© Getty ImagesÈ come un Trombino, direste voi, che di certe cose ve ne intendete. Come di cosa? Perdinci, ma di anelli da ricche signore, che altro… Meglio se con un diamante rosa al centro. Pietra rarissima se ve n’è una. Provengono quasi tutte dalla miniera di Argyle in Australia, e rappresentano l’1% di una produzione già per natura assai poco generosa. Un Trombino Rosa, proprio quello che una giovane fanciulla di Torino ha ripescato in un cassetto, è notizia di pochi giorni fa. Glielo aveva regalato la nonna, lei pensava che la pietra fosse un quarzo, ma quando l’ha fatto valutare ha scoperto di essere proprietaria di un anello Bulgari con al centro un diamante rosa da 3,8 carati. Valore, intorno ai due milioni di euro. Anzi, qualcosa in più. L’ha venduto all’asta e incassato 2 milioni e 260 mila euro. Il Trombino Rosa è l’evento che non ti aspetti, che prende forma senza un perché e ti trascina in un mondo reale assai simile alla più sconfinata delle fantasie. Succede. Poche volte, ma succede. Ed è successo anche nel tennis, dove il nostro Trombino ha assunto il nome da ieri di Valentin Vacherot, 26 anni, francese di Roquebrune Cap Martin, che significa aver fallito la cittadinanza monegasca per non più di un metro.
Vacherot s’è fatto Trombino
Lui però ha aspettato il momento giusto ed è diventato suddito del Principato. Prima se n’è andato in America, in Texas, a studiare e giocare nella speranza di diventare tennista. Ce l’ha fatta anche in questo caso, bene o male. Non un gran tennista, ma un tennista buono per quel fazzoletto di terra sotto la Rocca, che dà riparo ai più grandi giocatori del mondo, ma di suo ne ha sempre prodotti pochissimi. Tanti challenger, un’infinità di torneini ITF, qualche avventura nel circuito, quasi sempre per grazia ricevuta, sotto forma di wild card, dagli organizzatori monegaschi. Numero 204 della classifica ATP, con un best ranking al numero 110 di un anno fa. Sette vittorie ITF, 4 nei Challenger, e 594 mila e 77 dollari guadagnati. Fino al torneo di Shanghai. Dove Vacherot s’è fatto Trombino, e poi Trombino Rosa. “Io continuo a stupirmi”, scriveva Oscar Wilde in Una Donna senza Importanza, “È l‘unica cosa che mi renda la vita degna di essere vissuta”. Personaggio stupendo, uno come Vacherot, per sostituirsi con il proprio ritratto a quello di Dorian Gray. Uno che dal nulla scopre d’improvviso l’elisir di lunga vita. Da questa settimana la storia tennistica del Principauté ne esce stravolta e Vacherot rimarrà per sempre in quelle pagine. Finalista di un Masters 1000 con il ranking più basso (davanti a Pavel 191, e Coric 152).
Sfida al cugino
Uno dei sette tennisti che dal 2000 abbiano raggiunto la prima finale nel Tour in un torneo “1000”. Il primo cittadino di Monaco a salire al numero 60 della classifica o al 40 in caso di vittoria. Soprattutto, il primo monegasco a passare le qualifiche e vincere un turno in un Masters 1000, contro Djere. Poi due turni, contro Bublik. E ancora un altro, il terzo, opposto a Machac. E via lungo una salita sempre più impervia: Griekspoor, Rune e ieri Djokovic che sembrava destinato a cogliere la vittoria numero 101 della carriera e il 41° “1000”. Un Nole acciaccato nel fisico, si dirà, come mille altre volte che l’avevano visto, alla fine, primeggiare. Non con Vacherot, che l’ha aggredito per più di un’ora, sfruttando tutto il possibile (il break nel 2° set è giunto su 3 doppi falli del serbo) e giocando un tennis con luminescenze accecanti, che l’ha promosso da Trombino a Trombino Rosa. Una storia che rincuora, ma che non è ancora finita. Vacherot, con il suo fido coach-fratellastro, Benjamin Balleret, ex tennista monegasco, in finale affronterà il francese Arthur Rinderknech, suo cugino.
