La ripartenza di Ricci fa bello il Toro di Juric

Dopo un periodo di appannamento, il mediano è di nuovo un riferimento dei granata. E spera ancora di essere convocato perl’Europeo

TORINO - Sì, l'espulsione contro la Fiorentina, tremendamente ingiusta, è un segno del destino in un'annata sfortunata per mille motivi. Così lo ha interpretato il Toro, così lo ha vissuto Samuele Ricci, che ha sapientemente evitato di piangersi addosso sui social, come da prassi consolidata per tanti suoi colleghi. Marchetti ha sbagliato a sventolargli il secondo giallo per proteste: lo hanno implicitamente ammesso persino i vertici arbitrali, non sempre così capaci di fare autocritica. A quel punto Ricci si è messo il cuore in pace. Ha saltato la partita di Napoli, ma per la sfida contro l'Udinese ha indossato l'elmetto ed è tornato più forte e maturo di prima. Quasi come se avesse appena iniziato una nuova mini stagione. Anche perché le prime 27 giornate, quelle cioè prima della gara non disputata contro il Napoli, non hanno soddisfatto in primis Samuele. Il percorso accidentato parte inevitabilmente dai mesi estivi: è stato l'ultimo giocatore ad aggregarsi in ritiro perché ha vissuto gli Europei Under 21 da protagonista. Un ritardo che gli è pesato soprattutto dal punto di vista fisico: nei primi due mesi, infatti, le gambe non giravano come avrebbe voluto. Poi il brusio del mercato estivo, con l'interesse della Lazio sullo sfondo. Ricci non ha mai battuto i pugni sul tavolo per lasciare Torino, ma è inevitabile che certe voci possano distrarre, anche inconsciamente. A questo, poi, si aggiunge l'avvio tremendo del Toro, che fino a novembre non è riuscito a trovare una quadra. Così l'ex Empoli ha pagato tutto di tasca propria. Persino nei momenti migliori la sua luce non irradiava abbastanza. Anche perché è normale che per un talento così - fino a qualche mese fa candidato principale a rimpiazzare numericamente Sandro Tonali in vista degli Europei - le aspettative siano alte.

Ricci la chiave del Torino

Ricci, dunque, è incappato nel più classico dei campionati di transizione per la sua crescita: per un classe 2001 è più che ammissibile. Ma la prestazione di Udine può segnare la sua svolta. Samuele è rimasto sempre nel vivo del gioco, fornendo un grande apporto alla causa anche in fase di non possesso. Con Gineitis, poi, si esprime meglio che con Ilic, col quale a volte rischia di pestarsi i piedi: per il futuro, quando il serbo rientrerà dall’infortunio, sarà un aspetto di cui tenere conto. Anche perché il Ricci di sabato non si discute. In questo senso Juric, per descrivere la condizione mentale del centrocampista pisano, ha colto nel segno alla vigilia della trasferta friulana: «Giocherà Ricci, perché penso che Samuele debba fare un grande finale di campionato. Parliamo di un ragazzo giovane, è cresciuto in tante cose ma in diversi momenti è stato un po’ frenato. Penso sia pronto per fare dieci partite di grandissimo livello. Lui e Gineitis sono una coppia bella e giovane, puntiamo su di loro». L’ex Empoli aveva bisogno di questa pacca sulla spalla. Non è un caso che sul campo abbia risposto alla grandissima, in primo luogo a se stesso. Per la volata verso l’Europa lo stato di forma di Ricci è una chiave: se dovesse sempre esprimersi come a Udine sarà un’arma in più. Un fattore determinante. Difficilmente sarà un uomo mercato in estate: il Toro punta a trattenerlo, costruendo una squadra attorno alle sue caratteristiche. Per cui l’unico pensiero extra che può riguardare Samuele è la nazionale: ora non rientra nei piani di Spalletti, ma ribaltare le gerarchie è sempre possibile. A maggior ragione con un ct così innamorato dei centrocampisti di qualità e allo stesso tempo profondamente meritocratico, che da qui alle convocazioni per gli Europei non intende fare figli e figliastri.

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