Stirpe: "Juve modello, rapporto solido. E vorremmo altri gioiellini..."

Il presidente del Frosinone spiega la strategia del suo club dopo l'exploit in Coppa Italia con il Napoli: "Credibilità e affidabilità. Il regista è Angelozzi"

TORINO - "Se ho festeggiato? Guardi - sorride - ancora adesso non mi sto rendendo ben conto di quanto sia successo. Devo ancora focalizzare bene, anche perché la giornata è stata una crescendo di esposizione mediatica. Ma certo è stata una grande, grandissima emozione: ero allo stadio, a Napoli, e mi sono emozionato. E, me lo lasci dire, ho provato orgoglio". Maurizio Stirpe, che il 16 giugno scorso ha festeggiato i 20 anni di presidenza del Frosinone, assapora il momento (sportivamente) più alto della sua avventura calcistica alla guida del club della propria città. E da uomo razionale qual è, capitano di industria alla guida di un gruppo internazionale e vicepresidente di Confindustria, riesce a goderne con la lucida consapevolezza di chi è abituato a costruire i propri destini con solidità e senza lasciarsi andare agli eccessi. 

E comunque, presidente, questa vittoria resterà nella storia del Frosinone.
"Sì, non c’è dubbio: un risultato molto importante che ci porta su una traiettoria impensabile fino a poco tempo fa... Ma...".

Ma?
"Ma ora dobbiamo mantenere la consapevolezza che il nostro obiettivo resta sempre la salvezza, impresa tutt’altro che semplice perché la seconda parte di stagione presenta maggiori difficoltà".

Però, per quanto clamorosa e mediatica, questa vittoria non arriva per caso: la squadra si muove bene da inizio stagione.
"È vero, e anche a Napoli ha giocato con coraggio e intensità. Abbiamo avuto un pizzico di fortuna sui due pali, non lo nego, ma quello che la squadra ha combinato nel secondo tempo ha stupito pure me, anche perché avevamo tante assenze, c’è stato un esordiente del 2004 e avevamo giocato solo tre giorni prima: una tenuta fisica notevole".

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Allargando lo sguardo oltre la cronaca, è evidente come il vostro percorso in Serie A sia diverso da quelli passati e come la nuova costruzione edificata dal ds Guido Angelozzi sia ben più solida rispetto al passato: quali sono i nuovi pilastri su cui si poggia?
"Sì, abbiamo cambiato la filosofia di approccio alla Serie A. Prima eravamo più tradizionali muovendoci come gli altri che però potevano contare su maggiori tradizioni, esperienza e magari risorse: un approccio che nelle due occasioni non ha però funzionato. Questa volta invece abbiamo avviato un progetto che puntasse di più sui giovani e che poggia su tre pilastri. Il primo è costituito da un gruppo ristretto di giocatori esperti e affidabili che sappiano trasmettere il bagaglio giusto ai ragazzi. Il secondo da un gruppo di giovani nostri da valorizzare. Il terzo, infine, è il più innovativo e consiste nel conquistare credibilità verso i grandi club che vedano nel Frosinone il luogo ideale per far crescere i loro giovani migliori. La strategia, che poi è la stessa che abbiamo seguito l’anno scorso in B, sta funzionando".

Ecco, presidente, la novità più interessante è appunto questa “conquista di credibilità” che vi ha reso centrali per i top club europei: qual è il segreto?
"L’organizzazione societaria e la competenza di manager e staff tecnico. I grandi club hanno capito che da noi ci sono le componenti ideali, anche ambientali, oltre a un allenatore che sa lavorare con i giovani come ha sempre dimostrato nel suo percorso: l’anno scorso era Grosso in B, quest’anno Di Francesco. Che sta facendo un lavoro enorme".

Tra i club che si fidano c’è la Juve...
"Ah con loro ci sono sempre stati buoni rapporti, però non erano mai sfociati in relazioni di questo livello ed importanza. Ora, proprio in virtù di questa nostra affidabilità, sono arrivati questi tre ragazzi (Kaio Jorge, Barrenechea e Soulé, ndr) che stanno facendo molto bene. Sì - sorride - stiamo facendo un buon lavoro anche noi e sono convinto che questo rapporto sia destinato a consolidarsi anche nel futuro".

Infatti è in arrivo il giovane difensore Huijsen, che pure era molto richiesto anche in Europa...
"Ah no, per i nomi chiedete ad Angelozzi: lui sa".

Vero, lei non è mai stato un presidente interventista: delega molto?
"Ho sempre creduto nella distinzione dei ruoli e delle responsabilità anche nelle mie aziende. Perché se c’è confusione e poca chiarezza nei compiti si rischiano cortocircuiti e le sovrapposizioni non sono mai positive, innescano confusione e lentezza. Nei miei 42 anni di lavoro questa strategia ha sempre pagato (ora è a capo di una multinazionale di materie plastiche con 13 stabilimenti nel mondo, ndr) e l’ho riprodotta nel calcio".

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A proposito, è tornato a frequentare la Lega di Serie A: che ambiente ha trovato?
"Non è semplice... Vede, da sempre sostengo che si tratti di un associazionismo strano, perché gli associati che cercano un punto d’intesa si ritrovano da avversari pochi giorni dopo. Ed è difficile contemperare esigenze così diverse: chi vuole andare in Europa, chi deve salvarsi. Senza dimenticare le differenze tra le proprietà dei vari club: famiglie tradizionali, nuove famiglie anche straniere, fondi di investimento che guardano alla finanza internazionale... Trovare una sintesi è sempre molto complesso".

Lei ha subito voluto “capitalizzare” il club dotandolo dello stadio di proprietà: anche in questa scelta la Juventus è stata di ispirazione?
"Indubbiamente è stata un modello: è stata la prima a percorrere questa strada seguita poi da Udinese e Sassuolo. È stata punto di riferimento nazionale, anche se - sorride - non saremo mai al loro livello infrastrutturale. Però speriamo si possa fungere da traino a livello locale anche per la città".

Che, intanto, è già in fermento per la sfida di sabato contro la Juventus e ha bruciato in un amen i biglietti: che partita si aspetta?
"Bella, molto combattuta: noi abbiamo fiducia, ritmo, giochiamo un bel calcio. Ma mi auguro soprattutto che i tifosi si divertano e che non vi sia alcun problema, di nessun tipo".

Ma si aspettava che la Juve tornasse cosi in fretta al vertice nonostante i problemi dell’anno scorso?
"Ma certo! La Juventus non può avere posizioni da comprimaria né in Italia né in Europa: lo dice la sua storia, la tradizione, la solidità della proprietà. Ha avuto dei problemi ma li supererà brillantemente, anzi lo sta già facendo: hanno una dirigenza di qualità e competenza in tutti i settori da quello del management a quello sportivo, un allenatore come Allegri esperto e in grado di gestire le situazioni. E, naturalmente, un’ottima squadra".

Quale giocatore ruberebbe alla Juventus?
"Ne prenderei tanti... Ma soprattutto prenderei tutti i loro giovani: tanti gioielli da sgrezzare. Un lavoro che ci piace, da queste parti, e che sappiamo fare bene".

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TORINO - "Se ho festeggiato? Guardi - sorride - ancora adesso non mi sto rendendo ben conto di quanto sia successo. Devo ancora focalizzare bene, anche perché la giornata è stata una crescendo di esposizione mediatica. Ma certo è stata una grande, grandissima emozione: ero allo stadio, a Napoli, e mi sono emozionato. E, me lo lasci dire, ho provato orgoglio". Maurizio Stirpe, che il 16 giugno scorso ha festeggiato i 20 anni di presidenza del Frosinone, assapora il momento (sportivamente) più alto della sua avventura calcistica alla guida del club della propria città. E da uomo razionale qual è, capitano di industria alla guida di un gruppo internazionale e vicepresidente di Confindustria, riesce a goderne con la lucida consapevolezza di chi è abituato a costruire i propri destini con solidità e senza lasciarsi andare agli eccessi. 

E comunque, presidente, questa vittoria resterà nella storia del Frosinone.
"Sì, non c’è dubbio: un risultato molto importante che ci porta su una traiettoria impensabile fino a poco tempo fa... Ma...".

Ma?
"Ma ora dobbiamo mantenere la consapevolezza che il nostro obiettivo resta sempre la salvezza, impresa tutt’altro che semplice perché la seconda parte di stagione presenta maggiori difficoltà".

Però, per quanto clamorosa e mediatica, questa vittoria non arriva per caso: la squadra si muove bene da inizio stagione.
"È vero, e anche a Napoli ha giocato con coraggio e intensità. Abbiamo avuto un pizzico di fortuna sui due pali, non lo nego, ma quello che la squadra ha combinato nel secondo tempo ha stupito pure me, anche perché avevamo tante assenze, c’è stato un esordiente del 2004 e avevamo giocato solo tre giorni prima: una tenuta fisica notevole".

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