Ma si gioca troppo, gli atleti rischiano infortuni, è il momento di trovare un accordo. Lo sostengono tutti, compreso il nuovo ad di Euroleague Marshall Glickman.
«Sono cambiati i rappresentanti delle parti al tavolo e dunque gli scenari. Ho stima di Bodiroga, ci siamo sentiti e vogliamo incontrarci a breve. Capisco i giocatori e i club che pagano, ma il calendario di Eurolega è stressante. Sono sicuro che una soluzione condivisa si possa e si debba trovare».
A proposito di leghe, wild card e città. Ora scompaiono le grandi città anche dalle categorie inferiori: Firenze si è ritirata dalla B, Palermo non è andata in trasferta. Mancano controlli o regole più restrittive.
«Le società sono scomparse dalla Serie A proprio per i controlli. Non è quello il punto, i fallimenti sono fisiologici, noi non abbiamo il diritto di entrare nel merito se le regole di ingaggio iniziale sono rispettate. Abbiamo adottato regole più restrittive anche per la A2, le useremo a cascate per le serie inferiori».
La sua idea della centralità delle grandi città, però, non sfonda. Roma ha la Stella Azzurra in A2 che non gioca in città, Torino è in A2, di Firenze e Palermo s’è detto.
«Giocare in A2 non è un’onta. Guardate la Serie B del calcio quanto è interessante, con piazze importanti. La mancanza di impianti poi non dipende dai club o dalla Fip. Guardate la fatica che si fa anche nel calcio».
Ma Tortona e Venezia lavorano su progetti di impianti, i piemontesi lo ultimeranno a fine 2023, inizio 2024, per la Reyer il traguardo è nel 2026.
«Grande merito è degli imprenditori. Tortona ha Gavio, uomo di grande intelligenza e modestia. Ricordo quando entrò e chiese di venire a Roma per presentare il suo progetto. Inoltre è uno dei più importanti costruttori di grandi strutture. Quanto fatto a Venezia dal patron Brugnaro, con il presidente Casarin è straordinario. Parliamo di due società esemplari, ma io ho il record di plastici di impianti. In Italia succede».
Si avvicina la scadenza della sua presidenza. Emergono i primi nomi per la successione e lei ne ha già quasi bocciato uno, Galanda. Avrà un suo favorito dunque.
«Tutti i nomi che escono presto, non arrivano in fondo. Eppoi fino a che il buon Dio mi lascia sulla terra non posso pensare a cosa verrà. Soprattutto a due anni da fine mandato. Citando Andreotti, ancora non ho tirato le cuoia».