La Lazio che trova la Juve: l'isola felice del Sarri che si diverte

Secondo posto in classifica e miglior difesa del campionato: il cambiamento dei biancocelesti è partito dalla retroguardia
La Lazio che trova la Juve: l'isola felice del Sarri che si diverte

La Lazio è sempre più sarrista e Sarri è sempre più laziale. Le parole pronunciate dall'ex allenatore di Napoli, Juve e Chelsea nel postpartita di Monza lo testimoniano ("Voglio smettere alla Lazio. È una realtà strana: se ci entri, la lazialità ti invade") e non fanno altro che confermare le indicazioni fornite dalla classifica, dai numeri e dalla qualità del gioco bianconceleste. Ma dopo una prima annata poco soddisfacente dal punto di vista difensivo (58 i gol subiti a fine campionato 2021/22) e numerose, talvolta fragorose, battute d'arresto (soprattutto subito dopo gli impegni di Europa League),ci si chiede: come è riuscito Sarri a portare la sua squadra sui livelli attuali?

Lazio, la fase difensiva di Sarri

I 17 clean sheet di Provedel e i soli 19 gol subiti (miglior difesa della Serie A) dalla Lazio in 28 gare di campionato sono i numeri più sorprendenti e in grado di spiegare in parte l'attuale posizione in classifica. Per ricostruire il reparto il tecnico toscano ha dato indicazioni precise alla società: ecco che gli arrivi di Romagnoli e Casale lo hanno accontentato. Due calciatori abili a lavorare di reparto - molto più di Acerbi e Luiz Felipe, titolari lo scorso anno, più abituati a una difesa a tre e più avvezzi a letture individuali - e veloci ad assorbire le indicazioni di Sarri, maniacale nel lavoro sulla linea difensiva. L'acquisto del portiere dello Spezia, abile con i piedi e primo regista difensivo ma soprattutto più sicuro nelle uscite alte del suo predecessore Strakosha, ha fatto il resto, garantendo qualche certezza in più a tutti.

Coperta corta e il dispendio di energie

I risultati in campionato della Lazio cozzano con il suo percorso europeo. Sarri ha parlato di "scelta inconscia" della sua squadra, dinamica difficile da dimostrare. Meno difficile è però osservare i limiti strutturali della rosa biancoceleste: non esiste un sostituto di Ciro Immobile; le alternative nelle altre zone di campo non sono tenute in grande considerazione dall'allenatore, che raramente sfrutta tutti e cinque i cambi a gara in corso. Il doppio impegno settimanale diventa un problema per una squadra abituata a spendere tantissimo, prima nelle classifiche di Serie A relative a km percorsi, distanza media corsa e distanza media in scatto.

La differenza con la Juve e con il Chelsea

"Al Chelsea e alla Juve mi sono divertito poco". Lo ha detto Maurizio Sarri qualche mese fa. Il riferimento è alla limitata disponibilità riscontrata dai componenti delle rose in quelle due esperienze, occasioni in cui - più di altre volte - l'allenatore toscano ha dovuto compiere un passo verso i suoi giocatori, cambiando spartito tattico e rimescolando un po' le carte. A Londra e a Torino non si sono creati i presupposti per incidere come avrebbe voluto: i principali dettami del suo gioco - meccanismi difensivi, pressing, sviluppo offensivo basato sulla superiorità posizionale - si sono imposti a corrente alternata. Anche alla Lazio però Sarri ha saputo adeguarsi: il pressing è molto meno offensivo e spesso la sua squadra non ha problemi ad abbassarsi per poter giocare al meglio le ripartenze in campo aperto. Nel lavoro quotidiano a Formello, tuttavia, Sarri sente di poter riuscire a incidere maggiormente.

Le individualità si esaltano: Zaccagni, Casale e non solo

Molto si è discusso circa le mancate convocazioni in Nazionale di Zaccagni e Casale, protagonisti sin qui in biancoceleste ma non chiamati da Mancini. Con il lavoro e con i risultati Sarri è riuscito a portare dalla sua parte anche un ribelle per indole come Luis Alberto, che da gennaio ha cambiato totalmente marcia e ora sembre perfettamente integrato nei meccanismi anche quando deve rincorrere. Ma il vero successo sta nella rigenerazione di Felipe Anderson, cavallo di ritorno un anno fa sul quale in pochi avrebbero scommesso: reduce da due pessime annate tra West Ham e Porto, il brasiliano da quando è tornato a Roma è sceso in campo in tutte le partite. E impostato nel ruolo di falso nueve sta rendendo al di sopra di ogni aspettativa.

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