Toro in Champions ma solo con la difesa: è la 4ª della A. Europa possibile se…

Se Juric in questo finale troverà una sintesi tra fase difensiva e offensiva, l’Europa sarà possibile

TORINO - In Europa non si andrà per reparti, altrimenti la difesa del Toro avrebbe ottime chance non solo di entrare nelle Coppe, ma anche di accedere alla Champions League: guardando ai gol incassati quello granata è il quarto reparto ad aver subito meno reti. Guida ovviamente l’Inter con 17, seguono Juve (24) e Bologna (25), con la retroguardia di Juric che ha invece preso 29 reti. Merito di una fase difensiva che da inizio torneo è fiore all’occhiello del Torino. Si inizia con il pressing di Zapata e il sacrificio di Sanabria, quindi matura l’azione di disturbo di Vlasic, poi arriva la preziosa interdizione di Ricci (sabato sarà squalificato, la speranza del tecnico croato è di recuperare Ilic) e Linetty, quindi gli avversari devono scavalcare il muro eretto davanti a Milinkovic-Savic e che ha in Buongiorno una sentinella di altissimo valore.

I meriti di Milinkovic-Savic

Ma il merito, per quanto a corrente alternata, è pure di Milinkovic-Savic stesso. Non ancora continuo - nel derby ha riscattato sia gli errori commessi contro la Juve nella partita d’andata che quelli contro l’Empoli nella prova che ha preceduto la sfida contro i bianconeri - ma più sicuro e tecnicamente preparato rispetto alle passate stagioni. E, quindi, in talune circostanze decisivo. La sua parata su Vlahovic al 31’ del primo tempo, ad esempio, ha decisamente aiutato il Toro a mantenere il risultato sullo 0-0 e a ottenere un punto che lascia qualche flebile speranza in vista della volata per l’Europa. Sabato il portiere serbo ha chiuso la porta per tutta la durata dell’incontro, come già gli era successo in altre 15 partite (per la prima volta nella loro storia i granata hanno collezionato 11 clean sheet in casa in serie A nei tornei a girone unico). Quasi un record, in questa Serie A nella quale soltanto la solita Inter con 19 ha fatto meglio. Nessuna delle altre 19 del campionato, invece, ha saputo subire un unico gol in casa nel primo tempo: e gli appuntamenti davanti ai propri tifosi, per la squadra di Juric, sono stati ben 16. Non è finita qui: con appena 3 reti incassate nella frazione iniziale, tra casa e trasferta, il Toro pure in tal senso detiene il record. Il problema rimane il solito: se la difesa è da Champions, l’attacco nonostante l’importante contributo realizzativo di Zapata (11 reti in 30 partite) è poco sopra la zona retrocessione (peggio soltanto Lecce, Udinese, Empoli, Verona e Salernitana).

Un pensiero a Schuurs

E così anche a sei giornate dal termine si resta sempre lì, a un Toro chiamato a trovare una sintesi tra un’ottima fase difensiva e una finalizzazione carente. La base, comunque, deve essere la conferma della bontà delle prestazioni in quanto a protezione della porta di Milinkovic. Sempre affidando la leadership della tenuta a Buongiorno, e auspicando la conferma nella qualità delle prestazioni di Rodriguez (o Masina) a sinistra, nonché di Tameze - qualche volta ballerino ma senza dubbio nel complesso positivo - a destra. Non è con i se e con i ma che i granata potranno, con un colpo di coda, raggiungere l’Europa, ma un pensiero va anche a Schuurs, a ciò che il Torino avrebbe potuto fare in più contando anche sull’olandese (ko da Toro-Inter del 21 ottobre). Subito impostosi a differenza di Sazonov, applicato in allenamento, ma ancora acerbo e obbligato a una netta maturazione tecnica, per sperare di restare in gruppo. All’appello manca Djidji, altro elemento a lungo infortunato e presente in sole 13 partite su 32 a causa di diversi problemi fisici.

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