Perché Ceferin ha ancora paura della Superlega?

In attesa della Corte UE, il presidente Uefa insiste fra minacce di squalifiche e disprezzo, ma non era già stata sconfitta?
1/12/2022 La Uefa apre un’indagine per potenziali violazioni delle norme sulle licenze per club e sul fair play finanziario© EPA

Ti hanno appena eletto presidente dell’Uefa per acclamazione, hai davanti altri quattro anni di potere sostanzialmente incontrastato, è una grande festa e cosa fai? Attacchi la SuperlegaAleksander Ceferin non se la toglie di testa, evidentemente. Nonostante lui stesso abbia più volte spiegato come il progetto è defunto, schiacciato dall’Uefa, dai tifosi, dalle istituzioni e dai club europei e non ha nessuna possibilità di essere realizzato, la Superlega ricorre più nei suoi discorsi che in quelli di chi l’ha progettata. Perché Ceferin ha ancora così paura della Superlega da denigrarla ad ogni uscita pubblica, da ridicolizzarla con la parodia di una favola, da continuare a minacciare Juventus, Real Madrid e Barcellona con un’aggressività che non si addice a un uomo delle istituzioni? Insomma se la Superlega è morta, perché infierire sul suo cadavere?

Il giudizio della Corte di Giustizia Europea

Qualcuno sostiene che Ceferin tema il giudizio della Corte di Giustizia Europea, soprattutto dopo il parere del primo avvocato Maciej Szpunar sul caso Anversa, nel quale si fanno numerosi riferimenti agli abusi del monopolio che eserciterebbe l’Uefa. Ma se così fosse, continuare a minacciare sanzioni contro i club che hanno ancora i piedi nel progetto Superlega, per quanto non agiscano per realizzarla, sarebbe controproducente, perché confermerebbe il sospetto di Szpunar, ovvero che l’Uefa non consenta la libera concorrenza. E poi l’Uefa ha incassato, sul caso specifico della Superlega, un parere assai favorevole da un altro avvocato generale, il greco Athanasios Ranthos, gerarchicamente sottoposto a Szpunar, ma comunque relatore davanti alla Corte sulla questione specifica. Ceferin potrebbe, dunque, dormire sonni tranquilli sul rischio che la Superlega prenda corpo. Eppure la teme al punto da ridicolizzarla parodiando la favola di Cappuccetto Rosso, nella quale il calcio europeo è la povera bambina, la Superlega il lupo cattivo che la minaccia, anche sotto le mentite spoglie della vecchia nonnina (con Tebas che diffonde via social un cartone animato con questa storia di gusto dubbio).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Perché insiste così tanto?

E perché insiste nel chiedere l’abiura definitiva alla Superlega ai club ancora coinvolti, in particolare la Juventus? L’offerta che viene reiterata da due mesi al club bianconero è di avere un trattamento più morbido per le questioni di giustizia sportiva in caso di abbandono del progetto. Il che pone un problema serio di confusione fra potere giudiziario ed esecutivo, perché se la Juventus dovesse essere passibile di sanzioni per le sue condotte, queste sanzioni non possono dipendere dalla scelta politica di aderire o meno a un progetto, ma solo ed esclusivamente dalle decisioni dei giudici sulla base delle norme contenute nei codici (e questo potrebbe essere un altro punto che potrebbe non piacere alla Corte Europea).

Ceferin, curriculum truccato?

Fra tutte queste domande, dalla Slovenia rimbalza la notizia del quotidiano Prava, secondo la quale Ceferin avrebbe “truccato” il suo curriculum vitae per essere eletto presidente della Federcalcio slovena. In pratica - secondo Prava - Ceferin si sarebbe aggiunto quattro e sei mesi alla guida di una società sportiva di Lubiana, per arrivare ai cinque anni necessari per correre al posto di presidente della Federcalcio. L’articolo riporta copie di documenti, secondo i quali Ceferin sarebbe stato dirigente solo per sei mesi. Allo stato attuale delle cose, però, non risultano inchieste su questa vicenda, che era stata diffusa già un’altra volta dalla stessa fonte giornalistica qualche mese fa, sempre in Slovenia, senza che seguissero indagini ufficiali da parte della Federazione o di altre istituzioni.

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Ti hanno appena eletto presidente dell’Uefa per acclamazione, hai davanti altri quattro anni di potere sostanzialmente incontrastato, è una grande festa e cosa fai? Attacchi la SuperlegaAleksander Ceferin non se la toglie di testa, evidentemente. Nonostante lui stesso abbia più volte spiegato come il progetto è defunto, schiacciato dall’Uefa, dai tifosi, dalle istituzioni e dai club europei e non ha nessuna possibilità di essere realizzato, la Superlega ricorre più nei suoi discorsi che in quelli di chi l’ha progettata. Perché Ceferin ha ancora così paura della Superlega da denigrarla ad ogni uscita pubblica, da ridicolizzarla con la parodia di una favola, da continuare a minacciare Juventus, Real Madrid e Barcellona con un’aggressività che non si addice a un uomo delle istituzioni? Insomma se la Superlega è morta, perché infierire sul suo cadavere?

Il giudizio della Corte di Giustizia Europea

Qualcuno sostiene che Ceferin tema il giudizio della Corte di Giustizia Europea, soprattutto dopo il parere del primo avvocato Maciej Szpunar sul caso Anversa, nel quale si fanno numerosi riferimenti agli abusi del monopolio che eserciterebbe l’Uefa. Ma se così fosse, continuare a minacciare sanzioni contro i club che hanno ancora i piedi nel progetto Superlega, per quanto non agiscano per realizzarla, sarebbe controproducente, perché confermerebbe il sospetto di Szpunar, ovvero che l’Uefa non consenta la libera concorrenza. E poi l’Uefa ha incassato, sul caso specifico della Superlega, un parere assai favorevole da un altro avvocato generale, il greco Athanasios Ranthos, gerarchicamente sottoposto a Szpunar, ma comunque relatore davanti alla Corte sulla questione specifica. Ceferin potrebbe, dunque, dormire sonni tranquilli sul rischio che la Superlega prenda corpo. Eppure la teme al punto da ridicolizzarla parodiando la favola di Cappuccetto Rosso, nella quale il calcio europeo è la povera bambina, la Superlega il lupo cattivo che la minaccia, anche sotto le mentite spoglie della vecchia nonnina (con Tebas che diffonde via social un cartone animato con questa storia di gusto dubbio).

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