Unify, arma finale della Superlega: come può cambiare il mercato dei diritti tv

La piattaforma potrebbe essere la chiave per il successo globale del progetto: 3 miliardi di utenti e il modello di Meta e Spotify

Si chiamerà “Unify” che suona un po’ come Spotify, la applicazione per ascoltare la musica e un po’ le assomiglia. Sarà la piattaforma dalla quale sarà possibile vedere le partite della Superlega se e quando nascerà, ovviamente. Insomma, la Superlega non venderà i diritti alle tv o alle piattaforme di streaming, ma avrà una sua piattaforma e distribuirà in tutto il mondo il prodotto. Gratis. Ed è questa la bomba esplosa ieri mattina durante la conferenza di A22. Perché nessuno, in questo momento, offre il calcio di alto livello gratuitamente, tranne rare eccezioni. “Come è possibile offrire le partite gratis?”, hanno chiesto a Reichart, ad della Superlega. La risposta è stata lapidaria: "Pubblicità".

La piattaforma della Superlega, infatti, offrirebbe un prodotto globale, con un pubblico potenziale di 3 miliardi di utenti che non dovrebbero far altro che scaricare la applicazione sui loro smartphone o sulle loro televisioni per vedere le partite. Questo numero enorme di spettatori potenziali muoverebbe altrettanto enormi somme di investimenti pubblicitari. Come per Facebook o Instagram, due colossi dei social network, che hanno creato un impero sui grandi numeri degli utenti da vendere alla pubblicità. Questo potrebbe garantire i 5/6 miliardi di dollari che potrebbero rendere la Superlega più ricca e attrattiva dell’attuale Champions League (che ne fattura 3,5). E poi ci sarebbe l’opportunità di vendere abbonamenti per chi non vuole la pubblicità ed è disposto a pagare una somma congrua per vedere le partite, esattamente come succede con Spotify e come succederà presto con i social di Meta (Facebook e Instagram).

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Superlega pronta a cambiare anche il mercato dei diritti tv

E le tv? Potrebbero acquistare e trasmettere gli highlights o, magari, alcune partite. E potrebbero ospitare la piattaforma (come fa, per esempio, oggi Sky con Dazn). Una rivoluzione nella rivoluzione, perché se il progetto Unify prendesse corpo potrebbe sgonfiare la bolla dei diritti tv, visto che una delle competizioni più affascinanti del calcio (se davvero nascesse con i top club europei, naturalmente) regalerebbe le proprie partite. Dal punto dei vista delle squadre, questo tipo di piattaforma, offrirebbe una visibilità senza precedenti perché la trasmissione in chiaro delle gare amplierebbe il pubblico.

Se oggi la Champions League è remunerativa è perché chi la guarda deve pagare (e non poco) gli abbonamenti alle pay tv. Il pubblico della Superlega sarebbe inevitabilmente più ampio, essendo il prodotto gratuito, quindi gli sposor delle squadre avrebbero un’esposizione mai avuto nel recente passato. E l’avrebbero a livello globale, visto che Unify trasmetterebbe in contemporanea in tutto il mondo. Al momento è solo un progetto nel progetto: prima ci vogliono i club per fare la Superlega, poi potrà nascere Unify. Quindi è presto, ma sulla carta si tratta di una rivoluzione di una portata anche più grande della Superlega, perché sarebbe un enorme passo verso la disintermediazione a livello globale.

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Si chiamerà “Unify” che suona un po’ come Spotify, la applicazione per ascoltare la musica e un po’ le assomiglia. Sarà la piattaforma dalla quale sarà possibile vedere le partite della Superlega se e quando nascerà, ovviamente. Insomma, la Superlega non venderà i diritti alle tv o alle piattaforme di streaming, ma avrà una sua piattaforma e distribuirà in tutto il mondo il prodotto. Gratis. Ed è questa la bomba esplosa ieri mattina durante la conferenza di A22. Perché nessuno, in questo momento, offre il calcio di alto livello gratuitamente, tranne rare eccezioni. “Come è possibile offrire le partite gratis?”, hanno chiesto a Reichart, ad della Superlega. La risposta è stata lapidaria: "Pubblicità".

La piattaforma della Superlega, infatti, offrirebbe un prodotto globale, con un pubblico potenziale di 3 miliardi di utenti che non dovrebbero far altro che scaricare la applicazione sui loro smartphone o sulle loro televisioni per vedere le partite. Questo numero enorme di spettatori potenziali muoverebbe altrettanto enormi somme di investimenti pubblicitari. Come per Facebook o Instagram, due colossi dei social network, che hanno creato un impero sui grandi numeri degli utenti da vendere alla pubblicità. Questo potrebbe garantire i 5/6 miliardi di dollari che potrebbero rendere la Superlega più ricca e attrattiva dell’attuale Champions League (che ne fattura 3,5). E poi ci sarebbe l’opportunità di vendere abbonamenti per chi non vuole la pubblicità ed è disposto a pagare una somma congrua per vedere le partite, esattamente come succede con Spotify e come succederà presto con i social di Meta (Facebook e Instagram).

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