Magnussen e la Hass, a vincere è anche Netflix

La fortunata serie televisiva vede tra i suoi personaggi di spicco proprio gli uomini della squadra americana (e molto italiana) a cominciare dal team principal altoatesino Gunther Steiner
Magnussen e la Hass, a vincere è anche Netflix© Getty Images

TORINO - La vittoria della fiction sulla realtà. C’è anche questo nella bella pole di Kevin Magnussen e nell’altrettanto bella giornata vissuta dalla Haas in Brasile. La Formula 1, in questo finale di stagione, con entrambi i Mondiali assegnati, ha l’assoluto bisogno di trovare storie da raccontare. E quella di Magnussen è sicuramente una storia. Ma è anche la vittoria della fiction perché una (buona) parte del successo che la Formula 1 del nuovo corso sta ottenendo - conquistando nuove fasce di pubblico e nuovi mercati - la si deve anche alla fortunata serie “Drive To Survive” prodotta e trasmessa da Netflix. Una serie televisiva nella quale è emersa la figura di Gunther Steiner, il ruvido e schietto team principal della Haas, italiano di Merano, che è diventato una vera star, trascinando verso la notorietà la sua squadra e i suoi uomini, a cominciare da Magnussen. Quel che si è visto a San Paolo è il risultato della pista, non dello schermo, ma ormai tutto si mescola. Questa volta con evidente soddisfazione da parte di tutti.

Storia "made in Maranello"

La storia di Magnussen è, in fondo, la storia di un “underdog” assurto al famoso quarto d’ora di celebrità. Chissà cosa gli accadrà nella Sprint o nella gara vera, ma intanto ha conquistato - primo danese nella storia - una splendida pole. Tanto più che a fine 2020 era stato messo alla porta, salvo poi esser recuperato a inizio 2022. Ed è certamente storia anche quel che riguarda la Haas, una squadra americana (che prima dell’invasione dell’Ucraina era finanziata da un oligarca russo), gestita da un gruppo di lavoro che opera in Inghilterra (nella Formula 1 Valley), ma che è pensata a Maranello, da un gruppo di lavoro guidato dal già ferrarista Simone Resta e in buona parte costruita dalla Dallara. In più ha il motore (anzi, la power unit...) della Ferrari. Un tempo era la Sauber a essere chiamata la “ferrarina”, oggi il titolo spetta alla Haas. Che per una volta è stata davanti alla Ferrari vera. Altro che fiction.

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