Alesi: "Monza è fuoco, la Ferrari una religione. Newey è il migliore"

«Il mio grande cruccio è non aver mai vinto qui», afferma il francese ex pilota della Rossa
Alesi: "Monza è fuoco, la Ferrari una religione. Newey è il migliore"

Tutto istinto, focoso come quando guidava. Jean Alesi non ci pensa un attimo, e mentre si gode la prima sessione delle prove libere dall’Hot Laps Garage, il box con il quale la Pirelli fa vivere ai suoi ospiti un’esperienza unica, si avvicina al trofeo realizzato dalla giovane artista bolognese Ruth Beraha per il vincitore del GP d’Italia e lo alza sorridendo. «Ho corso trendici volte qui a Monza, conquistando un paio di pole, ma non sono mai riuscito a vincere. Tanto più vestito di rosso (quattro ritiri e un secondo posto nel 1993 dietro a Damon Hill, ndr). È il mio più grande cuccio» racconta l’eterno ragazzo di Avignone, abbronzatissimo e in grande forma mentre Max Verstappen si ferma per una simulazione di pit-stop e riparte con un rumore (meraviglioso) al quale non eravamo più abituati e che in televisione non si percepisce.

Il motivo per cui Stefano Domenicali sta spingendo per il ritorno di un sound da Formula 1 con la rivoluzione regolamentare del 2026. Anche se non si potrà più tornare all’epoca d’oro dei 12 cilindri tuonanti. Quella vissuta da Alesi. «Ai miei tempi era tutto diverso - sottolinea il 56enne francese -. C’era libertà pressoché totale di sviluppo nelle auto e anche le gomme, con più fornitori e quelle dedicate solo alle qualifiche, erano pensate e realizzate solo per inseguire il massimo della performance. Non c’erano neppure i pit-stop. Ora c’è più tecnologia, una marea di dati da analizzare e gestire, ma la Formula 1 resta la Formula 1. Il massimo». Alesi ammira questi ragazzi sempre più giovani che si mettono al volante. E contesta l’idea che sia la Generazione Playstation, che sia più facile guidare le macchine di oggi. «Affatto. La dimostrazione l’abbiamo avuta la scorsa settimana in Olanda. Guidare a Zandvoort, una pista piccolissima, in quelle condizioni, con tanta acqua, safaty car, ripartenze, e farlo per di più anche per alcuni giri con gomme non adatte a quello che stava succedendo, mi ha impressionato. Ho visto fare cose incredibili, da ammirare». Soprattutto Verstappen.

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Newey, la religione Ferrari e il GP di Monza

Perché se Alesi considera Adrian Newey «il miglior ingegnere della storia del motorsport, uno capace di realizzare sempre macchine straordinarie», alla fine anche in questa Formula 1 ipertecnologica ed elettrificata, a dare la vera scossa resta il pilota. «La Red Bull domina, vero, ma Max rifila un secondo al compagno di squadra Perez e dimostra quanto conti il pilota» sottolinea Jean. E qui a Monza capisci cosa vuol dire essere un pilota Ferrari. Basta vedere l’affetto dei tifosi per lo stesso Alesi. «Tutte le volte che vengo a Monza, appena supero la porta di Vedano sento la passione - dice il francese -. Sono orgoglioso di far parte della famiglia Ferrari. E allo stesso tempo vi assicuto che qui capisci che la Ferrari non è un semplice team di Formula 1, ma una religione». Il problema è crederci anche dopo anni di delusioni. «A Maranello si stanno realizzando importanti cambiamenti interni. Ci vuole tempo, bisogna lasciarli lavorare» sostiene Jean, francese come il nuovo team principal Frederic Vasseur. Senza considerare la “vicinanza” con il monegasco Charles Leclerc. «Non vedo una rivalità in casa con Carlos Sainz, per me è tutto sotto controllo» risponde Alesi a chi gli chiede dei rapporti tra i due ferraristi, magari ricordando i uoi tempi (1991-1995) in Rosso, ma è evidente che Jean un po’ parteggi. «La Ferrari qui c’è, secondo me Charles può puntare alla pole». Il vero obiettivo per accendere del tutto la passione, perché come dice Alesi salutando, «Monza è fuoco».

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