Lo smash di Sascha per i fischi a Nole

La Domenica del Dieci e Lode premia il tennista tedesco
Lo smash di Sascha per i fischi a Nole© Getty Images

Ancora prima di commentare il suo ingresso in finale, Aleksandr Zverev ha zittito i fischiatori di Djokovic annidati sulle tribune della civilissima Rod Laver Arena che stavano confermando quanto il becerume alligni a ogni latitudine: «Per favore, non fate buu a un giocatore quando deve ritirarsi a causa di un infortunio. Capisco come tutti fossero qui per seguire un grande match, magari un incontro che finisse al quinto set , ma Novak Djokovic è uno che ha dato tutto ciò che aveva a questo sport negli ultimi vent’anni. In passato, aveva vinto questo torneo anche da infortunato e dunque, se pensava di non poter continuare, significa che ha qualcosa di serio. Non c’è nessun giocatore nel Tour che io rispetti più di Novak. È un amico, mi ha sempre riservato un trattamento speciale, mi ha aiutato quando ero in difficoltà parlandomi per ore, come lo scorso anno a Shanghai. Nole aiuta ogni volta che può. Quindi, rispettatelo».

 

Poi, Sascha è uscito dal campo abbracciando il dieci volte campione dell’Australian Open. Non pago, nell’incontro con i media, il tedesco ha ribadito il concetto: è stato inaccettabile bersagliare Novak perché costretto ad abbandonare l’incontro. «In passato, ho giocato contro Djokovic quando non stava bene e aveva servito 28 ace pur accusando un problema addominale. Stavolta, ho sostenuto probabilmente il miglior set del mio torneo e lui, dopo averlo perso al tie-break, si è ritirato per infortunio. Merita il rispetto e l’ammirazione di tutti». Lo smash di Zverev all’incultura sportiva non poteva essere più efficace. La sua è stata un’autentica lezione di stile, alla quale ha dato man forte The Australian, censurando il comportamento di «un pubblico deludente e vergognoso. Non chiamatelo Happy Slam, il campione meritava di più: felicità non è il termine giusto. C’è stata una reazione vergognosa al ritiro di Novak Djokovic, li ha vinti 10 volte, non ci ha forse intrattenuto? Dopo tutte le vessazioni subite dal pubblico australiano nei suoi vent’anni agli Open, dopo tutte le partite epiche giocate con la folla schierata contro di lui, dopo essere stato trattenuto e deportato dal governo australiano per la sua posizione contro i vaccini, ci ha comunque salutato con un pollice alzato. La reazione del pubblico è stata qualcosa tra il deludente e il vergognoso».

 

E Come non ricordare i lazzi rivolti ai tifosi serbi e allo stesso Nole da un telecronista locale? Voleva fare lo spiritoso e, invece, si è preso un boomerang in testa tanto da chiedere pubblicamente scusa. Magari, il gentiluomo che aveva detto «Novak è un sopravvalutato, Novak è un fallito, Novak eliminatelo», dovrebbe prendere esempio dal connazionale De Minaur. Sconfitto per la decima volta da Sinner, gli è andato incontro togliendosi il cappello e complimentandosi con lui: atti degni dei Gesti BIanchi dell’immortale Gianni Clerici. Esemplare, peraltro, la replica dell’australiano all’immancabile coniglio da tastiera che l’aveva aspramente criticato per il ko con Jannik: «È un peccato che tu non sia mai diventato un giocatore abbastanza bravo da affrontare Sinner. Sono sicuro che avresti ottenuto risultati migliori e avresti saputo come batterlo». La verità è semplice: non ci deve essere posto nel tennis per la deriva tifoidea e la maleducazione di quelli che, anziché di passione, si nutrono della frustrazione per non essere Djokovic o Sinner o lo stesso De Minaur, attualmente numero 8 al mondo. Non sono manco degni di allacciare loro le scarpe, ma, avendo pagato il biglietto, si ritengono autorizzati ad andare out sugli spalti, com’è accaduto con Djokovic. Prima che Zverev li mettesse in riga.

 

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