Sinner tra i grandi
Quando tocca a Sinner, interviene Rublev con l’urlo da fondo sala “Janniiik”, ulteriore certificazione che Sinner ormai è uno di loro, degli otto grandi. E lui, mostra una calma, una consapevolezza. Sorride, carino, disteso: «È un grande evento, essere qui italiano nelle Finals in Italia mi rende più emozionato del solito. Ma arrivo qui con una mentalità positiva. L’ultima parte della stagione ho giocato davvero bene. Soprattutto indoor. Voglio godermi questo momento, prendere la carica del pubblico. Ogni giorno fare meglio. L’altra volta ero subentrato a Berrettini, nel 2021. Ma questa volta l’ho meritato, con il percorso di un anno. Giocare a Torino significa molto per me, mi sto preparando con molta attenzione. E vedere i miei avversari, è una motivazione extra».
Torino è tutta per Sinner
Rune ricorda di aver combattuto per arrivare a Torino. In effetti, prima di affidarsi a Boris Becker che lo segue anche nelle sale del Palazzo Reale non vinceva più. Bum Bum è stato coach di Djokovic, si chiede dunque a Nole se magari sarà coach Rune. Il Re sa sempre come ribattere, non soltanto ai servizi in campo: «Dipende da quanto avrà voglia di giocare Holger. No, la verità è che fino a quando avrò motivazioni e starò bene giocherò, poi chissà». Ma Sinner ruba la scena: «Questo torneo è curioso, puoi perdere e restare in gara per vincere. Io penso solo alla prima partita». È anche contento che cresca il Fan Club, i Carota Boys: «Sono più famosi loro di quanto lo sia io. Non so ancora riconoscerli, mi confondo ancora. Hanno dei costumi molto buffi, ma è bello avere un fan club così dedicato. Sarà una motivazione in più per me cercare di trovare una soluzione per ogni partita». E la città è tutta per Sinner. Ma ciò che colpisce è la tranquillità di Sinner Da ragazzo conscio di aver fatto il salto di qualità. Quasi il più tranquillo, se non fosse per il re.