Pelé, O Rey in Italia e il biglietto per Piola

Lo storico incontro alla vigilia del Mondiale del 1990 per la premiazione dei migliori di ogni torneo iridato: il brasiliano consegnò alla gloria azzurra un biglietto di ringraziamento: “Se non ci fossero stati calciatori come lei, non ci saremmo stati noi”
Pelé, O Rey in Italia e il biglietto per Piola

MILANO - Gli occhi che brillavano dalla felicità. È il ricordo che conserva Paola della serata del 27 maggio 1990 all’allora PalaTrussardi di Milano, a meno di due settimane dal via dei Mondiali italiani, ripensando all’incontro tra suo padre Silvio Piola e Pelé. Tutti i più grandi della storia del calcio riuniti per premiare il migliore di ogni edizione precedente dei Mondiali: una galleria di fuoriclasse per lanciare Italia '90 a poche centinaia di metri da San Siro che l'8 giugno avrebbe ospitato la gara inaugurale tra Argentina e Camerun. Piola ottenne il riconoscimento per Francia 1938, Pelè per Svezia 1958. Nella foto ricordo si vedono Paolo Rossi re di Spagna 1982, Diego Armando Maradona signore incontrastato di Messico 1986 e Bobby Charlton leader dell’Inghilterra nel trionfo casalingo del 1966.

Ma il momento che illuminò di gioia lo guardo di Piola fu un breve ma intenso dialogo con Pelè. «Il campione brasiliano si avvicinò per dare un biglietto a mio padre - ricorda la figlia Paola - con un sentito ringraziamento “se non ci fossero stati calciatori come lei, non ci saremmo stati noi”. Trovo molto bello quel “noi” che esprime benissimo l’idea della continuità tra questi grandi campioni che hanno portato nei decenni il testimone del grande calcio.

Pelè disse a voce le stesse parole a mio padre che reagì con uno sguardo pieno di felicità. Ricordo ancora adesso i suoi occhi, sembravano quelli di un bambino. Non era di molte parole. Tra campioni di quel livello non serve parlare troppo. Si strinsero la mano, ma bastarono quei gesti e quelle frasi per rendere indimenticabile l’incontro. È stata una serata magnifica. Mio padre era contentissimo perché aveva a fianco tutta la sua famiglia: la mamma, mio fratello e io. Adorava l’idea di poter condividere con noi il suo mondo. C'era Enzo Biagi che apprezzava molto. E gli fece molto piacere incontrare una figura del calcio che stimava immensamente: Giacinto Facchetti. Pavarotti intonò “Vincerò”. Io chiesi un autografo a Pelè che scrisse sul biglietto “il tuo amico Pelè”. Mio papà non voleva che si chiedessero gli autografi perché sosteneva che fosse un modo di turbare l’intimità delle persone. Ma poi li faceva sempre. Ne ho approfittato perché Pelè era un mito. Aveva un modo di fare molto bello e diretto. Ricordo ancora come si guardarono dritti negli occhi con mio papà. Pelè era sorridente e aperto. Maradona, invece, sembrava più timido. Per fortuna non c’erano i telefonini allora. Così abbiamo potuto vivere quella serata portandoci dentro ricordi bellissimi. Senza lasciarci distrarre dalla possibilità di fare foto e video, ma restandoci dentro».

Tra Piola e Pelè c’era anche il minimo comune denominatore della ricerca del gol in acrobazia: «Fa parte di quel bagaglio di soluzioni che i grandi inventano per buttarla dentro e fare ballare la rete ingannando i portieri. È proprio questo che consente ai fuoriclasse di lasciare delle tracce. Sono gesti istintivi che vengono lasciati alla creatività dei singoli, ma poi devono essere allenati in continuazione perché solo con la pratica quotidiana possono produrre effetti in partita. Poi fa parte dell’indole dei campioni riprodurli durante l’impegno ufficiale controllando le emozioni e facendo ricorso alle doti di eccellenza atletica. Forse adesso nei settori giovanili si lascia troppo poco spazio a questa capacità di giocare con la fantasia». Paola Piola conserva ogni documento legato alla carriera del papà. Ci sono alcuni appunti presi da Silvio Piola, allora osservatore della Nazionale, su Pelè in campo in Italia in alcune amichevoli negli Anni ’60 (sognava di giocare con Sivori e Boniperti, nella Juve). Ma quello che è rimasto più impresso è uno sguardo che brillava di felicità nella serata delle leggende del calcio.

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