Uefa-Superlega, comunque vada non si parli più di “calcio del popolo”

Il commento del Direttore a poche ore dalla sentenza che può cambiare il calcio
Uefa-Superlega, comunque vada non si parli più di “calcio del popolo”

A poche ore dalla sentenza che farà svoltare in un senso o nell'altro il calcio europeo, riemerge la stucchevole retorica del «calcio dei ricchi» contrapposto al «calcio di tutti» o «calcio del popolo». Indipendentemente da quanto potrà sentenziare la Corte di Giustizia Europea, chiamata a una decisione cruciale, vale la pena ricordare che il calcio è e rimarrà «dei ricchi», perché strutturalmente non può essere «dei poveri». Poi, certo, la narrazione può essere ammantata di romanticismo e la passione dei tifosi resterà sempre pura, così come la sincerità agonistica dei calciatori, ma raccontarsi che bisogna difendere il calcio «dai ricchi» perché resti «di tutti» è, oggettivamente, poco serio, poco credibile, fortemente mistificatorio.

1. Perché il calcio è dei ricchi, non c'è un club professionistico nei principali campionati europei la cui proprietà sia di un "povero", perché sono tutti di grandi industriali, grandi holding finanziarie, grandi imprenditori, fondi di investimento.

2. L'attuale sistema calcistico europeo ha favorito e favorisce club come il Paris Saint Germain e il Manchester City, che hanno investito quantità di denaro quadruple rispetto ai loro avversari più ricchi; denaro che peraltro è stato pompato nei club non senza opacità.

3. L'attuale sistema calcistico europeo distribuisce la ricchezza che produce concentrandola su una sola competizione, la Champions League, che a sua volta concentra il denaro sui club dei Paesi che versano più soldi per i diritti, seguendo logiche commerciali e solo in parte legate al merito sportivo. In questo modo i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri diventano sempre più poveri.

4. L'attuale sistema calcistico europeo rischia la polarizzazione intorno alla Premier League, che è la Lega più ricca del mondo, e la Saudi League, destinata a diventarlo. Sono, ancora una volta, i soldi a sbilanciare i rapporti di forza nel calcio. E quei due campionati assorbiranno progressivamente i migliori giocatori del mondo, prosciugando i campionati europei.

5. L'attuale sistema calcistico europeo, nonostante l'enorme giro di denaro, non riesce a essere sostenibile (a parte rare eccezioni), proprio perché i club e le leghe più ricche innescano un meccanismo inflazionistico che alza all'infinito ingaggi e costi dei giocatori. Nessun regolamento di FairPlay Finanziario ha, finora, funzionato in modo concreto per evitare la deregulation innescata dai più ricchi.

6. L'attuale sistema calcistico europeo non si è mai dato regole per favorire una competizione alla pari.

Non è affatto garantito che un'altra competizione, che si chiami Superlega o in un altro modo, porti più equilibrio o un sistema migliore di quello attuale. Nessuno può dirlo, ora. Tuttavia, qualunque decisione prenda la Corte, l'unica certezza è che sostenere che esista un «calcio di tutti» contrapposto a quello «dei ricchi» è uno slogan del populismo più ipocrita e ingannevole.

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