrà a galla per forza. Anche Juric avrà avuto modo di guardarsi attorno. E di comprendere quante volte il suo telefonino sia suonato, con all’altro capo un ds accomodante. La convenienza reciproca, sostenuta da un possibile approdo in Conference, potrebbe anche aiutare a digerire qualsiasi medicina. La prova provata, sino a prova contraria? Sia Cairo sia Juric dribblano abbastanza l’argomento, sforzandosi di lasciare una porticina sempre aperta: non si sa mai. Attenzione: sulla bilancia del rendimento, nel calcio si sa chi si perde, non cosa si conquista. Per la cronaca, il noto media internazionale “FourFourTwo” ha appena diffuso la nuova classifica degli allenatori europei in attività e Juric è stato inserito in un lusinghiero 32° posto. Motivazione: «Il suo stile calcistico death metal è ciò che lo distingue davvero, incoraggiando incessantemente i suoi giocatori a marcare aggressivamente gli avversari». Il finalino? «Molte volte paga, altre meno». Pare scritto da Cairo.

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TORINO - Convinzione o convenienza? Tattica o tatticismi? Utilitarismo spinto, questo è sicuro. E poi chi vivrà vedrà. Nell’attesa, la strategia cairota può essere apprezzata pure in Dalmazia. Ovverosia a casa Juric, Spalato. Conviene a tutti, conviene non solo a loro due. Se la macchina funziona, se si è rimessa in moto, l’ultimo esercizio da compiere sarebbe disperdere sul cammino bastoni e chiodi davanti alle ruote. Con quel puledro che è Ivan (immagine ascrivibile alla categoria dei complimenti: l’opposto di un ronzino, insomma), Cairo è entrato nella fase operativa Redini Intelligenti. Per la serie: non diciamo nulla di più del dovuto, ma diciamo chiaramente il dovuto. Traduzione pratica: le briglie possono dondolare abbastanza morbidamente. Interpretazione: proprio perché Cairo le fa notare, ma pure ballare nell’aria, vien da dire che il presidente ci tenga a indossare gli stivali del buon cavallerizzo. Per la serie (bis): solo chi comanda può anche offrire.

L’altra sera, dopo l’Atalanta, Cairo accarezzava Juric senza lisciarne il pelo con unguenti usa e getta, bensì con prodotti acquistati sull’onda dell’esaltazione al beauty store della vittoria, l’unico outlet che il pres riconosce: «Lo stimo molto e sta facendo un ottimo lavoro». Quindi: «Contro Gasperini», che sarebbe solo (ma si fa per dire) il suo maestro, «ha preparato la partita in una maniera fantastica». Morale: carrube per tutti.

Le parole di Cairo su Juric

Poi, nelle ultime 48 ore, un’altra serie di dichiarazioni dislocate qua e là, tra il ranch e il maneggio: «Juric è con noi da due anni e mezzo e abbiamo disputato due buoni campionati. Quest’anno, secondo me, la squadra può migliorarsi, avendo io tenuto tutti e fatto investimenti importanti. Sono soddisfatto, l’allenatore ha la mia stima». En passant: «La gara con l’Atalanta ha confermato che abbiamo fatto le cose bene con Vagnati e Juric». E così il plurale maiestatis risulta doppiamente significativo. Sino alla Frase delle Frasi: «Poi vediamo. Per il futuro ci vedremo, ne parleremo. Poi se sarà possibile andare avanti dopo questi tre anni a me farebbe piacere». E parlava di Juric, Cairo: Vagnati è già sotto contratto sino al 2025. In tasca, Cairo ha il dt, non l’allenatore. Tanto quanto l’allenatore non ha però già in tasca il presidente del futuro. Due Diogene con il lanternino: uno in cerca di un nuovo tecnico (utile anche il faretto del telefonino di Vagnati), l’altro (col faretto del suo agente) in cerca di un nuovo club. Ma siamo sicuri che finirà così, l’operazione Redini Intelligenti?

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