"È stata una settimana fantastica, penso di imparare molto settimana dopo settimana, di acquisire esperienza e di migliorare come tennista. È la mia prima stagione completa nel circuito, quindi credo che ciò che sto vivendo darà una grande spinta alla mia carriera professionale". Così Learner Tien dopo la sua prima finale in carriera nel circuito maggiore, arrivata nell'Atp 500 di Pechino, dove si è arreso a Jannik Sinner. Un doppio 6-2 che ha certificato la supremazia dell'italiano e l'impossibilità di contrastarlo per Tien, a tratti inerme non solo dinanzi ai colpi del suo avversario ma anche nella premiazione: dopo aver espresso le sue prime sensazioni, lo statunitense poi si è bloccato e non riusciva a trovare le parole giuste: "Sono molto timido ed emozionato, i tifosi mi hanno sempre sostenuto, è stata un'esprienza incredibile giocare qui".
La cura Chang
A soli 19 anni e con un'intera carriera davanti a sé, Tien ha tutto il tempo per migliorare sotto la supervisione di Michael Chang, suo coach ed ex tennista che vinse il Roland Garros nel 1989. Ne ha parlato Tien stesso in conferenza stampa dopo la partita: "Non avevo mai lavorato con un allenatore che avesse giocato ai massimi livelli e avesse l'esperienza che ha lui. Mi sta aiutando molto perché conosce perfettamente le sensazioni che provo giorno dopo giorno. Mi ha aperto gli occhi, offrendomi nuove prospettive sul mio tennis. È molto motivante vedere tutto ciò che sto realizzando; ho già raggiunto tutti gli obiettivi che mi ero prefissato in termini di partite vinte e progressione in classifica", ha dichiarato il classe 2005, che con questa finale è entrato nella top 40 del ranking mondiale.
L'onnipotenza di Sinner
Tien ha spiegato quanto sia difficile contrastare il gioco di Sinner, a partire dal servizio, che era finito sotto la lente d'ingrandimento dopo la finale contro Carlos Alcaraz agli Us Open: "È stato un incontro molto duro. Non sono riuscito a leggere il suo servizio in nessun momento, e questo mi ha distrutto perché in genere mi sento a mio agio in risposta e cerco di mettere pressione al mio avversario. Ma contro di lui è stato impossibile", ha ammesso lo statunitense, che è rimasto impressionato dalla potenza dei colpi dell'italiano: "È incredibile la pressione che esercita su di te in ogni momento. Sentivo di non potergli fare male con il mio servizio, e questo ha condizionato totalmente la mia prestazione", ha concluso.