Australian Open, chi fermerà Djokovic? Il piano di Nole per il 2023

Il fuoriclasse serbo vuole vincere tutto per arrivare, con il Grande Slam, a quota 25
Australian Open, chi fermerà Djokovic? Il piano di Nole per il 2023© Getty Images

L’unica novità viene da quelli che non ci sono. Federer e Serena, su tutti. Ufficialmente, è il primo anno senza… Poi Alcaraz, per via di uno dei soliti infortuni, che nel nuovo tennis prendono forma anche quando non giochi, magari di notte, mentre dormi. Ma il resto è storia nota. Il tennis a testa in giù è quello di sempre. Estremo, ma risaputo. Un tennis da piedi grigliati sul cemento a 50 gradi, scosso da improvvisi e solitari colpi di vento che sollevano reti e tendoni e rovesciano bicchieri colmi di caffè sulle gonne delle signore. Un tennis che obbliga a percorsi infiniti, mezz’ora di cammino per spostarsi da un’estremità dell’impianto all’altra. Ma le facce sono quelle di sempre. E i favoriti anche. Melbourne però ci tiene. E il torneone che sorge al limitare dei grattacieli della city, dove si va con i colori della propria comunità, i greci che sono la maggioranza pittati di bianco e d’azzurro sul volto, bianchi rossi e verdi nei capelli gli italiani che sono secondi per numero e inserimento sociale, se lo tiene stretto. Negli anni è la città ad aver cambiato pelle, non il tennis. Enorme, vittoriana, grande come una regione, Melbourne continua a essere se stessa in periferia, ma il centro l’ha regalato ai cinesi, e l’Australian Day di metà gennaio lo festeggia con i dragoni di cartone rosso e verde che si rincorrono per le strade più alla moda. La terza comunità oggi è la più ricca, in costante espansione, affamata di progresso e consumismo.

Il grande slam di Djokovic

Così, anche la sinossi del torneo invita a una rilettura di storie già conosciute. Il nome del vincitore è già scritto. Quello della vincitrice, quasi. I due sono bravi e forti, simpatici non tanto (più lei di lui, comunque), e puntano entrambi al dominio assoluto, totale. Lei è Crudelia Swiatek, e cerca conferme. Si è ritrovata al numero uno grazie al ritiro improvviso di Ashleigh Barty poco meno di un anno fa, e ha vinto tutto. «Mi piacerebbe tanto giocare di nuovo con Ash», va dicendo, tanto sa che non potrà accadere. Barty è incinta, e preferisce di gran lunga una birra e un libro seduta in un bar, che smaniare dietro a una pallina. Lui, Dart Djoker, ha mire che vanno oltre il decimo titolo a Melbourne. Vuole vincere tutto, e passare alla storia come l’unico che meriti di essere ricordato. In molti pensano che la sfida non esista, il premio è stato già consegnato e restano in palio i posti di seconda fila. Il prescelto è Federer, Nadal l’alter ego, l’essenza divina del tennis è bifronte, come un Giano che guardi il futuro e il passato insieme. Ma Dart Djoker ritiene che tutto sia ribaltabile, quanto meno confutabile. Datemi tempo per vincere quello che ho in mente di vincere, fa capire, poi ne riparliamo. Il progetto torna quello di due anni fa, che si frantumò sulle pallate matte di Medvedev nella finale di New York 2021, per poi dissolversi in via definitiva nel 2022 sui divieti d’ingresso per i “no vax”. Si chiama Grande Slam. Djokovic lo ritiene ancora possibile.

Il forfeit di Alcaraz

Ottenuta la cancellazione del “ban” australiano (stabilito dal vecchio governo di destra, rimosso dal nuovo governo di sinistra… ma lo sottolineiamo giusto per indicare come “down under” anche la politica finisca per ribaltarsi), Nole punta deciso verso un anno senza sconfitte: il decimo Australian Open, il terzo Roland Garros, l’ottavo Wimbledon e il quarto US Open. Per un totale di venticinque Slam. Già, «poi ne riparliamo»… Piuttosto, la sinossi incespica non poco là dove si dovrebbero indicare le possibili variabili alle intenzioni dichiarate di Dart e Crudelia. Esiste una opposizione costruttiva? Manca Alcaraz, s’è detto, e a forza di parlare di Djokovic ci si scorda che il giovane Carlos è il numero uno. Ma non si attribuiscono grandi chance agli altri inseguitori, e potrebbe essere un errore. Almeno cinque o sei di loro meritano attenzione, e nel gruppo va inserito Nadal, che è partito malissimo (due sconfitte su due nel test di United Cup) ma sostiene di sentirsi molto meglio e di aver recuperato un bel po’ della forma perduta e del suo spirito indomito. Fa sapere Rafa di temere molto l’avvio contro Jack Draper («Quanto di peggio uno si possa trovare fra i piedi in primo turno», dice), e ancor di più la lunghezza e le difficoltà di uno Slam che richiede il cento per cento delle qualità fisiche. Eppure, passati i primi due turni, se li passerà, anche Rafa entrerà nel novero di chi potrebbe sgambettare Djokovic.

Fritz in crescita. E Medvedev…

Gli altri su cui puntare muovono da Taylor Fritz, in evidente crescita, non rinunciano a Daniil Medvedev (nei quarti con Nadal) e aggiungono per la prima volta Nick Kyrgios (quarti con Djokovic) al carro dei favoriti. In sott’ordine, per non voler osare troppo, Berrettini e Sinner (o Musetti, con cui Jannik potrebbe incontrarsi, in terzo turno), Matteo con la semifinale del 2022 a far da viatico, il giovane Semola con i quarti di finale da migliorare. Più semplice trovare avversarie per Iga Swiatek, a cominciare dalle ultime che l’hanno battuta sul finire della stagione passata, da Caroline Garcia nell’open polacco, ad Aryna Sabalenka nelle WTA Finals e Jessica Pegula nella recente United Cup, con l’inserimento all’ultimo momento di Belinda Bencic, in gran forma, vincitrice ieri ad Adelaide.

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