Addio a Baldini: il Treno di Forlì ha fermato la sua corsa

Il campione è morto a 89 anni: è stato l’unico a vincere oro olimpico, mondiale e un Grande Giro
Addio a Baldini: il Treno di Forlì ha fermato la sua corsa

La corsa del Treno di Forlì è finita. Ercole Baldini si è spento a 89 anni. Atleta monumento del ciclismo italiano, è stato l’unico campione in grado di vincere un oro alle Olimpiadi, un mondiale su strada e un grande Giro. Baldini fu un campione capace di lasciare il segno negli anni a cavallo tra la fase calante dell’epopea di Fausto Coppi e l’emergere del talento di Felice Gimondi. Solo Gastone Nencini gli rubò la scena nel 1960 quando andò a vincere il Tour de France. Baldini invece costruì il suo profilo di corridore completo grazie ad alcuni trionfi che restano scolpiti nella storia del ciclismo italiano. Il fuoriclasse romagnolo fu campione olimpico a Melbourne 1956, vinse il Giro d’Italia 1958 e il Mondiale di Reims nello stesso anno. La Federazione Ciclismo ha dato l’annuncio della morte sottolineando che con Ercole Baldini “si spegne uno degli ultimi testimoni del periodo d’oro del ciclismo italiano”. Originario di Forlì, classe 1933, Baldini era stato inserito nella Hall of Fame del Giro d’Italia nel 2016. Ma prima dei successi la storia di Ercole è la storia di tutta l’Italia che cresce sotto il gioco del regime fascista, supera la guerra e si rimbocca le maniche per costruire il futuro. Da bambino scopre la bicicletta perché deve andare a scuola a Forlì. Quattordici chilometri all’andata e altri quattordici al ritorno. Così il bambino Ercole si fa i muscoli e diventa un tutt’uno con la bicicletta. Nasce una passione che lo porterà prima ad incrociare i campioni che si allenano per strada e poi a cimentarsi nelle gare.

I trionfi

I primi successi arrivano dalla pista. Ai Mondiali 1956, a Copenaghen, vince il titolo nell’inseguimento. Poi vola a Melbourne dove si aggiudica il titolo olimpico nella prova in linea. Stacca tutti ed è una sorpresa perché nessuno lo considerava, alla partenza, per la vittoria. Una sorpresa così grande che si racconta che non ci fosse il disco con l’Inno di Mameli e che durante la premiazione lo cantarono gli emigrati italiani che avevano vissuto una giornata di gloria. Poi venne il 1958 con il successo al Giro d’Italia e ai Mondiali di Reims. In due anni Baldini portò a termine una serie di trionfi irripetibile. All’indomani di quei successi si parlò di Baldini come del nuovo Coppi e si prefigurava un percorso da dominatore. Ma la carriera del campione romagnolo prese un’altra direzione ed entrò in una fase calante. Non riuscì più negli anni successivi a riproporsi ai livelli del biennio 1956-1958. Problemi fisici mai chiariti ne condizionarono il rendimento. Nel 1964 annunciò il suo addio, ma rimase legato al mondo delle corse nel ricordo dei suoi giorni dorati.

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