Sinner, da cacciatore a preda
Ne parlo perché Jannik, da quest’anno, proprio la volpe sarà costretto a fare. Gioca in casa, direte voi, sì, ma il cambiamento è grande, quasi una rivoluzione copernicana. A capo per mesi della muta di inseguitori, dietro a Djokovic prima ma senza perdere d’occhio Alcaraz che al numero uno è giunto diciannovenne (per rimanervi 36 settimane), in queste giornate a Melbourne Park, con vista sui grattacieli del centro città, raddoppiati, forse triplicati negli ultimi anni, Sinner lascerà agli altri il compito di cacciare, e assumerà in via (penso) definitiva quello di preda irraggiungibile. Ruolo già sperimentato nei mesi finali del 2024, e con ottime indicazioni sulla didattica salvavita che deve permearlo e fare da sostegno alle nuove incombenze: portarsi fuori tiro, rendersi inaccessibile e inarrivabile, sottoporre gli inseguitori a una gragnola di colpi tale da stordirli prima del corpo a corpo conclusivo. Vinti gli Australian Open, Rotterdam e Miami, da quando è numero uno (10 giugno) Sinner ha alzato altri 6 trofei: Halle, Cincinnati, Us Open, Shanghai, Atp Finals e Coppa Davis. La volpe ci sa fare, come si vede, e la sua trasformazione da semplice preda, con tutto ciò che di scomodo e ansiogeno comporta, a preda d’assalto, è già in essere. Gli Australian Open, è probabile, faranno chiarezza anche su questo punto. Una volpe sola al comando. Questione di Dna.
