Pagina 1 | L’azzurro che ha sconfitto Sinner: “Sembrava giocasse sulla moquette”

Il grande giorno è arrivato: oggi Jannik Sinner torna ad essere a tutti gli effetti un uomo libero, senza più alcuna restrizione. Roma si prepara ad abbracciare il suo campione (questa sera alle 19 il primo allenamento sul Centrale con Lehecka), che torna agli Internazionali dopo aver saltato l’edizione 2024. Complice l’ingresso in top 10 di Lorenzo Musetti (anch’esso ufficiale da oggi), in questi giorni si è parlato tanto di quella storica semifinale delle prequalificazioni che Jannik e Lorenzo giocarono a Roma sei anni fa. Vinse l’attuale n. 1 del mondo dopo una grande battaglia, ma in finale il percorso dell’allora 18enne Sinner si fermò contro Andrea Basso, ex n. 301 Atp, che ha appeso la racchetta al chiodo da quasi tre anni. "Avevo 28 anni quando ho deciso di smettere, era il momento giusto: non ho rimpianti - racconta Basso -. Avevo troppi pensieri per la testa, ma è stato un bel percorso: sono felice della scelta che ho fatto". Basso resta uno dei pochissimi italiani in grado di sconfiggere Sinner, che nei derby a livello Atp ha un bilancio immacolato di 14-0.

Andrea, lei ha smesso piuttosto presto. Qual è stato il motivo di questa decisione?

"Ho avuto tanti infortuni e l’ultimo anno avevo anche molte preoccupazioni. Più l’età va avanti e più diventa complicato sostenersi economicamente. Non riuscivo più ad entrare in campo sereno".

Lei comunque è rimasto in orbita tennis.

"Sì, ho fatto un anno l’allenatore tra il circuito Challenger e Itf, poi mi sono spostato più vicino a casa, a Genova, e oggi ho a che fare con tanti ragazzini di posti diversi. Mi diverto molto… se mi avessero detto gli ultimi anni che mi sarei divertito così tanto da allenatore, forse avrei smesso anche prima!".

Qual è il suo ricordo più bello legato al tennis?

"Uno dei più belli sicuramente è quella vittoria contro Sinner a Roma, ma c’è anche una partita in un Challenger a Genova a cui sono molto legato. Forse sono ancora un po’ più legato a quella di Genova, essendo casa mia, anche se anche quella con Jannik è stata una gran bella partita".

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Andrea Basso e la sfida contro Sinner

Di quella partita contro Sinner che ricordi ha?

"Lì per lì l’ho vissuta come una partita normale. Oggi quando si parla di quella sfida mi chiedo come abbia fatto, però all’epoca Jannik era ancora in rampa di lancio. Aveva i suoi punti di forza, ma anche quelli di debolezza: si vedeva che possedeva qualcosa in più degli altri, ma così tanto ‘in più’ probabilmente era difficile capirlo. Mi aveva impressionato molto di più la settimana prima, ad Ostrava. Eravamo insieme a un Challenger e lì faceva paura: si giocava su terra outdoor, pioveva tutti i giorni, ma lui sembrava giocasse sulla moquette. Faceva un altro sport. A Roma invece forse era arrivato con qualche acciacco dalla settimana precedente. Ricordo che prima del match eravamo entrambi abbastanza tranquilli, perché è vero che al vincitore sarebbe spettato un posto in tabellone, ma probabilmente anche allo sconfitto, perché Seppi poi entrò a sua volta nel main draw, liberando una wild card che andò quindi a Jannik. A cena infatti eravamo seduti vicini, a un certo punto l’ho visto esultare e lì ho capito".

Quindi in quel momento non le sembrava di avere davanti un potenziale top 10.

"Non l’ho affrontato come un mostro, ho pensato che avevo davanti un giocatore da battere. L’avevo visto a Barletta giocare contro Andrea Arnaboldi, mancino come me e con un tennis simile al mio, e Arnaboldi aveva vinto. Sapevo ci sarebbe stata partita, anche se dopo un set mi sono chiesto quanto tirasse forte. La sua palla era veramente pesante!".

Cos’è che invece gli dava maggiormente fastidio?

"I cambi di ritmo soprattutto, non era molto a suo agio. Il fatto che fossi mancino mi aiutava ad arginare un po’ il suo rovescio. Poi probabilmente Jannik non era nemmeno al 100%, durante la settimana aveva avuto problemi alla schiena e si vedeva durante il terzo set che faceva fatica. Sicuramente non era come adesso che se gli fai uno slice si gira di dritto e ti tira un frigorifero o che se gioca una palla corta la mette sempre sulla riga".

Segue ancora un po’ di tennis?

"Sì, mi piace. Poi facendo parte del mondo degli allenatori mi piace studiare, capire, imparare".

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Il grande giorno è arrivato: oggi Jannik Sinner torna ad essere a tutti gli effetti un uomo libero, senza più alcuna restrizione. Roma si prepara ad abbracciare il suo campione (questa sera alle 19 il primo allenamento sul Centrale con Lehecka), che torna agli Internazionali dopo aver saltato l’edizione 2024. Complice l’ingresso in top 10 di Lorenzo Musetti (anch’esso ufficiale da oggi), in questi giorni si è parlato tanto di quella storica semifinale delle prequalificazioni che Jannik e Lorenzo giocarono a Roma sei anni fa. Vinse l’attuale n. 1 del mondo dopo una grande battaglia, ma in finale il percorso dell’allora 18enne Sinner si fermò contro Andrea Basso, ex n. 301 Atp, che ha appeso la racchetta al chiodo da quasi tre anni. "Avevo 28 anni quando ho deciso di smettere, era il momento giusto: non ho rimpianti - racconta Basso -. Avevo troppi pensieri per la testa, ma è stato un bel percorso: sono felice della scelta che ho fatto". Basso resta uno dei pochissimi italiani in grado di sconfiggere Sinner, che nei derby a livello Atp ha un bilancio immacolato di 14-0.

Andrea, lei ha smesso piuttosto presto. Qual è stato il motivo di questa decisione?

"Ho avuto tanti infortuni e l’ultimo anno avevo anche molte preoccupazioni. Più l’età va avanti e più diventa complicato sostenersi economicamente. Non riuscivo più ad entrare in campo sereno".

Lei comunque è rimasto in orbita tennis.

"Sì, ho fatto un anno l’allenatore tra il circuito Challenger e Itf, poi mi sono spostato più vicino a casa, a Genova, e oggi ho a che fare con tanti ragazzini di posti diversi. Mi diverto molto… se mi avessero detto gli ultimi anni che mi sarei divertito così tanto da allenatore, forse avrei smesso anche prima!".

Qual è il suo ricordo più bello legato al tennis?

"Uno dei più belli sicuramente è quella vittoria contro Sinner a Roma, ma c’è anche una partita in un Challenger a Genova a cui sono molto legato. Forse sono ancora un po’ più legato a quella di Genova, essendo casa mia, anche se anche quella con Jannik è stata una gran bella partita".

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