La passione è la stessa che aveva oltre 30 anni fa quando aveva pilotato il Casteddu dalla C all’Olimpo della Serie A. Nel mezzo ha conquistato trofei internazionali (Supercoppa Europea del 2004 col Valencia) e scritto una della pagine più sorprendenti della storia del calcio mondiale (vittoria della Premier League col Leicester nel 2016) senza però perdere l’amore per il pallone. Quello che è riuscito a trasmettere ai suoi calciatori, che in campo non perdono mai il sorriso e la fiducia nei propri mezzi. Neppure quando il risultato sembra compromesso e il triplice fischio finale a un passo. Mai porre limiti alla Provvidenza, che ha il volto e la barba lunga di Pavoletti. L’attaccante ex Genoa sull’Isola ha trovato l’habitat naturale per chiudere la carriera da protagonista. Una sorta di Altafini moderno che col suo ingresso può sparigliare le carte e ribaltare il risultato. Al suo fianco uno dei eroi del ritorno in Serie A.
L'importanza di avere Lapadula
Quel Gianluca Lapadula che con 25 gol tra campionato e playoff aveva letteralmente trascinato il Cagliari al salto di categoria. Dopo l’estate ai box a causa dell’operazione alla caviglia il bomber italo-peruviano si è ripreso la scena alla prima da titolare all’Unipol Domus con una prestazione gladiatoria. Lapa, infatti, è rimasto in campo nonostante il naso rotto. Carattere da guerriero indomabile simile al suo idolo Sir William Wallace, meglio noto come Braveheart. L’ex Milan si è preso sulle spalle la squadra nei momenti di difficoltà, guidando la verso la rimonta col suo primo acuto stagionale. Tanto da meritarsi i complimenti del presidente Giulini, che l’ha omaggiato su X postando la foto del loro abbraccio a fine partita: “Il risveglio di chi non molla mai. Avanti tutti insieme”. Lo spirito che il trio Ranieri-Pavoletti-Lapadula ha saputo trasmettere e infondere a questo indomito Cagliari.