La famiglia Agnelli, Andrea al comando dal 2010… E poi Buffon.
«Il presidente è molto vicino ai giocatori. È giovane, sempre presente a tutte le partite, al nostro seguito e molto appassionato. Quando sono arrivato, ha avuto parole molto gentili, mi ha colpito. Si capisce che conosce bene il calcio. Nello spogliatoio con Buffon. È meraviglioso! Non lo conoscevo personalmente prima di venire qui. In effetti, vi faccio una confidenza, guardo l'uomo prima del giocatore. Un grande calciatore può anche essere un grande uomo e lui è esattamente così. Il massimo della classe. Mi ha accolto alla grande, mi ha messo a mio agio subito. Quando ho firmato, è stato uno dei primi a inviarmi un messaggio per darmi il benvenuto. È "Gigi", una leggenda. Lascerà il segno nella storia del calcio e spero che riesca a disputare un ultimo mondiale nel 2018. Quando lo vedi ogni giorno, capisci perché è longevo. Ho parlato dei minimi dettagli mai lasciati al caso: beh, Gianluigi è il simbolo perfetto di questo. Si rimette in discussione ogni giorno, trova sempre delle soluzioni per la squadra perché è un leader. Nello spogliatoio c’è il mondo, si parlano tutte le lingue, italiano, spagnolo, inglese, francese. A volte, le mischio e col mio accento i ragazzi hanno difficoltà a capirmi. È uno spogliatoio aperto. Poi, ci sono francofoni come Miralem Pjanic (ex giocatore di Metz e Lione), Mehdi Benatia (ex Marsiglia), con cui posso comunicare più facilmente».