F1, Herbert: «Ratzenberger dimenticato da molti»

Il ricordo del suo amico ed ex rivale a 20 anni dalla scomparsa a Imola
F1, Herbert: «Ratzenberger dimenticato da molti»

IMOLA - A Imola non solo per ricordare Ayrton Senna, ma anche Roland Ratzenberger, il pilota austriaco della Simtek-Ford, morto il 30 aprile 1994, esattamente vent'anni fa, durante le prove ufficiali del Gp di San Marino. «E' l'uomo dimenticato della Formula 1», ha detto il suo ex rivale Johnny Herbert, uno dei pochi piloti presenti al funerale di Ratzenberger. «Dimenticato da molti, non da me», ha aggiunto il britannico in un'intervista alla Cnn. Per il pilota austriaco quella era la terza gara in F1, e nella seconda giornata di prove, sabato 30 aprile 1994, mentre percorreva in un giro lanciato nel rettilineo tra la curva Tamburello e la curva Villeneuve la parte superiore destra dell'alettone anteriore della sua vettura si staccò, facendo perdere deportanza alla Simtek. La vettura uscì quindi di pista e si schiantò contro il muro esterno della curva Villeneuve. «Penso sempre a Roland - ha ricordato ancora Herbert - Mi manca ancora adesso e penso spesso a lui soprattutto mentre guardo alcune gare, come quella di Monaco. L'anno prima che morisse avevamo cenato assieme proprio lì, e lui mi raccontava di come stava cercando di entrare in F1. Era un buon amico ed è stato fantastico vederlo in Formula 1, la sua gioia era indescrivibile».

IL RICORDO DEL PADRE - Anche il padre di Ronald, Rudolf Ratzenberger, sarà a Imola per onorare la memoria del figlio. «E' ancora pesante - ha ammesso - ma quest'anno sarà diverso perché torneremo indietro e certo sarà più difficile. Sono passati venti anni ma noi viviamo nel suo appartamento per sentirlo sempre vicino. Saremo a Imola anche per ricordare Senna. La sua morte è stata molto pesante da affrontare, soprattutto quando abbiamo saputo che aveva in auto una bandiera austriaca da mostrare in ricordo di Roland se avesse vinto». «Eravamo felici perché aveva realizzato il suo sogno - ha concluso il padre - Sapevamo che faceva ciò che più amava al mondo».

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