I limiti della Juve e le colpe di Allegri: un altro anno così?

L’editoriale del Direttore dopo il pareggio della squadra bianconera a Cagliari

Con una fatica immane, un primo tempo inguardabile, una prestazione tecnicamente mediocre e tatticamente delirante, la Juventus conquista il dodicesimo punto in undici partite (media da lotta per la retrocessione), nelle quali ha vinto solo due volte. E i raffinati piedi di Kenan Yildiz, provvidenziali nel canalizzare la reazione caratteriale della ripresa, non devono zuccherare uno scenario desolante, per quanto si avvicini di un altro microscopico passettino la conquista della qualificazione Champions, semplificata dall’aggiunta di un posto. È da tre mesi che la Juventus è sparita, che i giocatori rendono meno della metà di quanto rendessero nella prima parte della stagione, che solo sporadici lampi dei singoli salvano la baracca.

Le responsabilità di Allegri

La colpa ricade per lo più su Massimiliano Allegri, che ha indubbie e massicce responsabilità per il crollo della squadra, così come aveva meriti per il rendimento del girone di andata. Il tecnico sta subendo un processo continuo e, a tratti, assurdo, ma non può essere assolto dalle sue colpe alla luce di prestazioni così spaesate della squadra. Soprattutto perché la Juventus sta fotocopiando per la terza volta la stessa stagione, sia in termini di gioco che in termini puramente statistici (gol e punti): quello che può dare Allegri a questa squadra (a partire dalla qualificazione Champions) è chiaro, quello che non può dare lo è altrettanto.

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Il difficile compito di Giuntoli

Davvero si vuole una quarta copia di questa annata? La risposta può anche essere sì, perché la certezza della qualificazione in Champions non è poca cosa in questa fase storica della Juventus, tuttavia deve essere spiegata bene. Ma, esaurita la riflessione su Allegri, andrebbero distribuite delle responsabilità anche alla rosa, che mostra limiti tecnici lampanti e manca gravemente di personalità. Cristiano Giuntoli è alla Juventus da nove mesi e sta progettando la sua prima vera campagna acquisti e cessioni. Fin qui ha preso Weah, Djalò e Alcaraz, che da gennaio avrebbe dovuto dare un contributo al centrocampo malandato e che, invece, anche ieri sera, ha suscitato più di una perplessità sulle sue effettive capacità.

Sarà un compito difficile, quello di Giuntoli, che ha ricevuto una prestigiosa e responsabilizzante investitura da parte della proprietà, quella che ha parlato di anno zero (anche se nei primi quarantacinque minuti di ieri sembrava più l’anno sotto zero). Una squadra non è solo l’espressione delle idee del suo allenatore, ma il risultato finale di una somma nella quale si mettono insieme il valore dei giocatori, il lavoro del tecnico e del suo staff, la guida della dirigenza che, spesso, è il fattore meno visibile, ma è altrettanto incisivo in quello che si vede sul campo. La Juventus deve rinascere nel suo complesso, perché pensare che il problema sia una sola persona o una sola componente è il modo peggiore per trovare una soluzione e la strada più pericolosamente corta per generarne altri, di problemi.

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Con una fatica immane, un primo tempo inguardabile, una prestazione tecnicamente mediocre e tatticamente delirante, la Juventus conquista il dodicesimo punto in undici partite (media da lotta per la retrocessione), nelle quali ha vinto solo due volte. E i raffinati piedi di Kenan Yildiz, provvidenziali nel canalizzare la reazione caratteriale della ripresa, non devono zuccherare uno scenario desolante, per quanto si avvicini di un altro microscopico passettino la conquista della qualificazione Champions, semplificata dall’aggiunta di un posto. È da tre mesi che la Juventus è sparita, che i giocatori rendono meno della metà di quanto rendessero nella prima parte della stagione, che solo sporadici lampi dei singoli salvano la baracca.

Le responsabilità di Allegri

La colpa ricade per lo più su Massimiliano Allegri, che ha indubbie e massicce responsabilità per il crollo della squadra, così come aveva meriti per il rendimento del girone di andata. Il tecnico sta subendo un processo continuo e, a tratti, assurdo, ma non può essere assolto dalle sue colpe alla luce di prestazioni così spaesate della squadra. Soprattutto perché la Juventus sta fotocopiando per la terza volta la stessa stagione, sia in termini di gioco che in termini puramente statistici (gol e punti): quello che può dare Allegri a questa squadra (a partire dalla qualificazione Champions) è chiaro, quello che non può dare lo è altrettanto.

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