Ti hanno appena eletto presidente dell’Uefa per acclamazione, hai davanti altri quattro anni di potere sostanzialmente incontrastato, è una grande festa e cosa fai? Attacchi la Superlega. Aleksander Ceferin non se la toglie di testa, evidentemente. Nonostante lui stesso abbia più volte spiegato come il progetto è defunto, schiacciato dall’Uefa, dai tifosi, dalle istituzioni e dai club europei e non ha nessuna possibilità di essere realizzato, la Superlega ricorre più nei suoi discorsi che in quelli di chi l’ha progettata. Perché Ceferin ha ancora così paura della Superlega da denigrarla ad ogni uscita pubblica, da ridicolizzarla con la parodia di una favola, da continuare a minacciare Juventus, Real Madrid e Barcellona con un’aggressività che non si addice a un uomo delle istituzioni? Insomma se la Superlega è morta, perché infierire sul suo cadavere?
Il giudizio della Corte di Giustizia Europea
Qualcuno sostiene che Ceferin tema il giudizio della Corte di Giustizia Europea, soprattutto dopo il parere del primo avvocato Maciej Szpunar sul caso Anversa, nel quale si fanno numerosi riferimenti agli abusi del monopolio che eserciterebbe l’Uefa. Ma se così fosse, continuare a minacciare sanzioni contro i club che hanno ancora i piedi nel progetto Superlega, per quanto non agiscano per realizzarla, sarebbe controproducente, perché confermerebbe il sospetto di Szpunar, ovvero che l’Uefa non consenta la libera concorrenza. E poi l’Uefa ha incassato, sul caso specifico della Superlega, un parere assai favorevole da un altro avvocato generale, il greco Athanasios Ranthos, gerarchicamente sottoposto a Szpunar, ma comunque relatore davanti alla Corte sulla questione specifica. Ceferin potrebbe, dunque, dormire sonni tranquilli sul rischio che la Superlega prenda corpo. Eppure la teme al punto da ridicolizzarla parodiando la favola di Cappuccetto Rosso, nella quale il calcio europeo è la povera bambina, la Superlega il lupo cattivo che la minaccia, anche sotto le mentite spoglie della vecchia nonnina (con Tebas che diffonde via social un cartone animato con questa storia di gusto dubbio).