Beppe Bergomi, tanti auguri! Che 60 anni sono stati?
«Ho avuto una vita fortunata. Ho sempre cercato di divertirmi e giocare a calcio lo era. Dalla strada e l’oratorio sono finito all’Inter e in Nazionale, giocando quattro Mondiali. Tanti mi dicono che ho vinto poco, io rispondo che ho vinto il giusto, quello che meritavo e che sono rimasto per 20 anni a grandissimi livelli. Il pallone è la mia vita e lo è tuttora con Sky e la mia squadra di ragazzi all’Accademia Inter».
Come descriverebbe il Bergomi calciatore a quei ragazzi Under 30 che praticamente non l’hanno mai vista giocare, se non recuperando dei video in rete?
«Utilizzo una frase di Sacchi che mi fece saltare il Mondiale nel 1994. A distanza di anni, mi disse: “Con te ho sbagliato, perché tu eri uno applicato, attento, che imparava velocemente. Allora ragionavo da allenatore che non voleva perdere tempo e convocai i giocatori che conoscevano il mio sistema di gioco”. Io mi ritengo quello. Ho cercato di essere sempre un professionista serio, un punto di riferimento: ero un difensore che magari non arrivava a prendere 8, ma era fisso sul 6.5-7».
C’è un Bergomi oggi?
«Io mi rivedo un po’ in Di Lorenzo. Chiaramente è un calcio diverso quello di oggi, ma anche lui è uno concentrato, sul pezzo, non sbaglia quasi mai una partita. È intelligente e mai banale. E nel recente passato direi Barzagli».