Novak Djokovic salta anche l'ultima giornata di allenamento in vista della semifinale di domani contro Alexander Zverev. Il serbo, ricorso ad un break per assistenza medica nel corso del quarto set poi vinto contro Carlos Alcaraz, ha affermato che si sta curando dall'infortunio. Ma i media australiani, con i quali nel corso di questi anni non sono mancati scontri, non credono alla versione del campione. La tesi è che Nole abbia utilizzato la sosta consentita dal regolamento per deconcentrare lo spagnolo. E che ora lo stia facendo per non dare punti di riferimento a Zverev.Lo stesso Alcaraz, dopo la sconfitta, si è lasciato andare ad un commento polemico nei confronti del serbo.
Djokovic e il contrasto con i media australiani
"Infortuni tattici e recuperi miracolosi fanno parte del gioco di Djokovic", ha titolato The Age, un quotidiano di Melbourne. Nell'articolo si legge: “In quali direzioni puoi andare quando sei il più grande? Il mondo non basta, tu devi essere il più messianico, il più avverso ai peccati, il migliore nello sconfiggere il dolore, quello che ha più volontà, il più vero, il più falso…”. Poi preosgue: "E' genuino, come anche l’ipocondria di cui soffre; quante volte, sin dalla gioventù, lo abbiamo visto riprendersi dopo pause fisioterapiche in maniera miracolosa? Per quante volte ha mostrato di non riuscire a respirare, vedere, camminare? Quante volte si è fatto massaggiare, distrutto, dopo un punto perso per poi tuffarsi nello scambio successivo pimpante come il suo amato Gesù Cristo? Quante volte è stato così sfacciatamente sleale, pur rimanendo nelle regole del gioco?”. E sulla conferenza post match contro Alcaraz un altro attacco: "Ultra-emozionale e ultra-estenuante, ultra-gravosa e ultra-brillante alle due e diciassette del mattino. Ha ricordato la famigerata lesione di tre centimetri… esagerato, magari erano solo due…”. Poi la chiusura: “Chi si sarebbe aspettato tutto questo da una persona che dovrebbe semplicemente colpire una pallina? E, soprattutto, lo volevamo davvero vedere? Davvero avevamo bisogno dello spettacolo di un atleta così sacralmente coinvolto, così tremendamente serio? Assistiamo a un match di tennis e ci troviamo a dover adorare l’atleta. Ecco l’errore del campione, errore degno di una matricola”.
