MotoGP, serve la panchina! Il record negativo e i rischi per i piloti

Le Sprint Race a ogni weekend hanno fatto crescere stress e rischi di incidenti: anche per questo più che un Mondiale i piloti hanno vissuto una prova di sopravvivenza
MotoGP, serve la panchina! Il record negativo e i rischi per i piloti© EPA

L’assenza di Miguel Oliveira nel GP finale della stagione, a Valencia, farà vivere alla MotoGP 2023 un record di cui non andare orgogliosi: nell’arco dei 20 weekend di gara, i 22 piloti titolari designati a inizio stagione non sono mai stati tutti presenti in contemporanea allo spegnimento dei semafori di una Sprint o di una gara. Il portoghese di Aprilia-RNF, che si è fratturato la scapola nell’incidente di sabato scorso - e per il quale dovrà scontare un Long Lap penalty alla prima occasione utile nel 2024 - è stato l’ultimo infortunato di una lista lunghissima: a far registrare assenze sono stati anche Luca Marini, Marc e Alex Marquez, Enea Bastianini, Pol Espargaro, Joan Mir fino al caso limite di Alex Rins, che a quasi sei mesi dall’infortunio alla gamba del Mugello non ha ancora recuperato pienamente. Dopo aver corso in Indonesia, lo spagnolo è stato nuovamente operato e a Valencia, dove vinse un anno fa nell’addio alla Suzuki, punta a salutare la Honda - a cui ha regalato l’unico successo stagionale - e soprattutto a salire nei test di martedì sulla nuova moto, la Yamaha.

La nuova era della Sprint

La MotoGP 2023 ha aperto una nuova era, con la storica introduzione della seconda gara, la Sprint che ha aumentato il numero di partenze, ma soprattutto lo stress. Una pressione figlia del raddoppio delle gare ma anche dell’importanza della posizione già in qualifica: sbagliare in prova significa partire indietro due volte, e non una, oltretutto in una MotoGP in cui i sorpassi sono sempre più difficili, complice l’aerodinamica spinta al limite che consente ai piloti di frenare sempre più nei pressi della curva. L’aumento delle sessioni in cui il risultato ha un peso, e la voglia di stare davanti dei numerosi piloti in grado di essere ambiziosi - ben otto hanno vinto la domenica, ulteriori due hanno primeggiato il sabato e in 15 sono saliti sul podio - ha creato più situazioni da “motoscontro” che hanno portato a infortuni. E così i costruttori, dopo essersi dotati di collaudatori in grado di girare con tempi da piloti ufficiali - per ovviare ai pochi giorni di test - seguendo il trend Ducati con Michele Pirro, ora dovranno inventare la figura del pilota di riserva in grado di subentrare agli infortunati. Un’opzione che per Fabio Di Giannantonio, vincitore in Qatar, potrebbe addolcire la pillola di un’eventuale uscita dalla griglia dei 22 titolari.

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MotoGP 2023, una prova di sopravvivenza

A tutto questo si aggiungono i 20 weekend di gara, compreso il rush finale da otto GP in dieci fine settimana, e le incognite legate alle gomme. Con la spada di Damocle dei valori della pressione, che fin qui hanno comportato un warning e poi una penalizzazione in gara ma dal 2024 varranno la squalifica dal GP, e con l’incognita del funzionamento delle gomme (vedi i casi di Bagnaia e soprattutto Jorge Martin nello scorso weekend in Qatar), costrette a gestire le sollecitazioni estreme generate dai prototipi da 1000 di cilindrata. Valencia, con l’ultimo capitolo del duello Bagnaia-Martin per il titolo, chiuderà il primo anno dell’era-Sprint e, con i test di martedì, aprirà la seconda stagione della MotoGP “moderna”. La speranza è che il nuovo anno si riveli più semplice per i protagonisti, che in questo 2023, più che un Mondiale, hanno vissuto una prova di sopravvivenza. Nelle premesse, però, la strada continuerà a essere in salita, con due GP in più. E per quasi tutti - le eccezioni saranno Brad Binder (2026) e con ogni probabilità Luca Marini (2025) - sarà l’anno della scadenza dei contratti, con i primi mesi decisivi per il mercato.

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L’assenza di Miguel Oliveira nel GP finale della stagione, a Valencia, farà vivere alla MotoGP 2023 un record di cui non andare orgogliosi: nell’arco dei 20 weekend di gara, i 22 piloti titolari designati a inizio stagione non sono mai stati tutti presenti in contemporanea allo spegnimento dei semafori di una Sprint o di una gara. Il portoghese di Aprilia-RNF, che si è fratturato la scapola nell’incidente di sabato scorso - e per il quale dovrà scontare un Long Lap penalty alla prima occasione utile nel 2024 - è stato l’ultimo infortunato di una lista lunghissima: a far registrare assenze sono stati anche Luca Marini, Marc e Alex Marquez, Enea Bastianini, Pol Espargaro, Joan Mir fino al caso limite di Alex Rins, che a quasi sei mesi dall’infortunio alla gamba del Mugello non ha ancora recuperato pienamente. Dopo aver corso in Indonesia, lo spagnolo è stato nuovamente operato e a Valencia, dove vinse un anno fa nell’addio alla Suzuki, punta a salutare la Honda - a cui ha regalato l’unico successo stagionale - e soprattutto a salire nei test di martedì sulla nuova moto, la Yamaha.

La nuova era della Sprint

La MotoGP 2023 ha aperto una nuova era, con la storica introduzione della seconda gara, la Sprint che ha aumentato il numero di partenze, ma soprattutto lo stress. Una pressione figlia del raddoppio delle gare ma anche dell’importanza della posizione già in qualifica: sbagliare in prova significa partire indietro due volte, e non una, oltretutto in una MotoGP in cui i sorpassi sono sempre più difficili, complice l’aerodinamica spinta al limite che consente ai piloti di frenare sempre più nei pressi della curva. L’aumento delle sessioni in cui il risultato ha un peso, e la voglia di stare davanti dei numerosi piloti in grado di essere ambiziosi - ben otto hanno vinto la domenica, ulteriori due hanno primeggiato il sabato e in 15 sono saliti sul podio - ha creato più situazioni da “motoscontro” che hanno portato a infortuni. E così i costruttori, dopo essersi dotati di collaudatori in grado di girare con tempi da piloti ufficiali - per ovviare ai pochi giorni di test - seguendo il trend Ducati con Michele Pirro, ora dovranno inventare la figura del pilota di riserva in grado di subentrare agli infortunati. Un’opzione che per Fabio Di Giannantonio, vincitore in Qatar, potrebbe addolcire la pillola di un’eventuale uscita dalla griglia dei 22 titolari.

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