TORINO - «Spero che lavorino come professionisti. I cani odierni, compreso il mio, non fanno un tubo tutto il giorno sul divano». Desideriamo cominciare sdrammatizzando, cosa che non fa mai male quando la tensione sale come un tempo il mercurio nei termometri ormai da collezione. Il messaggio via whatsapp di ieri mattina è di un amico tifoso con lo spirito del Toro (motti compresi, sempre di spirito...) e va preso per quello che è: appunto un divertissement, che però esprime pure un afflato speranzoso. La sua ispirazione? Aver letto sul giornale quelle frasi ripetute più volte da Juric in versione cinofilo ma pur sempre alla sua maniera, «qui lavoriamo tutti come cani», «io e i miei collaboratori lavoriamo come cani», «anche Vagnati e Moretti lavorano come cani», «pure i giocatori lavorano come cani».
Juric e l'anima dei giocatori
Non lavorano da cani, per fortuna, e questo è l’aspetto più importante. In ogni caso, anche queste righe intendevano esprimere una verità trattata con rispetto. Perché certamente stiamo parlando di professionisti non privilegiati ma ultraprivilegiati, con tenori di vita imparagonabili per i comuni mortali e molti con cani di compagnia anch’essi vip. Però crediamo che Juric non abbia affatto raccontato panzane, anzi, quando l’altro ieri, persino battendo i pugni sul tavolo, ha di nuovo sottolineato più volte «l’anima che ci mettono i giocatori, sempre!». Anima «totale». D’altra parte gli allenamenti di Juric si conoscono e ti spremono tutti i giorni dando il senso di un continuo martellare. E qui s’intende l’ampiezza dell’impegno: l’attenzione massima richiesta durante le video-sedute, la professionalità nei momenti di vita assieme (le colazioni al Fila al mattino presto, i pranzi, le giornate in ritiro), la concentrazione durante la prova degli schemi sul prato, l’intensità nei prolungati lavori atletici, ovviamente anche il rispetto di orari e stili di vita acconci.