«Crederci, crederci e crederci»
I cinque risultati utili consecutivi non spiegano la metamorfosi del Siviglia. Non quanto la differenza tra il suo stile e quello di chi l’ha preceduto. Il suo messaggio, infatti, non ha nulla a che vedere con quello di Julen Lopetegui e Jorge Sampaoli, due tecnici dalla fama internazionale e considerati veri e propri teorici del pallone. Mendilibar, invece, è un pragmatico: «Sono un tipo semplice. Ai ragazzi non chiedo cose strane, non ho mai fatto impazzire nessuno. Per alcuni è un complimento. Altri, invece, preferiscono parlare e che nessuno li capisca. Ho iniziato nel calcio regionale mentre ora sono in semifinale di Europa League con una grande squadra, ma è sempre stato così». Un tipo semplice a cui basta una sola parola, ripetuta tre volte, per caricare i propri ragazzi: «Crederci, crederci e crederci». E la verità è che a Siviglia hanno ricominciato a crederci un po’ tutti. In campionato, infatti, mancano sono solo cinque per raggiungere la fatidica quota 40. Non era di certo la salvezza l’obiettivo stagionale del club di Nervión. Il quarto posto, però, oramai è irraggiungibile. Non la qualificazione alla prossima edizione della Champions League che potrebbe, invece, arrivare attraverso la via europea. E basta dare un’occhiata al palmarés del club andaluso - c’è una sola Liga nei 32 titoli conquistati nei suoi 133 anni di storia, tutto il resto sono tornei a eliminazione - per rendersi conto che, con buona pace di Casemiro, l’idillio del Siviglia con le Coppe esiste ed è vero.