“Mister Juric, siamo con te”: Toro, nuova scossa da rimonta

Sorrisi, impegno e motivazioni amplificate: lo spirito giusto del gruppo granata verso il Sassuolo
“Mister Juric, siamo con te”: Toro, nuova scossa da rimonta© Marco Canoniero

TORINO - «Spero che lavorino come professionisti. I cani odierni, compreso il mio, non fanno un tubo tutto il giorno sul divano». Desideriamo cominciare sdrammatizzando, cosa che non fa mai male quando la tensione sale come un tempo il mercurio nei termometri ormai da collezione. Il messaggio via whatsapp di ieri mattina è di un amico tifoso con lo spirito del Toro (motti compresi, sempre di spirito...) e va preso per quello che è: appunto un divertissement, che però esprime pure un afflato speranzoso. La sua ispirazione? Aver letto sul giornale quelle frasi ripetute più volte da Juric in versione cinofilo ma pur sempre alla sua maniera, «qui lavoriamo tutti come cani», «io e i miei collaboratori lavoriamo come cani», «anche Vagnati e Moretti lavorano come cani», «pure i giocatori lavorano come cani».

Juric e l'anima dei giocatori

Non lavorano da cani, per fortuna, e questo è l’aspetto più importante. In ogni caso, anche queste righe intendevano esprimere una verità trattata con rispetto. Perché certamente stiamo parlando di professionisti non privilegiati ma ultraprivilegiati, con tenori di vita imparagonabili per i comuni mortali e molti con cani di compagnia anch’essi vip. Però crediamo che Juric non abbia affatto raccontato panzane, anzi, quando l’altro ieri, persino battendo i pugni sul tavolo, ha di nuovo sottolineato più volte «l’anima che ci mettono i giocatori, sempre!». Anima «totale». D’altra parte gli allenamenti di Juric si conoscono e ti spremono tutti i giorni dando il senso di un continuo martellare. E qui s’intende l’ampiezza dell’impegno: l’attenzione massima richiesta durante le video-sedute, la professionalità nei momenti di vita assieme (le colazioni al Fila al mattino presto, i pranzi, le giornate in ritiro), la concentrazione durante la prova degli schemi sul prato, l’intensità nei prolungati lavori atletici, ovviamente anche il rispetto di orari e stili di vita acconci.

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Juric: "Abbiamo lavorato come cani"

Se il Torino nelle ultime 13 partite di campionato è passato dal trend precedente da lotta per la salvezza a un ritmo da rimonta sulle soglie dell’Europa (6 vittorie, 5 pareggi e 2 sconfitte) è anche perché «pure i giocatori lavorano come cani», senza dubbio. Sostenuti, in primo luogo, da motivazioni alte e da un elogiabile spirito ritrovato, di unità, sino a creare (quasi) un blocco unico tra l’allenatore e lo spogliatoio. Ha detto Juric: «La contestazione dei tifosi di inizio novembre mi era piaciuta, era stata una reazione forte che ne aveva favorita un’altra tra tutti noi. Coi giocatori ci siamo ricompattati, siamo diventati forti. Con la Salernitana abbiamo fatto una brutta prestazione e lo sappiamo, ma nessuno ha mollato neppure stavolta proprio perché anche i miei giocatori hanno lo spirito Toro. Ci siamo messi a lavorare come cani per arrivare nella parte sinistra della classifica, con i ragazzi siamo riusciti ribaltare una situazione pazzesca. E ora siamo di nuovo una squadra credibile che se la gioca con tutte. Siamo tutti sulla stessa barca. Il rapporto che ho con la squadra è fantastico. Anche i giocatori vogliono alzare l’asticella, pure loro lavorano come cani per raggiungere l’obiettivo fantastico dell’Europa! E vedo in tutti da tempo una grandissima crescita: nei vecchi come nei giovani. Così è una bellezza allenarli, con loro mi sto divertendo tanto: basta buttare la palla e loro scattano subito a correre, è un piacere».

Toro, il gruppo e Juric

Frasi così, scoperte lunedì sera nei resoconti sul web e sviluppate sui giornali di ieri, hanno toccato l’animo di più di un giocatore. Proprio perché il gruppo, «i ragazzi», han riconosciuto il loro mister nella sua versione più schietta ed empatica. Un re nudo... un re quando si spoglia... diventa immediatamente o ridicolo o più umano: e in questo caso per Juric vale la seconda ipotesi. E la sua umanità pur spigolosa, diciamo un po’ alla John Wayne del pallone, è uno dei passepartout migliori per cementare i rapporti coi giocatori. Proprio perché stanno assieme tutti i giorni per ore e ore, con Ivan che non smette mai di incitare, gridare, pretendere, il passaggio dalla sopportazione a una reale condivisione (quel «siamo tutti sulla stessa barca») è il primo fondamentale lievito per qualsiasi pagnotta da cuocere al Fila, settimana dopo settimana.

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Toro, lo spirito giusto

Sappiamo che molti giocatori, tra loro, han commentato il succo della conferenza stampa “straordinaria” di Juric. Lo hanno fatto sin dalla serata di lunedì, con sviluppi ieri nello spogliatoio o quando si son trovati nella sala mensa del Filadelfia. Sappiamo che hanno accolto l’allenatore con un mare di sorrisi e col sorriso si sono spremuti in allenamento, per lavorare «come cani». Motivazioni lubrificate, persino amplificate: giacché è emersa una volta di più, nel recinto allenatore-giocatori, la forza di un rapporto. Il tutto, in un terreno mai come adesso potenzialmente fertile, ora che lo spogliatoio è stato anche ripulito. Se ordunque una scossa tellurica si era originata, fortissima, tra ottobre e novembre per quel positivo effetto domino, ora si può pensare (e non solo sperare) che tutto il gran casotto degli ultimi giorni possa rafforzare più ancora il credo di un gruppo e la compartecipazione collettiva davanti alle quotidiane elettrostimolazioni di Juric. Lo spirito giusto, l’unico possibile. E se anche da qui nasceranno fatti, gli applausi si moltiplicheranno così tanto da far impallidire persino lo... spirito di Sanremo.

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TORINO - «Spero che lavorino come professionisti. I cani odierni, compreso il mio, non fanno un tubo tutto il giorno sul divano». Desideriamo cominciare sdrammatizzando, cosa che non fa mai male quando la tensione sale come un tempo il mercurio nei termometri ormai da collezione. Il messaggio via whatsapp di ieri mattina è di un amico tifoso con lo spirito del Toro (motti compresi, sempre di spirito...) e va preso per quello che è: appunto un divertissement, che però esprime pure un afflato speranzoso. La sua ispirazione? Aver letto sul giornale quelle frasi ripetute più volte da Juric in versione cinofilo ma pur sempre alla sua maniera, «qui lavoriamo tutti come cani», «io e i miei collaboratori lavoriamo come cani», «anche Vagnati e Moretti lavorano come cani», «pure i giocatori lavorano come cani».

Juric e l'anima dei giocatori

Non lavorano da cani, per fortuna, e questo è l’aspetto più importante. In ogni caso, anche queste righe intendevano esprimere una verità trattata con rispetto. Perché certamente stiamo parlando di professionisti non privilegiati ma ultraprivilegiati, con tenori di vita imparagonabili per i comuni mortali e molti con cani di compagnia anch’essi vip. Però crediamo che Juric non abbia affatto raccontato panzane, anzi, quando l’altro ieri, persino battendo i pugni sul tavolo, ha di nuovo sottolineato più volte «l’anima che ci mettono i giocatori, sempre!». Anima «totale». D’altra parte gli allenamenti di Juric si conoscono e ti spremono tutti i giorni dando il senso di un continuo martellare. E qui s’intende l’ampiezza dell’impegno: l’attenzione massima richiesta durante le video-sedute, la professionalità nei momenti di vita assieme (le colazioni al Fila al mattino presto, i pranzi, le giornate in ritiro), la concentrazione durante la prova degli schemi sul prato, l’intensità nei prolungati lavori atletici, ovviamente anche il rispetto di orari e stili di vita acconci.

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