La rivincita di Andrea Agnelli: il ruolo in Superlega e la ripicca di Ceferin

Ora parte la fase due del progetto: stravinta la battaglia giuridica, il nuovo format deve affrontare quella politica e commerciale perché il progetto parta

La sentenza della Corte di Giustizia Europea è perentoria nella sostanza e nella forma. Si usa più volte il termine "illegale" ed è sempre riferito all’Uefa, che viene descritta come un "monopolio che abusa della sua posizione dominante". La vittoria giuridica della Superlega sull’Uefa è netta, totale, potenzialmente devastante nei suoi effetti. Non c’è spazio all’interpretazione, tutto è esplicito, la Corte è quasi violenta nel dare torto all’attuale sistema di potere del calcio europeo. Ma la vittoria giuridica è solo il primo passo, un passo fondamentale, ma non definitivo perché non porta alla meta il progetto nato molti anni fa, presentato goffamente nell’aprile del 2021 e sbocciato oggi, riveduto, corretto e soprattutto vincente sul piano legale. Ora, per nascere sul serio, la Superlega deve convincere i club a sposare la sua idea di competizione europea, il suo modello di competizione.

Superlega, ora tocca convincere i club

Perché la Corte ha spazzato via tutti i paletti dell’Uefa e liberato uno scenario nuovo e sconfinato dove possono sorgere nuovi tornei, ma perché questi abbiano un senso, è necessario che ci siano dei partecipanti. Ed è per questo che da ieri è scattata la fase due: quella della diplomazia e delle pubbliche relazioni. Non che negli ultimi dodici mesi, l’amministratore delegato di A22, la società che gestisce il progetto Superlega, non abbia parlato con tutti gli attori del calcio. Il tedesco Bernd Reichart ha parlato con i giocatori, gli allenatori, i tifosi, le istituzioni (politiche e sportive) e con i club, molti dei quali lo hanno ascoltato con interesse e gli hanno dato una disponibilità molto discreta. Per la serie: "Noi ci staremmo, ma al momento abbiamo paura delle reazioni dell’Uefa, quindi non ci esponiamo. Se partite, però, siamo pronti a salire a bordo". Incassato il via libera della Corte, la Superlega tornerà dai club che potranno avere reazioni meno carbonare.

Vi spieghiamo la Superlega: squadre, regole, come si accede e cosa cambia

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Superlega, le posizioni delle squadre tedesche e inglesi

Il problema sarà convincere i tedeschi, al momento i più duri. Mentre la Superlega non forzerà la mano con gli inglesi: potrebbe partire anche senza di loro, che sono fuori dall’Europa e, quindi, dalla giurisdizione della Corte di Giustizia Europea. Se la Superlega riuscisse a convincere i club dell’Unione, il torneo sarebbe di per sé già molto appetibile e gli inglesi, che si ritroverebbero con le competizioni dell’Uefa (dalla Champions in giù) svuotate, sarebbero in qualche modo costretti a prendere in considerazione il progetto Superlega. Il concetto, insomma, non è più la legalità del progetto Superlega, completamente sdoganato dalla Corte, ma la sua capacità di essere appetibile.

Superlega, qual è la sfida adesso

Da ieri il mondo delle competizioni calcistiche (e non solo) è libero: ognuno può proporre la sua e i club possono scegliere qual è la migliore. È sbagliata, per esempio, la posizione di chi, come la Figc, promette battaglie in ogni sede per difendere la centralità del proprio campionato o competizione. Non è più quello il campo dove si combatte, quelle battaglie sono finite, per sempre, ieri mattina con la sentenza che vieta ogni tipo di sanzione e liberalizza il mercato. Il successo o l’insuccesso della Superlega dipende da quanti club sceglieranno di parteciparvi, quindi dalla bravura della Superlega di proporsi e sfatare i luoghi comuni che ancora circolavano ieri. Perché non è più un format chiuso, ma quanto mai aperto (venti squadre entrano ed escono ogni anno), meritocratico (ci sono promozioni e retrocessioni, nessuno ha il posto fisso) e alla faccia del "calcio dei ricchi" offre le partite gratis in tv o sugli smartphone con una piattaforma rivoluzionaria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Agnelli e lo streaming della conferenza di Ceferin

Insomma, il progetto è innovativo, può non piacere, ma le critiche di due anni fa vanno rinfrescate e sarebbe opportuno leggere la sentenza e la documentazione della Superlega per fare critiche costruttive o, quanto meno, non fuori dal mondo. La reazione dell’Uefa è stata scomposta, la conferenza di Ceferin è stata nervosa e sloganista, ha provato a risuonare i pezzi che avevano avuto strepitoso successo nell’aprile del 2021, ma sono apparsi un po’ stonati. Anche il fatto che Andrea Agnelli, che si era collegato come un privato cittadino allo streaming della conferenza, sia stato cacciato non appena riconosciuto è stato un risvolto comico da ripicca infantile.

La Superlega e il progetto per il futuro

Il problema della Superlega, però, è quello di far capire al mondo del calcio di essere un progetto per andare avanti: non sarà facile, perché la modernità non è una qualità di questo mondo dove un polveroso conservatorismo che spacciano per tradizione è sempre un freno piuttosto efficace. Il mondo del calcio attuale, così com’è, non è democratico, non è particolarmente meritocratico e, soprattutto, è un modo in cui prevalgono i ricchi e la ricchezza. È il mondo dei Manchester City e dei Psg, che da anni pompano in modo opaco denaro, innescano un’inflazione su ingaggi e cartellini, non vengono sanzionati da un FairPlay finanziario che non è mai riuscito a creare quella par condicio economica che sbandierava. Insomma, non è detto che la Superlega fondi un mondo migliore, ma spacciare quello attuale come perfetto, equo e solidale è ipocrita, falso e poco serio. Varrebbe la pena, piuttosto, pensare alla diplomazia.

Superlega, la Premier trema e alza gli scudi. Inter, Bayern e Roma a ruota

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Reichart, l'Uefa e Infantino

Ieri Bernd Reichart ha teso la mano a tutti: "Anche all’Uefa, dove ho parlato un anno fa e sono disposto a tornare". Già, all’epoca venne sbeffeggiato, ora alla luce della sentenza, dovrebbero quantomeno essere meno arroganti nell’ascoltarlo. Se fossero anche furbi, tratterebbero. La Superlega vuole organizzare, non essere il regolatore del mondo del calcio: per l’Uefa ci sarebbe uno spazio istituzionale importante. Uno spazio che potrebbe prendersi la Fifa di Gianni Infantino, anche lei colpita dalla sentenza, ma di striscio. Non era e non è la Fifa, l’obiettivo della Superlega. E oggi Infantino (che ieri si è limitato a dire che la sua Fifa ha le competizioni più belle, riferendosi ai Mondiali per nazionali e per club) potrebbe essere, molto più di Ceferin, il grande mediatore fra Superlega e istituzioni.

Agnelli e il futuro in Superlega

Sullo sfondo, ma mica tanto, c’è Andrea Agnelli, che ieri si è goduto la sua grande rivincita, una vendetta servita ghiacciata, che ha celebrato con una citazione degli U2 (Where the streets have no name), un juventinissimo “Fino alla fine” e un “love football”. Nell’ultimo anno è stato distrutto come manager di calcio, proprio perché aveva provato a sfidare il potere con il progetto della Superlega. Ieri è risorto, corazzato da una sentenza che gli ha restituito tutto, tranne l’ultimo anno di vita professionale. Ieri, però, non si guardava indietro: ci sono troppe cose da scrutare davanti, nel nuovo immenso scenario che si è aperto. Giocherà in un ruolo importante nella Superlega, che ha contribuito a fare nascere e, negli ultimi mesi, a ristrutturare rispetto al progetto iniziale. Ora si godrà le vacanze, non è tempo di uscire allo scoperto, anche perché il dibattito non è ancora costruttivo. Tra qualche tempo, però, inizierà il lavoro di messa a terra del progetto. Per lui e per gli altri di A22: si potrebbe partire tra un anno e mezzo, nella stagione 2025-26, per fare tutto con calma, ma non è da escludere che, se i club aderissero velocemente, tutto potrebbe partire anche nella stagione 2024-25.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La sentenza della Corte di Giustizia Europea è perentoria nella sostanza e nella forma. Si usa più volte il termine "illegale" ed è sempre riferito all’Uefa, che viene descritta come un "monopolio che abusa della sua posizione dominante". La vittoria giuridica della Superlega sull’Uefa è netta, totale, potenzialmente devastante nei suoi effetti. Non c’è spazio all’interpretazione, tutto è esplicito, la Corte è quasi violenta nel dare torto all’attuale sistema di potere del calcio europeo. Ma la vittoria giuridica è solo il primo passo, un passo fondamentale, ma non definitivo perché non porta alla meta il progetto nato molti anni fa, presentato goffamente nell’aprile del 2021 e sbocciato oggi, riveduto, corretto e soprattutto vincente sul piano legale. Ora, per nascere sul serio, la Superlega deve convincere i club a sposare la sua idea di competizione europea, il suo modello di competizione.

Superlega, ora tocca convincere i club

Perché la Corte ha spazzato via tutti i paletti dell’Uefa e liberato uno scenario nuovo e sconfinato dove possono sorgere nuovi tornei, ma perché questi abbiano un senso, è necessario che ci siano dei partecipanti. Ed è per questo che da ieri è scattata la fase due: quella della diplomazia e delle pubbliche relazioni. Non che negli ultimi dodici mesi, l’amministratore delegato di A22, la società che gestisce il progetto Superlega, non abbia parlato con tutti gli attori del calcio. Il tedesco Bernd Reichart ha parlato con i giocatori, gli allenatori, i tifosi, le istituzioni (politiche e sportive) e con i club, molti dei quali lo hanno ascoltato con interesse e gli hanno dato una disponibilità molto discreta. Per la serie: "Noi ci staremmo, ma al momento abbiamo paura delle reazioni dell’Uefa, quindi non ci esponiamo. Se partite, però, siamo pronti a salire a bordo". Incassato il via libera della Corte, la Superlega tornerà dai club che potranno avere reazioni meno carbonare.

Vi spieghiamo la Superlega: squadre, regole, come si accede e cosa cambia

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...