Bonucci, qualcosa non torna: le contraddizioni con i resoconti della Juve

Il difensore ribadisce di non essere stato avvisato, ma l'entourage di Allegri sostiene il contrario. L'incontro con Lucci e le lacrime di Udine

TORINO - Se le verità più profonde, come sostengono alcuni adagi, affiorano soltanto postume, non è ancora tempo di scolpire nella pietra il finale della storia tra la Juventus e Leonardo Bonucci. Una storia di sudore e di gloria, per certo, costellata da diciassette trofei. Una storia conclusa male, però, da qualsiasi punto di vista la si voglia vedere. Nella giornata di ieri, a tal proposito, i tifosi bianconeri hanno potuto registrare la versione del difensore ora all’Union Berlino. Vale a dire la “sua” verità.

Due settimane dopo essere atterrato in Bundesliga e all’indomani dello sfogo sui social della moglie, infatti, Bonucci è tornato sui suoi ultimi, burrascosi, mesi a Torino. Quelli durante i quali si è consumata la definitiva rottura con la Juventus, cui ora il giocatore ha intentato causa. «Una decisione sofferta, che parte dal fatto che ho letto e sentito tante cose non vere», la premessa all’intervista concessa a Sport Mediaset.

Bonucci, il rinnovo non c'è mai stato

A proposito di una, cento e mille verità. «Intanto è falso che già a ottobre sia stato messo a conoscenza di progetti futuri del club che prescindevano dalla mia presenza. Proprio a ottobre, anzi, mi era stata data la possibilità di proseguire in bianconero con un rinnovo», ha spiegato l’ex capitano. E, in effetti, un appuntamento intorno alla scrivania c’era stato. Ma per ritoccare qualche dettaglio economico figlio delle due manovre stipendi cui Bonucci aveva aderito (il centrale avanzava una somma che era stata spalmata sui due anni di contratto rimanenti e che ora è stata saldata attraverso l’incentivo all’esodo), non per allungare l’accordo in essere. Rinnovo, nel senso di prolungamento, non c’è mai stato: la scadenza al 30 giugno 2024 era figlia della firma quinquennale sottoscritta nel 2019 e tale, al saldo di un’opzione automatica però condizionata al raggiungimento di obiettivi individuali, è rimasta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Allegri e Bonucci, le incongruenze temporali

Autunno, inverno e poi primavera. «Ho sentito le parole dell’allenatore secondo cui il concetto dell’addio a fine stagione mi sarebbe stato ribadito da lui stesso e dalla società in febbraio - ha proseguito Bonucci -. Ancora falso: lui mi ha convocato in ufficio a fine marzo, per suggerirmi di anticipare il percorso da allenatore, mentre con i dirigenti non ho parlato fino al termine del campionato, quando mi è stato prospettato un ruolo da chioccia». La Juventus, come da ormai radicata tradizione, ha comunicato di non voler replicare alle parole del capitano (ex?) della Nazionale. Ma pare che le dichiarazioni di ieri abbiano ispirato un amaro sorriso sul volto di Allegri, che agli amici più stretti avrebbe sottolineato le incongruenze temporali nella ricostruzione del difensore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

I colloqui con Calvo e Cherubini

Oltre a quelle nei contenuti, dato che Bonucci nei primi mesi dell’anno aveva avuto colloqui sia con Calvo che con Cherubini, i quali avevano prospettato al giocatore un saluto in grande stile davanti ai tifosi – come avvenuto in precedenza per Chiellini – a margine di Juve-Milan, ultima gara casalinga della passata stagione. Progetto rifiutato dallo stesso difensore. E un colloqio l’aveva avuto con il tecnico già prima di Roma-Juve dello scorso 5 marzo, sfida dopo la quale - per altro - era stata registrata qualche frizione tra la società e Bonucci in seguito ad alcuni suoi comportamenti giudicati non congrui. La figura di Allegri risulta centrale nella vicenda, come riconosciuto da Bonucci medesimo. «Sono stato messo nelle condizioni di lasciare la Juventus contro la mia volontà per due volte e sempre per la presa di posizione dell’allenatore», ha spiegato il centrale. Tanto che è lecito ipotizzare come il 36enne abbia preferito ignorare i suggerimenti ricevuti nella speranza, a un certo punto tutt’altro che remota, di un cambio di guida al timone della Juve.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

L'uscita dal campo in Udinese-Juventus

Che però non gli fosse stata chiarita l’intenzione di ripartire senza di lui «almeno fino al 13 luglio, quando Giuntoli e Manna sono venuti a casa mia, umiliandomi», risulta davvero difficile da credere, se si ripensa alla commossa uscita dal campo e alle lacrime a rigare il suo volto in quel di Udine, nell’ultima della passata Serie A, in cui aveva chiesto di poter giocare titolare consapevole che fosse tempo dei titoli di coda. Come informato era già anche il suo agente Lucci, che con la dirigenza aveva avuto modo di confrontarsi a maggio, quando Calvo e Cherubini registrarono come tutto l’entourage fosse consapevole della necessità di un addio.

Bonucci, il Milan e il percorso da allenatore

E appare legittimo, a margine, qualche dubbio anche sul fatto che nel 2017 sia stato costretto a salutare controvoglia, dal momento che in luglio aveva salutato la nuova esperienza spiegando che «l’arrivo al Milan non ha fatto che aumentare il mio entusiasmo, che già era grande». Colpisce, in tutto questo, anche la chiosa di Bonucci che sembra confondere le persone con l’istituzione quando accenna a un nuovo, possibile, ritorno: «Ho bene in mente il mio percorso da allenatore e, quando smetterò di giocare, la Juventus non sarà quella di oggi. Magari ci sarà modo di riabbracciare i tifosi...». Che, stavolta, però non paiono molto dell’idea.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TORINO - Se le verità più profonde, come sostengono alcuni adagi, affiorano soltanto postume, non è ancora tempo di scolpire nella pietra il finale della storia tra la Juventus e Leonardo Bonucci. Una storia di sudore e di gloria, per certo, costellata da diciassette trofei. Una storia conclusa male, però, da qualsiasi punto di vista la si voglia vedere. Nella giornata di ieri, a tal proposito, i tifosi bianconeri hanno potuto registrare la versione del difensore ora all’Union Berlino. Vale a dire la “sua” verità.

Due settimane dopo essere atterrato in Bundesliga e all’indomani dello sfogo sui social della moglie, infatti, Bonucci è tornato sui suoi ultimi, burrascosi, mesi a Torino. Quelli durante i quali si è consumata la definitiva rottura con la Juventus, cui ora il giocatore ha intentato causa. «Una decisione sofferta, che parte dal fatto che ho letto e sentito tante cose non vere», la premessa all’intervista concessa a Sport Mediaset.

Bonucci, il rinnovo non c'è mai stato

A proposito di una, cento e mille verità. «Intanto è falso che già a ottobre sia stato messo a conoscenza di progetti futuri del club che prescindevano dalla mia presenza. Proprio a ottobre, anzi, mi era stata data la possibilità di proseguire in bianconero con un rinnovo», ha spiegato l’ex capitano. E, in effetti, un appuntamento intorno alla scrivania c’era stato. Ma per ritoccare qualche dettaglio economico figlio delle due manovre stipendi cui Bonucci aveva aderito (il centrale avanzava una somma che era stata spalmata sui due anni di contratto rimanenti e che ora è stata saldata attraverso l’incentivo all’esodo), non per allungare l’accordo in essere. Rinnovo, nel senso di prolungamento, non c’è mai stato: la scadenza al 30 giugno 2024 era figlia della firma quinquennale sottoscritta nel 2019 e tale, al saldo di un’opzione automatica però condizionata al raggiungimento di obiettivi individuali, è rimasta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...