Il derby politico non finisce oggi

Al Khelaifi-Agnelli: tra riforme e Superlega la loro vera sfida si giocherà alla Corte Ue
Il derby politico non finisce oggi

Difficilmente verrà ricordato come un pranzo di gioiosa distensione, ma nessuno vuole violare il protocollo Uefa che prevede le due dirigenze attovagliate nel giorno della partita. Andrea Agnelli ha viaggiato con la squadra, quindi è a Parigi da ieri sera, quindi oggi all’ora di pranzo sarà con Nasser Al-Khelaifi, presidente esecutivo del Paris Saint-Germain e anche dell’Eca, l’associazione dei club europei, ma soprattutto massimo e fedele alleato di Aleksander Ceferin, il numero uno dell’Uefa, nemico giurato di Agnelli dopo la vicenda della Super League. 
 

Al-Khelaifi era stato il primo ad andare in soccorso di Ceferin nell’aprile 2021 e, in quei giorni concitati, aveva rapidamente conquistato potere e influenza politica. Da allora è un fiero sostenitore dell’attuale modello Uefa, che d’altra parte ha sempre tollerato le incredibili spese di mercato che, dai 200 milioni per Neymar in poi, hanno incrinato qualsiasi equilibrio. Degli stretti rapporti fra Ceferin e Al-Khelaifi si è recentemente occupato anche il New York Times, sottolineando la poca trasparenza dell’iter disciplinare a proposito della vicenda dell’aggressione all’arbitro da parte dei dirigenti parigini (Al-Khelaifi compreso) dopo la gara contro il Real. Sia il presidente che il dg Leonardo, infatti, erano piombati nell’ufficio del direttore di gara (rompendo anche la bandierina dell’assistente), ma solo Leonardo (da quest’estate non più al Psg) è stato sanzionato, mentre Al-Khelaifi è sostanzialmente sparito dal procedimento disciplinare. 
Agnelli, insomma, non solo avrebbe certamente preferito un altro avversario questa sera, ma probabilmente anche un altro commensale questa mattina.  

Nessuno si aspetti un litigio fra i due. Difficile anche ipotizzare che si mettano a parlare di Super League. Anche se ieri, per l’ennesima volta, lo ha fatto Nasser Al-Khelaifi, l’uomo che contende a Ceferin il record di menzioni della Super League stessa nei propri discorsi (Agnelli e Florentino Perez ne hanno parlato molto meno negli ultimi dodici mesi). «I miei colleghi ed io siamo sempre stati contro la SuperLega per tutelare le medie e piccole società. Non dimentico da dove veniamo nel 2011, e difendiamo l’idea che tutti possano sognare di giocare in Champions e che i club medi o piccoli oggi possono diventare grandi club in futuro», ha spiegato a Football Talks. Ed effettivamente se un qualsiasi club viene acquistato da un fondo sovrano con possibilità di spesa illimitata tende a diventare grande. Poi ha aggiunto: «La nuova Champions (dal 2024) avrà 40 squadre e così ci saranno più posti per i club medi». E ha chiuso con una stilettata al Barcellona (club che insieme a Juventus e Real Madrid è ancora dentro il progetto della SuperLega): «Ci sono club con grossi debiti e questo è il grande rischio: quelli che lasciano i debiti e lasciano i club perché altri risolvano il problema. I debiti sono il pericolo più grande, dovremmo avere regole che proteggano i club da un possibile disastro. Club che hanno 1,8 miliardi di debiti sono casi preoccupanti, non sani». 
Effettivamente la situazione del calcio europeo non naviga in ottime acque sotto il profilo finanziario, fatti salvi i club inglesi (e il Psg, ovviamente). E il rischio è che il divario fra la Premier e gli altri campionati vada ampliandosi sempre di più con il nuovo Fair Play Finanziario. 

Parleranno di questo oggi a pranzo? Chissà, può essere. Di sicuro ne parlerà la Corte di Giustizia Europea che nel corso dei prossimi quattro mesi potrebbe cambiare in modo radicale il calcio europeo, smontando l’attuale sistema Uefa. Oppure potrebbe lasciarlo così com’è, considerando il monopolio di Nyon benefico per il movimento. Qualunque sia il risultato, la sfida fra Agnelli e Al-Khelaifi o, meglio fra i due modelli che rappresentano, non si disputerà stasera sul campo, ma a metà dicembre in Lussemburgo. Oggi sarà solo il risultato un curioso incrocio del sorteggio. E un pranzo di Champions meno informale e divertente di altri.

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