Volley, la straordinaria normalità di De Giorgi: uomo chiave dell’Italia

l giocatore superava i propri limiti fisici, l’allenatore aggiunge dialettica e umanità alla sagacia
Volley, la straordinaria normalità di De Giorgi: uomo chiave dell’Italia© ANSA

Un fenomeno al posto giusto. Ferdinando De Giorgi è il regista che ha plasmato la Nazionale azzurra. Lo ha voluto il presidente Giuseppe Manfredi nel 2021, affidandogli il compito di rifondare la squadra. E il il tecnico pugliese ha dimostrato di avere la stoffa. Abile a relazionarsi con campioni e giovani promesse, sempre pronto a sdrammatizzare con una battuta frizzante ma mai cattiva, a catturare l’attenzione del pubblico con il sorriso e con la chiarezza dei suoi pensieri. Ha fatto colpo su tutti. Sui giocatori ma, soprattutto, sul pubblico televisivo con presenza e telegenia. De Giorgi ha costruito il gruppo facendo leva sul senso di appartenenza, e ha collezionato 49 vittorie con una percentuale di successi pari all’81,6% in 60 partite totali.

Ma De Giorgi allenatore non nasce per caso. Era già speciale da giocatore. E i giocatori speciali li riconosci, identificati da un diminutivo, un nome, un nomignolo. Lui era Fefé, palleggiatore di 178 centimetri tra i giganti. Tanti quando giocava dicevano: «Bravo Fefè, avesse solo qui cinque centimetri in più». Luigi Mastrangelo, centralone chilometrico, ricorda la fatica per tenere in difesa con lui e rimpiange i muri in più che avrebbe potuto fare con un altro compagno. Eppure anche lui non può che rendere onore all’uomo e allo sportivo: «Un giocatore pazzesco per ordine, puntiglio, capacità di stare sul pezzo. E la sua Nazionale rispecchia tutto ciò». De Giorgi non si è mai fatto condizionare dal limite dell’altezza. Anzi lo ha vissuto come qualcosa da allenare per fare sempre di più. Ed è questa la lezione che ha messo in pratica, anche quando il presidente Manfredi lo ha chiamato alla guida degli azzurri.

I giovani del futuro

Il tecnico azzurro sapeva di aver un solo vero big, il palleggiatore Simone Giannelli già argento olimpico nel ciclo precedente a Rio 2016, e un gruppo di giovani da spingere a dare di più. Ne è scaturito un modello di costruzione del rapporto e della solidità del gruppo che sarebbe bello poter replicare in ogni contesto. De Giorgi ha sempre detto: «Si vince anche con i difetti, basta nasconderli insieme». Lo aveva fatto da giocatore, lo ha poi praticato nel suo lavoro di allenatore. L’idea è quella di focalizzarsi sulla soluzione, rendendo l’approccio del gruppo alle cose da correggere non umiliante ma utile. Sono queste le cose che spiega quando incontra gli allenatori nei Comitati. Ai suoi ragazzi De Giorgi ha chiesto disponibilità, volontà di riconoscere l’errore, accettazione del lavoro per correggerlo. Il risultato è un gruppo unito e compatto verso il suo obiettivo. De Giorgi ha portato la sua esperienza di giocatore con un difetto da allenare. Ma prima della Nazionale c’è stato un altro successo del.

Nel dicembre 2018 De Giorgi fu chiamato a Civitanova, una squadra di campionissimi “mercenari” che aveva tutto per travolgere il mondo e invece stava prendendo schiaffi da tutti. Una chiamata in emergenza per salvare il salvabile. Ebbene, anche con le star De Giorgi ha trovato la chiave per farne un gruppo e vincere un campionato italiano, una Champions League, Un Mondiale per Club e due Coppa Italia. Sempre con la battuta giusta al momento giusto, sempre con concetti facili ma di grande efficacia.

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