© EPANon chiamatela esibizione. Lo è stata nei conti finali, se vi va di credere che ognuno dei 71 minuti trascorsi giocando, ha dato a Sinner 84.507 dollari. Ma non in campo, nel gioco, nei colpi di prima scelta posti in essere da due ragazzi che hanno confezionato un’impresa dietro l’altra. Sinner aveva qualcosa da dire ad Alcaraz, e l’ha fatto nel corso di una finale che ha preso le mosse da un break ed è filata via, fino al match point, sotto il suo dominio. In testa a tutto, la voglia di far sapere al rivale che quattro sconfitte nelle 5 finali giocate prima di Riad, non erano da prendere come il simbolo di una superiorità ormai scontata. Tutto ciò che ha studiato e preparato dopo gli US Open, Sinner l’ha rovesciato addosso allo spagnolo, e stavolta la differenza tra i due è risultata quanto mai marcata: 6-2 6-4 in 71 minuti di un tennis dell’altro mondo, quasi alieno, in cui Sinner è andato a segno con un vortice di servizi violenti, con le conclusioni da fondo che fanno parte del suo repertorio, e ottenendo punti facili anche spostando a rete le trame del gioco.
Sono subito botte
E sono subito botte, Dio che botte… L’incedere di Sinner ha i ritmi sostenuti del Disperato Erotico Stomp di Dalla, con l’Alcaraz delle prime battute che molto somiglia ai personaggi stralunati ai quali offre linfa vitale un testo dove “l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”. Giannik e Carletto la loro normalità la stanno ancora elevando, e fino a dove potranno arrivare, non è nemmeno il caso di discuterne. Non si sa, non c’è risposta. Dite, è uno show prendere a mattonate (tennistiche, s’intende) quello che ti sta di fronte? Il pubblico di Riad da ieri sera ne è convinto, l’arrembare di Sinner è piaciuto moltissimo, al punto da sollecitare cori da stadio italiano. Però sì, è normale, perché Sinner quelle mattonate le tirava con straordinaria calma, forse anche con un pizzico di voluttà. A cominciare dal servizio, che Carlos non aveva mai visto così solido, potente, e preciso nell’incrociarsi con le righe della battuta. Eccola l’arma in più, a favore di Giannik, che farà parlare di sé nei prossimi incontri ufficiali. Ma anche Carletto, nella sua normalità, fa cose dell’altro mondo. Sul 5-1 per Sinner, dettato da una prevalenza fisica ed energetica decisamente pronunciata, Alcaraz si è permesso di recuperare con un’unica vibrazione del polso una scudisciata del rivale sulle righe, e trasformarla in una smorzata talmente improvvisa e imprendibile, da sollevare i sorrisi compiaciuti dell’amico-rivale.
Un miracolo dopo l’altro
E a quell’impresa Jannik ha replicato, sul servizio dello spagnolo, con una risposta di dritto talmente violenta e angolata da stamparsi sulla riga bianca un metro prima della linea di battuta. Sono stati due i break di Sinner nel primo set, se vi pare poco. Ma la disputa è continuata, un miracolo via l’altro, con la completa discesa in campo di Alcaraz nel secondo set, un bel po’ impermalito dai progressi mostrati da Sinner e dalla fluidità (una parola che Carlitos ritiene sua, e sua soltanto) con cui ha dato forma alle nuove geometrie del suo tennis, alcune delle quali sapientemente proiettate verso la rete. Così Alcaraz ci ha dato dentro di brutto, cercando anche lui quei vortici di potenza che avevano gonfiato le vele dell’italiano. Ne è sortito un set stupendo per il livello di gioco espresso dai due, malgrado l’ex numero uno abbia tenuto sempre in mano il pallino del gioco. Ha annullato a rete una palla break per Alcaraz, ma ha avuto la possibilità di staccarsi già sul 2 pari, per poi prendere il largo sul 3 a 3 con un break fortemente voluto.
