Berardi oscurato da Yildiz: Juve, chissà la prossima estate…

Allo Stadium brilla più la stella turca che il leader del Sassuolo, osservato speciale a Torino e possibile obiettivo a giugno
Berardi oscurato da Yildiz: Juve, chissà la prossima estate…© Juventus FC via Getty Images

Ciò che poteva essere e invece non è stato: possiamo sintetizzare così la partita, in altalena tra il vorrei ma non posso, di Domenico Berardi, irrealizzato sogno di mercato di fine estate della Juventus. Si accentra, sta largo, sfarfalla e corricchia dietro a Pinamonti: è stato l'approccio di alla partita nello stadio che avrebbe potuto diventare suo. Un approccio che potremmo definire perfino zen o, comunque, un poco solipsista rispetto al contesto sassolese. Quasi come se cercasse di passare inosservato tra le linee senza offrire facili punti di riferimento là sulla sua mattonella preferita in fascia destra.

Berardi e la trattativa tra Juve e Sassuolo

O, chissà, magari voleva respirare un poco l'atmosfera dello Stadium che solo pochi mesi fa, in estate, è stato vicinissimo a conquistare. Una trattativa che il Sassuolo ha però stoppato con decisione, ma ancor più con stizza a causa di una dinamica che non avevano condiviso. Ma soprattutto perché i dirigenti emiliani si erano plasticamente resi conto di come il rischio di perdere il loro uomo-squadra non era mai stato così forte e concreto. Hanno alzato una vera e propria cortina di ferro che la Juve, sebbene fosse forte dell'accordo con il giocatore, non ha – un poco per forza un poco volontà propria – voluto sfondare.

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Berardi e la partita contro la Juve

A Sassuolo, poi, sapevano che Berardi si sarebbe presto ri-sintonizzato sulle necessita neroverdi: il tempo di lasciare decantare l'occasione sfumata e poi via. Un poco come ieri sera sul prato dello Stadium: prima a trotterellare, poi a immaginare un blandissimo schermo su Vlahovic in occasione del primo gol del serbo… Ecco, da lì ha cercato di aumentare i giri inventandosi un delizioso filtrante non sfruttato dai compagni e qualche variazione al centro na cercare l'infilata.

Il fallo su Yildiz e le occasioni da gol

Una scossa che è coincisa con il momento migliore del Sassuolo nel primo tempo e chissà se e solo un caso e non, piuttosto, la simbologia di una vicenda di calcio il fatto che la scossa si sia esaurita quando ha dovuto sacrificarsi i un umile fallo di copertura per evitare la ripartenza di Yildiz: la sintesi, appunto, di chi non è stato e di chi invece si è materializzato nella grammatica della narrazione bianconera. Avrebbe potuto riscriverla, Berardi, in avvio di ripresa approfittando di una amnesia della difesa bianconera, ma il suo sinistro dal lmite dell'area non è stato all'altezza della fama che si è conquistato in questi anni i militanza sassolese. Lo sarebbe stato al 19', dopo uno splendido contropiede in apnea, ma Szczesny è stato talmente fenomenale da respingere sia lui sia la contemporanea deviazione di Danilo. Anche stavolta simbolico di ciò che avrebbe potuto essere e invece non è stato: e Dionisi ha deciso che poteva bastare così. Poi, chissà, magari di Berardi in maglia bianconera se ne riparlerà, ancora una volta, nella prossima estate...

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Ciò che poteva essere e invece non è stato: possiamo sintetizzare così la partita, in altalena tra il vorrei ma non posso, di Domenico Berardi, irrealizzato sogno di mercato di fine estate della Juventus. Si accentra, sta largo, sfarfalla e corricchia dietro a Pinamonti: è stato l'approccio di alla partita nello stadio che avrebbe potuto diventare suo. Un approccio che potremmo definire perfino zen o, comunque, un poco solipsista rispetto al contesto sassolese. Quasi come se cercasse di passare inosservato tra le linee senza offrire facili punti di riferimento là sulla sua mattonella preferita in fascia destra.

Berardi e la trattativa tra Juve e Sassuolo

O, chissà, magari voleva respirare un poco l'atmosfera dello Stadium che solo pochi mesi fa, in estate, è stato vicinissimo a conquistare. Una trattativa che il Sassuolo ha però stoppato con decisione, ma ancor più con stizza a causa di una dinamica che non avevano condiviso. Ma soprattutto perché i dirigenti emiliani si erano plasticamente resi conto di come il rischio di perdere il loro uomo-squadra non era mai stato così forte e concreto. Hanno alzato una vera e propria cortina di ferro che la Juve, sebbene fosse forte dell'accordo con il giocatore, non ha – un poco per forza un poco volontà propria – voluto sfondare.

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