Allargando lo sguardo oltre la cronaca, è evidente come il vostro percorso in Serie A sia diverso da quelli passati e come la nuova costruzione edificata dal ds Guido Angelozzi sia ben più solida rispetto al passato: quali sono i nuovi pilastri su cui si poggia?
"Sì, abbiamo cambiato la filosofia di approccio alla Serie A. Prima eravamo più tradizionali muovendoci come gli altri che però potevano contare su maggiori tradizioni, esperienza e magari risorse: un approccio che nelle due occasioni non ha però funzionato. Questa volta invece abbiamo avviato un progetto che puntasse di più sui giovani e che poggia su tre pilastri. Il primo è costituito da un gruppo ristretto di giocatori esperti e affidabili che sappiano trasmettere il bagaglio giusto ai ragazzi. Il secondo da un gruppo di giovani nostri da valorizzare. Il terzo, infine, è il più innovativo e consiste nel conquistare credibilità verso i grandi club che vedano nel Frosinone il luogo ideale per far crescere i loro giovani migliori. La strategia, che poi è la stessa che abbiamo seguito l’anno scorso in B, sta funzionando".
Ecco, presidente, la novità più interessante è appunto questa “conquista di credibilità” che vi ha reso centrali per i top club europei: qual è il segreto?
"L’organizzazione societaria e la competenza di manager e staff tecnico. I grandi club hanno capito che da noi ci sono le componenti ideali, anche ambientali, oltre a un allenatore che sa lavorare con i giovani come ha sempre dimostrato nel suo percorso: l’anno scorso era Grosso in B, quest’anno Di Francesco. Che sta facendo un lavoro enorme".
Tra i club che si fidano c’è la Juve...
"Ah con loro ci sono sempre stati buoni rapporti, però non erano mai sfociati in relazioni di questo livello ed importanza. Ora, proprio in virtù di questa nostra affidabilità, sono arrivati questi tre ragazzi (Kaio Jorge, Barrenechea e Soulé, ndr) che stanno facendo molto bene. Sì - sorride - stiamo facendo un buon lavoro anche noi e sono convinto che questo rapporto sia destinato a consolidarsi anche nel futuro".
Infatti è in arrivo il giovane difensore Huijsen, che pure era molto richiesto anche in Europa...
"Ah no, per i nomi chiedete ad Angelozzi: lui sa".
Vero, lei non è mai stato un presidente interventista: delega molto?
"Ho sempre creduto nella distinzione dei ruoli e delle responsabilità anche nelle mie aziende. Perché se c’è confusione e poca chiarezza nei compiti si rischiano cortocircuiti e le sovrapposizioni non sono mai positive, innescano confusione e lentezza. Nei miei 42 anni di lavoro questa strategia ha sempre pagato (ora è a capo di una multinazionale di materie plastiche con 13 stabilimenti nel mondo, ndr) e l’ho riprodotta nel calcio".