
TORINO - Janniiiik. Janniiiik. La passeggiata sul tappeto blu del Palazzo Reale, una alla volta gli otto maestri, come se fossero nobili di un tempo. Invece questi cavalieri che al posto della spada usano la racchetta sono del nostro tempo in cui gli sportivi sono eroi. Lo dimostra il centro pieno di gente. Le urla. La foto è sulla Scala delle Forbici, opera di Flippo Juvarra. Palazzo Reale accoglie i candidati al trono del tennis, sette cavalieri (appunto) che intendono spodestare, almeno qui alle Finals, sua maestà Djokovic. Ma tutti sono per Sinner. Si alza un urlo nel fiammeggiante tramonto sabaudo (è il caso di dirlo, stavolta).
Sinner è sereno
Janniiiik urla anche per scherzo Andrey Rublev quando i 4 protagonisti sono riuniti in una delle tante sale del Palazzo. Lo stesso Palazzo che 17 anni fa assisteva alle consegna delle medaglie olimpiche. Se l’Atp vuole un teatro degno di re, non può essere Gedda. E nemmeno Milano europea è stata residenza reale. Questi sono scenari che colpiscono persino un Djokovic che già mostra sul volto i segni della tensione. Quella positiva di chi vuole vincere, non vuole abdicare. Non a caso sorride e ribatte ironico a chi gli ricorda di essere il più vecchio, quasi un intruso. Al tavolo siedono un ventenne (Rune, che lo ha già battuto) e un ventiduenne quasi più cercato di lui, perché di casa. «I giovani? Io non so a quale generazione appartengo ancora. So che loro sono affamati,qui si fa la storia, certamente sono eccitato dalla loro sfida. Sono competitivo e ancora integro» .Non credano lor signori... «È la mia terza volta a Torino, una città bellissima, ricca di storia. Poi c’è grande attenzione per lo sport. L’arena è una delle più belle in cui abbia giocato. E siamo tutti eccitati perché chi è qui ha meritato. Ogni partita potrebbe essere la finale di un torneo. Bisogna esprimersi oltre i limiti».
