Madrid, fantastico Arnaldi! Fognini ci aveva visto lungo…

Per Matteo è il primo successo contro un Top 10, ottenuto grazie a un pressing costante che Ruud ha patito rimediando un warning

Fognini lo sapeva, e l’ha preso con sé. Matteo Arnaldi firma l’impresa della giornata, batte Casper Ruud e un po’ lo deve anche al suo antico compagno di allenamenti, sanremese come lui, che da qualche tempo gli fa da manager. Non mi sorprende. Fabio sa di tennis più di tanti, e sa giocare meglio di tutti, anche dei ragazzi della nuova generazione, quelli che un po’ alla volta l’hanno sostituito nella classifica e nei pensieri degli appassionati, spingendolo verso il basso, fino a quel numero 127 che lo tiene ancora al riparo dai sorpassi di Raul Brancaccio (140) e Franco Agamenone (148). Ma tanti gli sono finiti sopra e uno dei tanti l’aveva colpito, per nascita, spirito professionale («l’ho visto correre per chilometri sotto la pioggia, nei giorni in cui era impossibile allenarsi sul campo», racconta coach Alessandro Petrone) e qualità tennistiche («l’unico che sappia recuperare una palla in spaccata, cosa che ho visto fare solo a Djokovic», assicura Fognini). Matteo, 22 anni, ha un sorriso che ti si appiccica addosso e i modi semplici di un ragazzo che non si sente un eroe della Marvel. Fabio l’ha estratto dal gruppo, e l’ha preso nella sua nuova agenzia di management, Back to Next, che sta per “torna avanti”, più o meno, chissà se da interpretare come un ritorno al futuro. 

Arnaldi, le parole dopo il successo con Ruud

Ammesso che non c’entri il rovescio in back, un rovescio compatto e incalzante come quello di Fabio, da proiettare verso la next generation. C’è una maglia rosa, a Madrid, e festeggia la più importante di tante tappe che sono ancora da percorrere. Arnaldi batte Ruud. «Non ci credo». Credici, Matteo. L’hai fatto davvero. «Ma lui è forte». Beh, è il numero 5 del mondo, il primo top ten che superi. «E pensare che è stato proprio lui a darmi una bella spinta. Sono entrato in campo che mi sentivo uno stecco, rigido com’ero. L’emozione fa di questi scherzi, anche se non avevo molto da perdere, e contro un Top Ten avevo già giocato, Daniil Medvedev, a Dubai. I primi errori, però, li ha commessi lui, Ruud, e allora mi sono rilassato. Mi sono detto, gioca tranquillo, fai quello che sai fare. Ed è uscita questa vittoria. Incredibile, no?». No. Giusta, naturale, certificata piuttosto, e credibile soprattutto. Matteo è in crescita, lo dicono i risultati dell’ultimo periodo. Da qualche tempo ronzava intorno al numero 100 del ranking, sfiorandolo e titillandolo, ma senza mai raggiungerlo. Dai e dai, però, la muraglia ha mostrato qualche crepa, e Arnaldi ha continuato a darle spallate. È stata la trasferta in Spagna a cambiarlo dentro. Ha vinto il Challenger di Murcia, superando gente di provata esperienza, da Feliciano Lopez (che a Madrid è il direttore del torneo) a Kukushkin e Borna Gojo. Poi Barcellona, due turni di qualificazione e due nel tabellone, ma una vittoria su Jaume Munar (63 64) che sarà il prossimo avversario nella Scatola Magica di Madrid. Infine il “mille” che lo trascina in Top 100, al numero 98 dopo il primo turno contro Benoit Paire (con un match point salvato), da ieri un gradino più su, al numero 97. E domani chissà. Se batte Munar (pardon, ribatte…) sale intorno al numero 90. 

Arnaldi, vittoria capolavoro con Ruud

Ma con Ruud, è sempre un’impresa. Non è in gran forma, il norvegese, ma sa giocare. È stato Matteo, in pressing, a chiudergli tutte le possibili vie di fuga. Ne è sortito un match davvero ben giocato, intenso, nel quale Arnaldi ha avuto il merito di essere più propositivo. In altre parole, di “fare di più”. Suo il primo break, nel quarto game del set d’avvio: sotto 15-40, Matteo si affidava alle sventagliate con il dritto e apriva una breccia nel gioco del norvegese. Ma nel gioco successivo Ruud si riprendeva il break, e anche qui Arnaldi è stato bravo a non fare una piega. L’ottavo gioco gli dava l’opportunità per tornare in fuga, su due errori millimetrici di Ruud negli scambi da fondo e due orribili cappellate a rete. Una pallina volava oltre le tribune dello stadio, e Ruud si beccava pure il warning. Facile chiudere il set con il successivo turno di battuta. Meno, invece, continuare a dominare la scena nel set successivo, come se nulla fosse. Addirittura 17 i punti consecutivi (a zero, dunque) per il ragazzo dal sorriso che incanta. Era ancora l’ottavo game a risolvere la contesa. Matteo al servizio, Ruud pronto a giocarsi le ultime carte. C’era una palla break pericolosa a favore del norvegese, Arnaldi la cancellava con il servizio, saliva 5-3 e chiudeva i giochi in tranquillità nel suo successivo turno alla battuta. Nel gioco dei ribaltoni, Arnaldi, Vavassori (oggi out contro Medvedev) e Cecchinato (atteso da De Minaur) prendono il posto di Sonego e Musetti, finito ieri nel tritatutto del tedesco Hanfmann, in un match che l’ha visto spento sin dai primi colpi e sballottato qui e là senza mai dare la sensazione di poter cambiare gli equilibri della sfida. Va avanti un’Italia inattesa, in parte, e diversa da quella annunciata dalle classifiche. Un’altra Italia, che sa essere emozionante allo stesso modo di quella delle firme più celebrate.

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